«Resistere alla crisi è indispensabile, ma allo stesso tempo insufficiente. Per garantire alla nostra comunità un futuro di benessere dobbiamo far sì che il territorio modenese torni a essere attrattivo, competitivo e vantaggioso sia sotto l’aspetto economico che sociale». Sono le parole con cui il segretario provinciale della Cisl, Francesco Falcone, commenta le continue notizie di questi giorni sulle crisi aziendali che colpiscono tutti i settori, i distretti e le zone della nostra provincia.

«Per tutelare l’occupazione e il reddito delle famiglie avremo bisogno di ricorrere ancora agli ammortizzatori sociali – dice Falcone – Tuttavia dobbiamo sforzarci di superare la logica emergenziale e un po’ assistenzialista di certi interventi e lavorare in prospettiva affinché il nostro territorio continui a essere conveniente per le imprese insediate qui da anni e attraente per investitori italiani e stranieri alla ricerca di condizioni socio-economiche favorevoli per l’avviamento di nuove attività».

Per il segretario della Cisl l’unico modo per evitare l’impoverimento dell’apparato produttivo e il conseguente rischio di deindustrializzazione è recuperare il gap infrastrutturale viario, logistico, informatico ed energetico che penalizza la nostra provincia rispetto ad altre aree d’Italia e d’Europa. «La Maserati deve restare a Modena perché – spiega Falcone – solo qui trova le condizioni e le professionalità necessarie per produrre le sue auto. Lo stesso dicasi per la Ferrari e tante altre aziende meno note, ma ugualmente artefici di quel marchio “made in Modena” apprezzato nel mondo».

Un contesto territoriale favorevole, però, non ha bisogno solo di attività industriali o servizi di qualità alle imprese, ma anche di un sistema di assistenza e protezione sociale che assicuri il benessere delle persone anche al di fuori del luogo e dell’orario di lavoro. Per questo la Cisl insiste da tempo con le amministrazioni locali sulla necessità di riformare il welfare rendendolo più inclusivo e rispondente ai nuovi bisogni dei cittadini. Il sindacato di Palazzo Europa si appella anche alle banche, che nei prossimi mesi dovranno valutare molti bilanci aziendali e familiari con “il segno meno”.

«Chiediamo agli istituti di non usare i vincoli di Basilea in modo rigido e di concedere credito secondo una logica di comunità per rafforzare le imprese, aiutare i lavoratori e – conclude Francesco Falcone – sostenere i consumi delle famiglie».