Un mercato in crescita, una comunità piena di passione e tanta creatività. Sono questi gli ingredienti, che insieme al malto e al luppolo, rendono così piacevole il panorama della birra artigianale italiana, protagonista di un incontro alla Tenda del Mondo di FestaReggio, nell’ambito della programmazione della Festa Nazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione.

Protagonista incontrastata della serata la birra artigianale. Eugenio Signoroni ha presentato la seconda edizione della “Guida alle birre d’Italia” realizzata da Slow Food, di cui è curatore. Un lavoro accurato, che ha selezionato 179 birrifici (dei 300 presenti in Italia), recensendo 1092 birre diverse. “L’ingrediente in più che contraddistingue la birra artigianale in Italia è proprio la creatività dei birrai. – ha commentato Signoroni – In un paese dove manca ancora la cultura della birra, i birrifici hanno potuto sperimentare tanto, e produrre birre originali, apprezzate anche all’estero”. E anche gli spettatori hanno potuto constatare direttamente queste diversità, con la degustazione di sei birre provenienti da tre birrifici del territorio emiliano: birrificio Zimella di Bagno, birrificio Vecchia Orsa di Crevalcore di e birrificio Toccalmatto di Fidenza. Guidati da Signoroni e dai tre birrai presenti, hanno potuto assaporare e comparare le birre proposte, imparando a conoscere anche le storie dei produttori. Storie che sono spesso importanti quanto il sapore della birra, e che aiutano a far luce su un mondo fatto di microbirrifici, sostenibilità, qualità, produzione attenta e responsabile. “E’ questa la sfida per il futuro della birra artigianale italiana – ha detto Signoroni – espandere le sue possibilità di vendita e consumo, mantenendo la sua identità fatta di qualità e passione”.

La storia di Solitario a FestaReggio

Una serata per parlare di memoria, di storia, di giornalismo. Si è svolta domenica a FestaReggio, al Loft – Spazio aperto, quando è andato in scena “Voltare pagina. Il giornalismo reggiano dopo la Liberazione (1945-1951) In ricordo di Giorgio Morelli “Il Solitario”, una serata incentrata sul giornalismo reggiano nel secondo Dopoguerra e in particolare su Giorgio Morelli detto Il Solitario, giovane giornalista e partigiano cattolico morto a 21 anni nel 1947 per le conseguenze di un attentato compiuto nel 1946, da ex partigiani comunisti delle brigate Garibaldi, nel tesissimo clima di post Liberazione a Reggio.

A discuterne: Mirco Carrattieri, direttore di Istoreco, Michele Bellelli e Glauco Bertani di Istoreco e il giornalista Rai Roberto Scardova, coordinato dall’ex parlamentare Mario Monducci. L’occasione, ragionare su un convegno promosso nel 2008 da Istoreco sulla stampa reggiana nel periodo successivo alla Liberazione, e in particolare sulla figura di Giorgio Morelli, protagonista della Resistenza nelle Fiamme Verdi e poi principale firma, assieme a Eugenio Corezzola, de “La Penna” e “La Nuova Penna”, fogli liberali cattolici da cui denunciarono alcuni dei delitti accaduti nel Dopoguerra in terra reggiana, come quello di don Umberto Pessina. Temi ancora molto sentiti nel reggiano, tornati al centro dell’attenzione nazionale, e di parecchie polemiche, dopo i recenti libri di Giampaolo Pansa. La serata è servita per presentare gli atti del convegno, curati da Carattieri e Bertani.

«Questo dibattito acquista senso se riusciamo a inserire i fatti in un contesto e allo stesso tempo a riattualizzarli», ha detto Monducci. «I dibatti sulla Resistenza giustamente devono affrontare anche gli episodi oscuri, ma non possono essere usati per delegittimare la scelta resistenziale. Morelli è una figura emblematica: un giovane che la Resistenza l’ha fatta, che ha grandi speranze dopo il 1945 e che invece le vede negate dal clima di ambiguità, trasformismo e conformismo politico di quegli anni». Monducci ha poi ricordato un episodio significativo: «Pertini nel 1972 è presidente della Camera. In un viaggio a Milano viene accolto dal prefetto Guida. La stessa persona che dirigeva il carcere di Ventotene dove Pertini era rinchiuso durante il fascismo».

Carattieri ha parlato degli obiettivi del convegno e del volume: «Il lavoro su Morelli e sul giornalismo reggiano dopo il 1945 – segnato da un grandissimo fermento, con numerose pubblicazioni – aveva due obiettivi. Mostrare uno spaccato del Dopoguerra a Reggio, con grande tensione politica ma anche la volontà di creare una nuova classe dirigente, attraverso l’opinione pubblica, e ricordare Morelli». «Istoreco – ha aggiunto – ha organizzato il convegno per riportare l’attenzione su Morelli. La sua morte lascia un debito morale alla città, e a chi l’ha amministrata, e un debito giudiziario, perché un processo non si è mai svolto. E poi un debito della memoria pubblica». Però, puntualizza, «Morelli non se l’erano scordati tutti, anche se la sua memoria pubblica non l’ha coltivata nessuno, nemmeno la Dc». E qual è l’eredità giornalistica di Morelli? «”La Penna” era un foglio anticomunista. All’epoca esisteva l’equazione per cui anticomunista significava fascista. Oggi sappiamo che non è vero. Era un giornale post-fascista, realizzato da due partigiani che però volevano andare oltre la Resistenza. Era un foglio patriottico, e cattolico-liberale, un’esperienza che a Reggio non ha avuto seguito. Infine, era un giornale giovanile, con il coraggio dei 20 anni. Nel bene e nel male: si sono scritte verità che altri non hanno scritto, ma anche esagerazioni, e molti rimproveri sono arrivati anche dalla Dc. Alla fine, un’eredità giornalistica non recepita, perché congelata dalla battaglia ideologica arrivata dopo il voto del 1948».

Carattieri è poi tornato a parlare di Giampaolo Pansa. «I suoi libri hanno ampliato la portata del dibattito, la sua capacità narrativa ha raccontato bene quegli anni e condanno sia le omertà denunciate che le opposizioni da lui subite durante le presentazioni», ha detto il presidente di Istoreco. Ma, aggiunge, «ribadisco di trovare sensazionalistico e autoreferenziale il suo approccio. Si deve parlare dei delitti del Dopoguerra, è necessario fare informazione ma inserendoli nel giusto contesto. E aggiungo che gli istituti storici, come Istoreco, continueranno a dare tutte le informazioni, senza nascondere alcuna carta. I nostri archivi sono aperti, altro che carte nascoste. Noi siamo aperti alla massima ricerca della verità».

Gli altri tre relatori hanno illustrato i tre settori specifici di ricerca di cui si sono occupati nel convegno del 2008, riproposti nel volume. Roberto Scardova, nel suo intervento, ha parlato della attivissima stampa comunista a Reggio dal 1945 al 1951, con le tante pubblicazioni presenti. Bertani si è concentrato sulle pubblicazioni partigiane, in primis “Il volontario della Libertà”, che ha continuato a uscire fino al 1947, nato dalle esperienze già nel periodo del conflitto. Infine Bellelli ha illustrato l’esperienza di “Reggio Democratica”, il quotidiano del Cln, comitato nazionale di liberazione. Nato dal giornale “Il Solco fascista” (venne usata la stessa tipografia), vi scrive anche Morelli, con il disgregarsi dell’unità di intenti resistenziale perde il suo valore sino a diventare un quotidiano “tradizionale”. In seguito, si trasformerà nella Gazzetta di Reggio.