Come politico cattolico mi riconosco e condivido in pieno la posizione contenuta nella nota dottrinale diffusa dal Cardinale Caffarra sul tema delle unioni omosessuali. Equiparare le unioni omosessuali al matrimonio è impossibile oltre che immorale per le differenze intrinseche contenute nelle due unioni. L’una, il matrimonio, assicura il bene della procreazione e della sopravvivenza della specie umana, mentre l’unione omosessuale è priva in se stessa della capacità di generare nuove vite.

Questa differenza non è omofobia, non è privare lo stato della laicità o non riconoscere civilmente un rapporto affettivo: è solo riconoscere le cose come stanno. Nessuno vieta agli omosessuali la convivenza, possono ricorrere al diritto comune che già esiste per tutelare i loro interessi. Non è possibile invece pretendere di essere equiparati alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come già recita l’art. 29 della Costituzione e non un articolo del codice canonico. È qui che si ritrova la laicità dello Stato: basta leggere la Costituzione. Proclamare e pretendere diritti inesistenti ci si pone fuori da essa e per un cattolico anche fuori dalla Chiesa. Anche il Papa ha ricordato ai membri della Pontificia Accademia per la Vita, sabato 13 febbraio, l’inviolabilità della vita dal concepimento fino alla morte naturale, ma non come fantasia di religione o fede ma come diritto che nasce dalla morale naturale scolpita nel cuore dell’uomo.

È proprio la legge morale naturale che offre a noi legislatori la garanzia per un autentico rispetto sia della persona sia dell’ordine creaturale e ci protegge dal relativismo anche a livello legislativo. Sta di fatto comunque che quando il Papa lancia monito e condanna su tali argomentazioni, Sinistra e Italia dei Valori (quali valori?) non si sentono chiamate in causa: il Papa a loro dire non può parlare a nome di tutti ma deve restare entro i confini di sua competenza. Questa divisione di appartenenza all’interno della Sinistra forcaiola si concentra solo su certe questioni e non su altre. Infatti, quando il Papa denuncia il divario tra ricchi e poveri, il consumismo sfrenato, i facili profitti della speculazione finanziaria, il potere usato contro i più deboli ecco che la Chiesa diventa voce dell’umanità calpestata dal capitalismo. Allora gli arrampicatori sociali riveriscono sua Santità e si servono della dottrina cattolica per farne la dottrina sociale, il tutto condito dalla pillola abortiva e dal crocifisso che non c’è più.

(Fabio Filippi)