Un detenuto italiano di circa 40 anni, condannato per omicidio e recluso nel reparto penale del carcere bolognese della Dozza, è morto questa mattina per arresto cardiaco. Il personale di polizia penitenziaria in servizio nella sezione detentiva – informa il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria- è intervenuto immediatamente, ma non c’è stato nulla da fare.

Sono in corso accertamenti sanitari per verificare se l’uomo aveva assunto o meno della droga: “cosa che – scrive il segretario generale del sindacato degli agenti, Giovan Battista Durante – per quanto appreso finora, potrebbe essere molto probabile”.

Il fatto, fa sapere Eugenio Sarno, segretario generale Uil Pa penitenziari, sarebbe avvenuto questa mattina attorno alle 8.30; il deceduto – B.M., 40 anni, di origine italiana – secondo la Uil scontava una condanna definitiva per furto aggravato.

“L’agente di servizio in sezione questa mattina, nel giro di controllo, si è reso conto che il detenuto accusava malori – spiega Sarno in una nota – Immediatamente ha allertato il servizio sanitario del carcere. A nulla sono valse le prime cure: dalle prime e sommarie informazioni che filtrano dagli ambienti penitenziari, la morte parrebbe poter essere ascrivibile ad overdose di sostanze stupefacenti”.

Le denunce dei sindacati sul problema droga non sono una novità: pochi giorni fa il Sappe aveva reso noto il ritrovamento, da parte della polizia penitenziaria, di 50 grammi di marijuana nascosti nel magazzino frequentato dai detenuti lavoranti. Nel carcere di Bologna i detenuti sono circa 1500, a fronte di una capienza di 450 posti: 300 – conclude il Sappe – sono tossicodipendenti. La Uil definisce unn vero e proprio “calvario”il lavoro quotidiano all’internod ei penitenziari.