dolomitiLa promozione delle Dolomiti a Patrimonio mondiale dell’Umanità, avvenuta nel corso dell’ultima assemblea dell’UNESCO, tenutasi a Siviglia lo scorso giugno, porta la firma anche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

Infatti, dei tre criteri scientifici richiesti dall’UNESCO per la valutazione della candidatura, ovvero Estetica, Geologia e Geomorfologia, quest’ultimo risultato prioritario e determinante, è stato redatto dal prof. Mario Panizza del Dipartimento di Scienze della Terra, già Presidente dell’Associazione Internazionale di Geomorfologia e massimo esperto geomorfologo delle Dolomiti.

La decisione è stata votata all’unanimità dal Comitato UNESCO ed accolta con viva soddisfazione dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dall’Ambasciatore italiano in Spagna, entrambi presenti all’importante evento, nonché dai funzionari ministeriali, dai rappresentanti delle 5 province e delle regioni coinvolte e dai tre esperti che hanno prodotto il documento scientifico della proposta.

E’ stata, soprattutto, la chiave di lettura innovativa, definita dallo stesso prof. Mario Panizza col termine di “geomorfodiversità”, a suscitare e catalizzare l’interesse maggiore del Comitato di esperti chiamato a decidere sulla attribuzione del riconoscimento a questa altra meraviglia del nostro Paese.

“Il criterio scientifico adottato, – afferma il prof. Mario Panizza dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – ha individuato gli aspetti di specificità intrinseca ed estrinseca di queste montagne, a scala globale, regionale e locale. Sono state prese in considerazione le forme del rilievo derivanti dalla loro complessa struttura stratigrafica e tettonica e dalle condizioni climatiche passate ed attuali: ne deriva un paesaggio emblematico, descritto, celebrato e raffigurato a livello mondiale”.

Il prof. Mario Panizza ha sottolineato, inoltre, le possibilità di originali sviluppi di questo tipo di ricerche e di nuove opportunità di specializzazione e di impiego per i geologi e i naturalisti. “Soprattutto i giovani, infatti, – prosegue il prof. Panizza – possono trovare nuove prospettive nell’ambito dell’individuazione e valorizzazione del patrimonio geologico, attraverso le esperienze acquisite nei corsi di laurea in Scienze Geologiche e in Scienze dei Beni ambientali, naturali e culturali del nostro Ateneo”.

Il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia svolge da tempo il medesimo tipo di ricerche sull’Appennino emiliano, condotte in collaborazione con gli Enti locali, che hanno recepito e introdotto specifiche norme di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio geologico. In questo senso una delle prime ricerche in Italia, su queste tematiche, è stata condotta ed applicata proprio per la Provincia di Modena negli anni ’90 con il coinvolgimento di tutti i settori delle Scienze della Terra.