La temuta liberalizzazione selvaggia, nel settore dei pubblici esercizi, pronosticata dall’entrata in vigore della nuova normativa regionale, al momento non è avvenuta. La crisi economica e le difficoltà di accesso al credito hanno frenato la corsa all’apertura di nuovi bar e ristoranti. Permangono comunque alcuni problemi che preoccupano la categoria e che ancora non trovano soluzione: “A partire da quello relativo agli aumenti ingiustificati delle commissioni sui buoni pasto che le società emettitrici applicano ai baristi e ristoratori – fa rilevare la direzione di Fiepet Confesercenti Modena – un problema che si riflette negativamente sugli operatori del settore”.

L’assemblea provinciale della Federazione Italiana Esercenti Pubblici e Turistici, tenutasi nei giorni scorsi, ha focalizzato l’attenzione su una serie di questioni rilevanti dell’intero settore modenese. “Parliamo di un settore oggi in sofferenza – ha esordito Daniele Cavazza responsabile provinciale Fiepet – la brusca frenata nei consumi, ha inciso anche in bar e ristoranti. Nei primi nove mesi dell’anno il calo dei ricavi è andato oltre il 6% rispetto al medesimo periodo del 2009. Una situazione che desta una certa preoccupazione: la crisi ha colpito anche i pubblici esercizi, sebbene con un anno di ritardo, ma in maniera molto pesante”.

Un calo dei consumi a cui si aggiunge anche il calo degli introiti, quello lamentato dagli operatori commerciali causato anche dall’aumento delle commissioni per l’accettazione dei buoni pasto. La forza contrattuale delle società emettitrici nei confronti delle aziende, taglia di fatto fuori chi incassa il buono, che ci rimette in termini economici – hanno quindi precisato Mario Bugani presidente provinciale Fiepet e Cavazza – Per non parlare del fatto che in caso di necessità manca la possibilità di interloquire direttamente con queste società e soprattutto che non c’è alcun organo preposto al controllo di soggetti che possono anche dilazionare, con decisioni assolutamente unilaterali ed immotivate, i tempi di pagamento dei buoni fino a 150 giorni. Ragione che ha indotto Fiepet a promuovere diverse interrogazioni parlamentari. “Quello che chiediamo e che i gestori di pubblici esercizi chiedono è: la risoluzione dei problemi relativi all’emissione, alla gestione e all’utilizzo dei cosiddetti buoni pasto al fine di fornire un valido sostegno sia alle famiglie che alle numerose imprese che ne usufruiscono; innalzare la soglia di esenzione fiscale e contributiva dagli attuali 5,29 euro (ferma al 1997) a 10 euro; eliminare la data di scadenza dei buoni pasto al fine di impedire un danno economico al lavoratore e un ingiusto guadagno alle società emettitrici. Da ultimo, ma forse il più importante – hanno sottolineato Bugani e Cavazza – modificare la normativa che disciplina le gare d’appalto. Per impedire che l’aggiudicazione delle gare per la fornitura dei buoni continui ad avvenire attraverso il meccanismo delle aste al ribasso, penalizzanti sia per gli esercenti che per i consumatori”.

È stato quindi tracciato il bilancio, ad un anno dall’entrata in vigore della normativa regionale che interessa l’apertura di nuovi esercizi pubblici. “I numeri riscontranti ci confermano che al momento non è avvenuta alcuna corsa ad aprire nuovi bar e ristoranti” hanno fatto rilevare Bugani e Cavazza. La normativa lo ricordiamo, ha ridotto drasticamente i precedenti vincoli, eliminando i contingenti numerici che regolamentavano il rilascio delle licenze per la categoria, per cui ora per aprire un pubblico esercizio è sufficiente rispettare i criteri urbanistici ed igienico sanitari relativi alla struttura, oltre che quelli morali e professionali per l’esercente.

“La situazione sul territorio modenese attualmente si presenta piuttosto ingessata e la temuta liberalizzazione selvaggia non c’è stata. A dodici mesi dall’entrata in vigore del Decreto Legge Regionale si contano in tutta la provincia di Modena solamente 24 nuove licenze rilasciate: un saldo nettamente al passivo se raffrontato con il numero di esercizi chiusi. La spinta è fortemente rallentata principalmente da due rilevanti fattori: un mercato saturo e una situazione di crisi i cui gli sviluppi determinano forti timori nel futuro”, hanno concluso Bugani e Cavazza.