A L’Aquila sono ancora 36mila i cittadini ancora assistiti dal Commissariato di Governo per l’emergenza terremoto, che continua tuttora a gestire la situazione, con tanto di conflitti di competenze con l’amministrazione comunale. Una contabilità davvero inattesa, a quasi due anni e mezzo dal sisma che, il 6 aprile 2009, provocò morte e distruzione in Abruzzo. Lo ha detto ieri sera alla Tenda Tricolore di Festa Reggio, Stefania Pezzopane, ex-presidente della provincia de L’Aquila ed ora assessore al Welfare del comune abruzzese, ospite, assieme al segretario aquilano dei Giovani Democratici, Stefano Albano ed al responsabile della Protezione civile della Provincia di Reggio Emilia, Luciano Gobbi, della conferenza provinciale delle donne democratiche. “E’ l’occasione per un gemellaggio solidale”, ha spiegato Claudia Aguzzoli, dell’esecutivo provinciale della conferenza delle donne democratiche, nell’introdurre l’iniziativa, conclusasi con una cena di solidarietà al ristorante “Al tuler”, il cui ricavato sarà devoluto ai due nuovi asili nido che saranno aperti nelle frazioni di Cupito e Bazzano. Un gemellaggio ideale che riguarderà anche la conoscenza del “Reggio approach” per le scuole dell’infanzia, e che vedrà le reggiane recarsi prossimamente a L’Aquila per ricambiare la visita.

Il ritratto aquilano firmato da Stefania Pezzopane, che, nonostante un braccio ingessato a causa di un recente incidente stradale, non è voluta mancare all’appuntamento reggiano, è di certo a tinte forti: “L’Aquila è stata rimossa e dimenticata dalla politica nazionale: siamo di fatto una pratica archiviata. Posso dire di avere conosciuto l’Italia dei volontari, o quella delle donazioni, che certo non si può dimenticare, così come il grande apporto della Protezione civile dell’Emilia-Romagna, ma anche l’apoteosi del cinismo politico, quello che non si dimette ma, anzi, fa tre campagne elettorali su queste cose e le vince tutte e tre, approfittando di soldi e di mezzi di comunicazione. Chi non ricorda le case, inaugurate in pompa magna da Berlusconi il 28 settembre 2009, dove davamo l’impressione di essere degli inquilini, un po’ tipo famiglie del Mulino bianco, e non dei terremotati?”.

Il ricordo della nascita delle “new town” staccate dalla città per l’ex-presidente della Provincia è amaro: “Quelle case sono costate 2mila750 euro al metro quadrato, sono sradicate dal territorio, tant’è vero che, nonostante i tagli al bilancio che non hanno risparmiato neppure noi, abbiamo provato a costruire, grazie anche a donazioni private, servizi per quelle zone. Ci avevano promesso una zona franca, e non c’è stata, le tasse sono state sospese per solo 14 mesi, ed adesso rivogliono il pregresso, la regione Abruzzo destina risorse per la ricostruzione post-terremoto di edifici scolastici anche in comuni dove il terremoto non c’è stato, ci sono episodi di sciacallaggio ed a mezzanotte nella zona rossa scatta il coprifuoco. Eppure noi continuiamo a mettere nelle nostre manifestazioni i colori nero e verde, uno per il lutto, l’altro per la speranza, e vogliamo asili nido perché desideriamo che tornino a nascere dei bambini a L’Aquila”.

Albano ha sottolineato come “in centro storico siano state riaperte 20 attività, mentre l’Università ha visto confermare le iscrizioni da parte di chi era già iscritto ed invece ha riscontrato un calo generalizzato delle matricole. Ormai sta emergendo il messaggio per cui L’Aquila è un miracolo e gli aquilani sono degli ingrati, frutto del berlusconismo che sta invadendo l’Italia. Invece noi vogliamo evitare il rischio che la nostra città si spopoli”.

A Gobbi il compito di spiegare che cosa la Protezione civile di Reggio Emilia ed emiliano-romagnola in genere ha fatto e farà nei prossimi mesi, dalla gestione della tendopoli di Villa Sant’Angelo, messa in piedi a poche ore dal sisma, sino all’attuale impegno per la costruzione del poliambulatorio del paesino, praticamente pronto salvo che per gli arredi, in fase di acquisto, ed al contributo che tutta l’Emilia-Romagna darà, in collaborazione con la Regione Abruzzo, per costruire il nuovo pronto soccorso dell’Ospedale dell’Aquila.

La manovra? E’ tutta sbagliata. Tabacci, Manca e Marchi bocciano la Finanziaria estiva

Dall’osservatorio dell’Italia dei Comuni questa manovra appare tutta sbagliata e da rifare. Questa la sostanza dell’incontro, che si è svolto martedì sera alla tenda dibattiti di Festa Reggio nell’ambito del ciclo “Il bel paese” e dedicato all’“Italia dei Comuni”. Sul palco, coordinati dal giornalista Massimo Sesena, Bruno Tabacci, parlamentare e neo-assessore al Bilancio del Comune di Milano, l’onorevole Maino Marchi (Pd) e il sindaco di Imola Daniele Manca. Assente, per la concomitanza con il direttivo Anci convocato d’urgenza a Roma, il sindaco di Reggio Graziano Delrio. Ha presieduto Gianmaria Manghi, primo cittadino di Poviglio.

“I conti non tornano ed i mercati ci metteranno nuovamente sotto esame: questa manovra decisamente così non va. Direi che ci siamo dati dei dirigenti che non hanno né passione politica, né civile”, è l’amara considerazione di Tabacci, che aggiunge: “Non si devono fare tagli lineari, che non farebbe nemmeno una massaia nell’economia domestica, e rischiano di colpire indiscriminatamente gli enti locali. La ricchezza italiana è a meno 5,3% rispetto a quanto era nel 2008, mentre la Spagna, con tutti i suoi problemi, è a meno 3%. Il peso dell’Italia sul Pil europeo è decisamente molto più rilevante di quello della Grecia, ed uscire dall’euro sarebbe drammatico”.

L’assessore insiste sulla necessità di interventi su grandi capitali, lotta all’evasione fiscale, spesa pubblica e previdenza, con un passaggio definitivo al sistema contributivo, e fa riferimento anche al sistema della sanità lombarda, in particolare al “buco” del San Raffaele, “che è molto maggiore di quello di cui si era parlato”. “Quando si pensa di andare troppo in alto ho l’impressione che si finisca poi per atterrare rapidamente – ha aggiunto -, questo accade al di la’ delle migliori intenzioni, perché al San Raffaele sono impegnati fior di professionisti ed è un fiore all’occhiello per la città, ma il vincolo dei problemi finanziari vale per tutti, anche per quelli che sono vicini al Signore e non c’e’ dubbio che queste problematiche sono necessarie e doverose”. “Anche la provvidenza – ha concluso – per poterla invocare bisogna avere le carte in regola”.

“La nostra rivendicazione, come enti locali, non è corporativa e di parte. Abbiamo bisogno di risposte da parte del governo: un vero federalismo deve passare anche dalla modifica del patto di stabilità, per potere contribuire al rilancio dell’economia, ed occorre non dimenticare l’importanza di cultura, rigore, verità e trasparenza. Il costante rinvio di scelte strutturali di fatto impedisce una vera crescita del paese”, è il parere di Manca.

Marchi insiste sulla mancanza di riforme vere e proprie: “Di fatto, si è agito soltanto sugli enti locali: basti pensare all’indiscriminata abrogazione dell’Ici. Senza interventi strutturali, senza agire sull’imposta per i grandi patrimoni e per una vera riforma dello stato, dal momento che la spesa pubblica pesa per il 51% sul Pil, non si concluderà nulla. La Corte dei Conti ha detto che la pressione fiscale in Italia, al netto di eventuali addizionali che possono inserire gli enti locali, è al 44,5%”. Prosegue il deputato: “Ci vogliono un governo che torni davvero ad essere protagonista in Europa, la riduzione del numero dei parlamentari, una seria lotta all’evasione fiscale, che si fa con la limitazione dell’uso del contante e con l’introduzione della possibilità di detrazioni fiscali ed Iva agevolata per taluni interventi da svolgere per la manutenzione delle case e delle auto. Sull’ultima proposta di riforma pensionistica, penso che ci sia troppa rigidità: l’eliminazione del riscatto della laurea e del militare non è condivisibile, così come non lo è che non vi sia la possibilità di uscire dal lavoro, raggiungendo la quota minima di anzianità, con pensioni più basse, ma occorra attendere le finestre”.

Diverso il parere dei relatori sullo sciopero Cgil del 6 settembre prossimo. Se Tabacci parla di “sciopero di facciata”, mentre viene considerata “molto utile la mobilitazione degli amministratori”, Marchi ribadisce “l’adesione del Pd a tutte le mobilitazioni in cui ci si propone di modificare la manovra” e Manca, pur ammettendo “che le ragioni della mobilitazione Cgil ci sono tutte”, ricorda come “in questo momento ci sia bisogno di unità”.