Si è concluso il 28 febbraio secondo il calendario meteorologico l’inverno 2009/10, un inverno a molti apparso “d’altri tempi”. L’oggettività dei numeri ci dice però che, almeno nel modenese, le cose stanno diversamente, soprattutto per quanto riguarda le temperature: Modena infatti ha segnato una temperatura media invernale (dal 1° dicembre al 28 febbraio) di +4°C, neppure tanto fredda se si pensa che nell’anno invernale 2005/06 era stata riscontrata una temperatura media inferiore, ossia +3.9°C.

Più indietro nel tempo – secondo i dati disponibili presso l’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – c’erano stati valori più bassi sia nell’inverno 1995/96 che nel 1992/93. “Fino a quell’anno – fa sapere il meteorologo Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – però, ed è questo il dato più importante, era questa, grosso modo, la normalità media degli inverni modenesi”.

La cruda statistica dei numeri maschera quello che comunque è stato un inverno anomalo, caratterizzato da alti e bassi, questi ultimi culminati nei -8.6°C del 21 dicembre, più bassa temperatura dal 1991. Si è trattato di un inverno in cui ai tanti giorni freddi, 41 complessivamente inferiori alla media, di cui 17 classificati “anomali freddi”, ne hanno corrisposto 49 superiori alla media di cui 19 “anomali caldi”.

“Inequivocabilmente – continua Luca Lombroso – questa mutevolezza tra temperature miti e rigide è segno che ci troviamo di fronte ad importanti cambiamenti climatici (gennaio, globalmente, è risultato il 4° più caldo in assoluto), che rafforzano una volta di più un aumento della cosiddetta variabilità climatica, una situazione che non riguarda solo Modena città, ma anche la provincia e la campagna in quanto confermato da una stazione meteorologica posta a Migliarina di Carpi e, da alcune analisi preliminari, anche da alcune stazioni Appenniniche”.

Che il recente inverno sia stato particolarmente perturbato lo testimonia un altro dato, poco percepito direttamente ma importante dal punto di vista meteo climatico, la pressione atmosferica, che ha fatto segnare presso l’Osservatorio Geofisico universitario di Piazza Roma a Modena un valore medio nell’inverno 2009/10 di 1003.5 hPa, decisamente “depressionario” rispetto ai 1010.7 hPa, tanto che quello appena concluso è l’inverno più depressionario da quasi sessant’anni, più precisamente dall’inverno 1950/51. Solo altri due inverni, 1935/36 e 1878/79, registrarono, presso l’Osservatorio di Modena, una pressione atmosferica più bassa.

La depressionarietà è all’origine anche delle frequenti perturbazioni, di qui portiamo ricordo delle abbondanti nevicate: finora un totale di 76 cm. Per la neve – mettono avanti le mani gli esperti – il conteggio statistico si usa fare sulla “stagione fredda” ovvero i mesi, da ottobre a marzo (raramente fino ad aprile, con una sola nevicata a maggio nella storia modenese nel lontano 1861), quando si possono registrare nevicate. Scorrendo a ritroso la lancetta del tempo abbiamo avuto nella stagione fredda del 2003/04 precipitazioni nevose per 93 cm e – più indietro – c’è da risalire fino al 1962/63 per trovare una maggiore nevosità a Modena.

Prossime previsioni

L’inverno però è finito solo sul calendario meteorologico, non su quello astronomico e – soprattutto – sono le previsioni del tempo a dirci che non è finito ed è consigliabile aspettare non solo per i cambi armadi, ma anche per riporre l’equipaggiamento invernale delle automobili.

Dopo alcuni giorni di assaggio di primavera, ieri per esempio si sono registrati 15.5°C a Modena, il cielo si va già coprendo a causa dell’avanzare di una perturbazione associata ad un ennesimo ciclone mediterraneo: sono attese dunque piogge battenti fra oggi mercoledì 3 e domani giovedì 4 marzo, e nevicate sull’Appennino tosco-emiliano prima oltre i 1300 m, quindi nella giornata di giovedì anche fino a 800-1000 m circa e a tratti anche un po’ più in basso. Va da se che le temperature ne risentiranno ovunque, specie nelle massime che faticheranno a raggiungere i 6-8°C in città.

“Questo – precisa il meteorologo Luca Lombroso – è, tuttavia, solo l’assaggio di un ritorno del freddo ed anche delle gelate fra venerdì e il fine settimana. In un quadro di variabilità perturbata, tipica dell’avvicinarsi della primavera, ma fredda, si susseguiranno impulsi di aria polare, in parte artica in quanto sull’Europa centrale si va rafforzando l’anticiclone “Harro” mentre il Mediterraneo rimarrà sede di depressioni”.

Tornerà la neve in pianura? Grandi nevicate per ora appaiono poco probabili, apparizioni di neve a basse quote sono, forse, possibili in parte venerdì 5 e, soprattutto, domenica 7, quando transiterà, improvviso, un fronte polare che potrebbe portare – il condizionale è d’obbligo a 4-5 giorni di distanza e nella stagione più ostica per i meteorologi – a bianche sorprese alle porte delle città. “Preferisco, comunque, – commenta Luca Lombroso – attendere prima di chiudere le statistiche della neve di questa interessante e bizzarra stagione fredda”.