stranieri“L’aumento di un altro 15% in un anno degli immigrati presenti in Emilia Romagna e il quasi raggiungimento della soglia del 10% degli stranieri sul territorio regionale, conferma che siamo di fronte ad una vera e propria invasione dalle conseguenze imprevedibili. Oggi la nostra regione non sta governando l’immigrazione, la sta subendo e questo è politicamente sbagliato e socialmente pericoloso”. Così il Consigliere regionale del Popolo della Libertà Andrea Leoni in merito ai dati del rapporto Caritas migrantes.

“La crescita esponenziale, che non ha pari in Italia, degli stranieri presenti in Emilia Romagna, conferma che siamo più terra di conquista che di integrazione. I dati che confermano, in Emilia Romagna, una percentuale di immigrati regolari tra le più alte d’Italia, fanno fronte quelli, altrettanto recenti, che confermerebbero che la regione stessa registra il più alto numero di clandestini e irregolari.

Questo perché le politiche della sinistra hanno attirato nella nostra regione una quantità di immigrati ben superiore alla capacità di assorbimento del tessuto sociale ed economico locale. Questo ha creato sacche di clandestinità, degrado, delinquenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: meno sicurezza e un sistema di welfare al collasso.

Quella della sinistra è una politica suicida. Purtroppo, a fronte dei dati sugli immigrati residenti, nulla si sa su quanto questi stranieri pesano sul sistema di welfare, quale sia la loro posizione contributiva e per quanti di questi sussistano concreti requisiti e possibilità di integrazione sociale e culturale. Non condividiamo affatto e siamo quindi fortemente preoccupati dall’atteggiamento degli amministratori di sinistra dell’Emilia Romagna che vedono nell’aumento degli immigrati un successo a prescindere.

Per noi le priorità rimangono altre: eliminare le sacche di clandestinità e garantire che la presenza di ogni immigrato sia legata a doppio filo alla certezza di un posto di lavoro, alla conoscenza della lingua italiana, al rispetto della legalità, della cultura e della tradizione”.

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