ContadinoHo inviato direttamente al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Luca Zaia, l’interpellanza sulla crisi del settore agricolo presentata oggi dal sottoscritto alla Giunta regionale. Ho pregato inoltre il Ministro di presenziare alla riunione in programma il prossimo lunedì 14 settembre a Castelnovo Monti. I rappresentanti dei caseifici, delle associazioni e delle aziende agricole dell’Appennino si incontreranno, infatti, a Castelnovo per discutere della crisi che ha colpito in modo pesante il settore agroalimentare.Il ministero dell’Agricoltura ha investito 1.8 miliardi di euro per appianare i debiti, relativamente le quote latte, delle grandi imprese padane, fondi investiti principalmente in Veneto e Lombardia. Il settore agricolo emiliano-romagnolo chiede parità di trattamento tra le diverse aree del Paese. I nostri agricoltori rivestono particolare fiducia nel Ministro Zaia, sono certi che saprà andare in contro anche alle loro esigenze.

Occorre un impegno concreto da parte di tutte le istituzioni, dalla Regione Emilia-Romagna in primis, in montagna i costi di produzione del Parmigiano Reggiano sono notoriamente superiori e la qualità non viene pagata. Produttori e agricoltori chiedono in particolare: l’attuazione di strategie volte all’innalzamento del prezzo del prodotto; contributi per l’abbattimento degli interessi passivi; variazioni del Piano di sviluppo rurale regionale (incentivi per le aziende ubicate in montagna, semplificazione delle procedure per i progetti di filiera); iniziative volte al contenimento dei costi di produzione; il pagamento dell’indennità compensativa del 2008, il ripristino dell’indennità compensativa recentemente abbassata del 25%; indennizzi per sopperire alla diminuzione del valore delle quote latte; incoraggiare modalità unitarie di intervento tra le varie associazioni. Iniziative praticabili e non particolarmente onerose, tutto dipende dalla volontà dei nostri amministratori regionali e dall’impegno che il Governo nazionale vorrà riservare alle nostre aziende.

In questa particolare fase di crisi del settore agricolo la maggior parte delle risorse disponibili vengono concentrate nei progetti di filiera e nel settore lattiero caseario, mentre solo una minima parte dei fondi è stata utilizzata per finanziare la Misura 121, misura volta al sostegno diretto delle imprese agricole private. A tutt’oggi numerose sono le domande inevase presentate da agricoltori privati. Molte aziende hanno già fatto importanti investimenti: senza il sostegno finanziario pubblico rischiano di chiudere.

Al contrario, il sistema della filiera assomiglia ad un escamotage per eliminare la concorrenza dei privati, basti pensare che le aziende aderenti al macello cooperativo di Reggio, impegnandosi a conferire il 20% del bestiame, hanno diritto al finanziamento di filiera e così per i produttori di latte che lo vendono a Granterre. In questo modo i privati sono costretti ad aderire ad una delle tante grandi cooperative (per grandi cooperative si intendono quelle aziende con fatturato superiore ai 10 milioni di euro), in modo da garantirsi i fondi per lo sviluppo dell’azienda.

Attualmente sono giacenti 96 domande di finanziamento inevase, presentate da privati intenzionati a potenziare l’azienda. Nell’ultima graduatoria ne sono state sovvenzionate solo 9.

La Regione deve cambiare registro, è inaccettabile che avvenga una monopolizzazione del settore da parte delle grandi cooperative, le istituzioni devono scongiurare questo rischio. Anche se Errani e la sua Giunta, attualmente, sembrerebbero non contrastare il fenomeno.

La Regione deve aumentare considerevolmente gli investimenti per la Misura 121, finanziare le tante domande oggi inevase. Impegnarsi nella tutelare il settore agricolo emiliano-romagnolo e valutare seriamente le richieste formulate dai coltivatori e dai produttori dell’Appennino reggiano.

(Fabio Filippi)