Sono i giovani a pagare il prezzo maggiore della crisi in termini di lavoro, ma anche come futura prospettiva di impiego che, quando arriverà sarà precario. E’ quanto emerge dal rapporto sull’economia dell’Emilia Romagna di Banca d’Italia, nel quale si evidenzia che il tasso di disoccupazione in regione ha interessato quasi esclusivamente la fascia di eta’ tra i 15 e i 34 anni, salendo dall’ 8,0% al 10,9%, a fronte di un aumento contenuto per i lavoratori con oltre 35 anni (dal 3,4 al 3,6%).

Nel 2010 in regione si sono messi in cerca di lavoro in media 117 mila persone (19.000 in piu’ rispetto al 2009) pari al 5,7% delle forze lavoro. Oltre 150 mila i giovani tra i 15 e i 34 anni (circa il 17% della corrispondente popolazione, 24,5 nella media nazionale) che sono risultati nè occupati, nè impegnati in un percorso scolastico e formativo. Rispetto al 2008 la quota di questi giovani – già soprannominati Neet (acronimo di not in education, employment or training) – è aumentata in Emilia Romagna di circa 6 punti (contro i 4 in Italia). I più colpiti dal fenomeno risultano i giovani con un diploma di scuola media superiore fuori dal lavoro e dal percorso universitario.

Dal rapporto Bankitalia, risulta inoltre che in Emilia Romagna la struttura familiare ha continuato ad assorbire lo choc negativo causato dalla mancanza di lavoro giovanile; mentre sono aumentate rispetto al 2009 le probabilità di trovare un impiego, è rimasto stabile il numero delle famiglie prive di redditi da lavoro (in totale 113.000, con 25.000 minori). Nell’anno, l’offerta di lavoro si è livemente ridotta, registrando un tasso di attività al 71,6% (-0,4%) rispetto all’anno precedente.