Le affermazioni del ministro dell’Interno Maroni “appaiono ormai inconciliabili con l’idea di sicurezza urbana integrata alla quale l’Anci guarda da tempo con interesse”. E l’obiettivo di disciplinare la sicurezza urbana come parte della sicurezza pubblica prevedendo specifici poteri dei sindaci “ha deluso le aspettative”.

Lo afferma il sindaco di Modena Giorgio Pighi, presidente del Forum italiano per la sicurezza urbana, in una lettera inviata oggi al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Lo spunto è offerto dall’incontro di Parma del 29 settembre, al quale erano presenti 15 partecipanti, di cui 5 sindaci, ma al quale non avevano aderito, per sottolineare la distanza dalle posizioni governative, il sindaco di Modena e altri 16 colleghi di città italiane.

“Si è ormai affermato nell’intera Europa, e dunque non solo in Italia, un movimento d’opinione innovativo che, nel costruire nuove prospettive per la sicurezza urbana, non si limita a ritoccare l’impianto dell’ottocentesca concezione di sicurezza pubblica per rafforzare ed allargare il ruolo dei Comuni”, scrive Pighi. “Si evidenzia la necessità di innovare i sistemi nazionali portando i sindaci a farsi carico della sicurezza urbana non solo nel doveroso ruolo di leali collaboratori dello Stato nella pubblica sicurezza, ma come rappresentanti eletti della loro comunità”.

Pighi sottolinea che Maroni ha definitivamente abbandonato l’idea che la sicurezza urbana persegue “l’obiettivo di un sistema integrato di sicurezza che si esprime e rafforza, sotto l’impulso del governo locale, in termini di coesione sociale e di partecipazione civile, soprattutto nelle materie che qualificano l’azione dei Comuni, come la qualità della vita urbana, le corrette relazioni sul territorio, la risposta ai bisogni sociali, l’adeguatezza della risposta abitativa, l’appropriata fruizione dei parchi e degli spazi pubblici, le politiche giovanili di animazione, aggregazione, formazione, prevenzione della devianza del ‘bullismo’ e degli abusi di sostanze”.

La Carta di Parma del 2008, che il ministro “si dichiarò intenzionato ad onorare”, prevedeva, tra l’altro, finanziamenti specifici per progetti degli enti locali riguardanti le iniziative di sicurezza e qualità urbana, dall’illuminazione ai progetti per le donne, dal decoro urbano alla riqualificazione delle aree degradate, ma – lamenta Pighi – “le cose sono cambiate sino alla totale chiusura del ministero dell’Interno verso la sicurezza urbana, che non è solamente ‘sicurezza pubblica’”.

Oggi, spiega il testo della lettera al ministro, i Comuni non possono usare tutti gli strumenti possibili perché “il sindaco esercita poteri legati a quelli del Prefetto e deve comunicargli preventivamente i provvedimenti; è configurabile un vero e proprio potere d’ispezione dei Prefetti sui Comuni e non può essere esercitato il potere d’ordinanza nel quadro della Polizia amministrativa locale. Nonostante le correzioni alla Camera alla norma del decreto legge sulla collaborazione delle forze di polizia nell’attuare le ordinanze, il sistema resta confuso ed aperto ad ordinanze poco meditate”.

Per portare chiarezza, aggiunge Pighi, servirebbe l’approvazione del disegno di legge bipartisan Barbolini-Saia sulla sicurezza urbana intergrata, un testo che definisce il coordinamento, l’integrazione, la collaborazione tra le forze di Polizia dello Stato e Polizia locale, l’interconnessione delle sale operative, la cooperazione nello sviluppo delle infrastrutture, le iniziative di prevenzione e recupero dei fenomeni di devianza, la cooperazione nei programmi di riqualificazione urbana. In assenza di quella legge, “rimarremo collaboratori del Prefetto, e continueremo a farlo lealmente, ma senza alcuna reale possibilità d’integrare le nostre politiche locali per contribuire alla sicurezza urbana come rappresentanti della comunità che ci ha eletti, oltre che come ufficiali di governo”. Secondo il sindaco di Modena, deve permanere “una ben definita diversità di funzioni fra il livello dello Stato e quello delle città pur nell’unitarietà di approccio al problema”. L’assimilazione indifferenziata degli interventi di governo locale in quelli di Polizia di sicurezza, legati al ruolo prevalente dello Stato, “è invece una deriva che indebolisce l’incisività e il perseguimento degli obiettivi e non valorizza enormi potenzialità, col rischio di portare a ricadute negative la stessa capacità delle città a farsi carico proficuamente del problema”.

Se il ministro Maroni sosterrà, come chiede l’Anci, la legge sul coordinamento e il nuovo assetto della Polizia locale, “si aprirà per noi – conclude Pighi – una nuova stagione di autonomia. Pensiamo a un vigile di quartiere ben definito da norme che modificano la quotidianità dell’intervento e mettono la Polizia locale in condizione d’individuare e comprendere con maggiore profondità le situazioni di insicurezza, intervenendo in maniera più appropriata per il loro superamento”.