In questi giorni Reggio Emilia ha vissuto giornate intense e ricche di significato. Aver ospitato il primo momento ufficiale dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia ci ha riempito di orgoglio ma, soprattutto, ci ha consentito di approfondire concretamente, come siamo abituati a fare da sempre, le questioni cruciali che riguardano il futuro della Nazione.
In particolare il pensiero è andato alla difficile vertenza di Mirafiori che, a nostro avviso, rischia di trasformarsi in un ulteriore elemento di forte tensione e di profonda divisione nel corpo vivo del Paese, particolarmente tra le forze del lavoro, ormai prostrate da una crisi che sembra non finire mai.
Come amministratori di un territorio in cui c’è un’impresa ogni nove persone conosciamo molto bene le difficoltà delle aziende a competere in un mercato globale, dove sopravvivere è l’obiettivo quotidiano. D’altro canto da più di due anni stiamo cercando di far fronte ad una situazione di crescente disoccupazione. Un fenomeno che Reggio Emilia non conosceva dai tempi della guerra e che richiede un difficile impegno di governo.
Per quanto ci compete, cerchiamo di creare le condizioni perché investire a Reggio Emilia sia ancora una grande opportunità; perché le imprese possano valutare che la ceramica o la metalmeccanica, tanto per fare qualche esempio, non sono settori obsoleti.
Lo facciamo con investimenti diretti nelle infrastrutture, nella formazione, nell’efficienza della pubblica amministrazione, contrastando l’illegalità, così come cerchiamo di sostenere lavoratori e famiglie sforzandoci di garantire i servizi alla persona e gli interventi sociali, seppure in un periodo di forte penalizzazione dell’autonomia amministrativa ed economica dei nostri enti. D’altro canto registriamo, in molti casi, una sensibilità alla responsabilità sociale da parte delle imprese che è uno dei fondamentali fattori di successo del nostro territorio.
Per questo seguiamo con il fiato sospeso il caso Mirafiori. Perché ci sembrano assenti tutti quegli elementi in grado di attutire la dialettica tra impresa, lavoro e territorio.
Capiamo l’esigenza dell’Ad di una multinazionale come Fiat di porre il problema della competitività dei suoi stabilimenti in Italia.
Troviamo comprensibile anche che lo stesso Ad faccia una proposta di riorganizzazione degli orari di lavoro, dei turni, delle pause e di tutto quello che, a suo giudizio, può servire per migliorare l’efficienza delle linee e garantire la redditività dell’investimento: tutte cose, del resto, ampiamente già viste anche in altri Paesi europei a partire dalla Germania.
Ciò che invece non possiamo comprendere è il bisogno di toccare i temi del diritto di sciopero o della riduzione della rappresentanza delle sigle sindacali. Come pure lascia sgomenti l’assenza dello Stato sul piano degli investimenti nell’efficienza del sistema Paese, così da scoraggiare la fuga della Fiat all’estero, alla cui proprietà (più che all’Ad) andrebbe pure ricordato come lo stretto rapporto tra l’Italia e la Fiat abbia consentito a quest’ultima di diventare la multinazionale che è oggi.
Manca, infine, un’azione incisiva per promuovere un’evoluzione del ruolo del sindacato proponendone ad esempio la presenza nei Consigli di Amministrazione (alla tedesca) o la presenza nel capitale tramite fondi finanziari (all’americana). Manca una legge sulla rappresentatività sindacale in grado di sancire, con regole precise e con il voto dei lavoratori, le decisioni prese in sede di trattativa.
Tutte cose di cui in Italia è vietato parlare anche a causa di forti divergenze tra le sigle sindacali ma che, forse, in questo momento potrebbero ancorare meglio le imprese ai territori in cui operano.
Chiediamo quindi al Governo di invertire la rotta, e di dare un contributo al superamento di questo stallo non abbandonando le parti sociali ad un confronto che, inevitabilmente, degenera nello scontro.
Reggio Emilia, 13 gennaio 2011
Graziano Delrio – Sindaco di Reggio Emilia
Lorena Baccarani – Sindaco di Rubiera
Paola Baraldi – Sindaco di Campagnola Emilia
Fabrizio Bellelli – Sindaco di Rio Saliceto
Barbara Bernardelli – Sindaco di Reggilo
Alberto Caprari – Sindaco di Castellarano
Silvana Cavalchi – Sindaco di Cadelbosco di Sopra
Paolo Colli – Sindaco di Montecchio Emilia
Andrea Costa – Sindaco di Luzzara
Vincenzo Delmonte – Sindaco di Cavriago
Massimo Gazza – Sindaco di Boretto
Marzio Iotti – Sindaco di Correggio
Michele Lombardi – Sindaco di Toano
Massimiliano Maestri – Sindaco di Gualtieri
Alessio Mammi – Sindaco di Scandiano
Giammaria Manghi – Sindaco di Poviglio
Gianluca Marconi – Sindaco di Castelnovo né Monti
Nilde Montemerli – Sindaco di Carpiteti
Simone Montermini – Sindaco Castelnovo di Sotto
Marcello Moretti – Sindaco di Sant’Ilario d’Enza
Luca Parmiggiani – Sindaco di Fabbrico
Giorgio Pregheffi – Sindaco di Ligonchio
Andrea Rossi – Sindaco di Casalgrande
Oreste Zurlini – Sindaco di San Martino in Rio