Lui non mi da la mano perché ancora non sa, non parla perché ancora non sa, non gioca perché ancora non sa, lui è piccolo poi diventerà grande perché impara da noi che siamo suoi amici”. Queste sono le parole di una bimba di 5 anni iscritta alla scuola dell’infanzia Neruda di Reggio Emilia. In questa frase si rivela il significato dell’inclusione, parole che nascono da uno dei bambini che hanno partecipato a uno scambio a distanza con i bimbi della scuola dell’infanzia Cuperak, nella periferia di Kragujevac, la città serba gemellata con Reggio Emilia.

Il progetto “Infanzia. Reggio Emilia-Kragujevac” promosso dal Comune di Reggio Emilia, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e realizzato con Reggio nel Mondo e Reggio Children, parte integrante del sistema delle relazioni internazionali del nostro territorio.

Un progetto che ha portato a fare scelte importanti in Serbia: Kragujevac infatti è la prima città del paese che sta sperimentando l’inserimento dei bambini con disabilità all’interno delle scuole dell’infanzia.

Kragujevac è stato il cuore pulsante dell’industria dell’ex Jugoslavia, dopo alcuni anni di difficoltà la città si sta riprendendo grazie anche alla riapertura degli stabilimenti automobilistici dell’ex Zastava. Nel 2006 il Comune di Reggio Emilia e il Comune di Kragujevac hanno preso un reciproco impegno: quello di ristrutturare una delle quattordici scuole dell’infanzia e di confrontarsi sui temi dell’inclusione scolastica e dei diritti dei bambini, grazie al confronto pedagogico con il modello reggiano.

Così, grazie ai finanziamenti dell’Accordo di programma Quadro sui Balcani promosso dagli enti locali emiliano romagnoli e dalla Regione Emilia-Romagna si è potuto restaurare la scuola Cuperak che ospita ben 400 bambini serbi. Le opere di restauro hanno compreso l’abbattimento delle barriere architettoniche, la realizzazione dell’impianto di riscaldamento e una riflessione sugli arredi e sugli spazi destinati all’infanzia. Una riflessione profonda su come le comunità possono cambiare partendo dall’infanzia: “I bambini – dice Carla Rinaldi presidente di Reggio Children – possono essere i più grandi motori del cambiamento di una cultura e di una società e questo è quello che io chiamo paradosso meraviglioso, un paradosso politico e culturale: i bambini possono guidare il cambiamento delle nostre società se impariamo a considerare i bambini come l’espressione più alta, la migliore essenza dell’essere umano”.

Il confronto con la città di Kragujevac non si è concluso con la riqualificazione della scuola Cuperak. Nel corso degli ultimi mesi sono stati realizzati scambi e corsi di formazione, in particolare sull’inclusione dei bambini con diritti speciali. Il confronto con le insegnanti di Kragujevac e la formazione della nuova figura degli “educatori di sostegno” vogliono sensibilizzare la cittadinanza al ruolo e al riconoscimento della differenza all’interno della società serba, a partire dai bambini: “Favorire l’ingresso dei bambini diversamente abili nelle scuole – sottolinea il sindaco Graziano Delrio – comporta l’attivazione di nuove dinamiche sociali, di nuove modalità di coinvolgimento dei bambini e delle famiglie, a beneficio dell’intera comunità”.

Ieri 9 febbraio alle ore 18 nella sala consigliare del Municipio di Kragujevac si è svolto un incontro pubblico sull’inclusione dei bambini con diritti speciali. L’Assessore all’Assistenza sociale e ai bambini di Kragujevac Slavica Saveljic e la direttrice dell’istituzione per l’infanzia di Kragujevac Slavica Otovic hanno convocato gli educatori e le famiglie della città serba per confrontarsi con l’insegnante Antonia Ferrari esperta di inclusione dei bambini con diritti speciali nelle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, con Giuliana Giacchetti neuropsichiatra dell’Ausl e Ivana Soncini psicologa dell’Istituzione scuole e nidi infanzia. Questo momento promosso dal Comune di Reggio Emilia e di Kragujevac vuole richiamare una comunità a riflettere insieme sul tema dei diritti dei bambini e della scuola come luogo di democrazia e di costruzione del cambiamento.