Sinistra Ecologia e Libertà sostiene che nel rinnovo delle tariffe sia necessario cambiare modalità per assumere in pieno il senso del risultato referendario coinvolgendo i cittadini e i comitati nelle scelte. Gli aumenti sono dovuti a minori consumi rispetto a quanto programmato e a presunti oneri finanziari che rischiano di sostituire meccanismi di remunerazione del capitale. Pensiamo che bisogna riconoscere solo gli oneri finanziari dimostrabili ed effettivamente sostenuti per gli investimenti nel settore idrico, evitando di riconoscere percentuali fisse sugli investimenti. “Su questo punto riconosciamo – dichiara Luca Basile – una riduzione della percentuale ma non vediamo un cambio di paradigma che assuma l’impossibilità di costruire profitti sulla gestione dell’acqua”. Questa prescrizione è alla base del quesito referendario che ha visto una partecipazione del 66.5% nella provincia di Bologna. Per rendere evidenti i costi e gli investimenti del settore idrico è necessario che Hera proceda scorporando il settore idrico dagli altri servizi e tenendo una gestione contabile separata. Riteniamo inoltre che l’accordo debba prevedere la possibilità di una sua modifica nel momento in cui subentreranno normative nazionali o decisioni giuridiche che concretizzeranno le indicazioni referendarie.

Sul paradossale aumento della tariffa, per effetto di un comportamento virtuoso di risparmio idrico, affermiamo che è contrario all’etica pubblica e rafforza la necessità di iniziare rapidamente il percorso verso una gestione pubblica dell’Acqua.

Tuttavia riconosciamo gli sforzi di ATO5 su questo aspetto, sia attraverso una modifica della programmazione dei consumi, che mira al risparmio, correggendo gli errori della passata pianificazione, sia riducendo l’aumento per la fascia di basso consumo, (che per il 2012 sarà pari all’1.5%) e che sarà inferiore all’inflazione, caricando invece l’aumento su coloro che sprecano un bene comune come è l’acqua. Chiediamo su questo punto ancora maggiore attenzione attraverso una tariffa che tenga conto dei 50 litri di acqua procapite al giorno, indicata dalle Nazioni Unite come quantità minima necessaria a ciascuna persona.

Infine “crediamo che vada preso in esame un percorso affinché gli impianti e le reti siano totalmente di proprietà pubblica – continua Basile – a partire dal depuratore di Bologna. Così come invitiamo a procedere quanto prima ad un’analisi della possibilità di ripubblicizzazione o di gestione alternativa del servizio idrico, attraverso uno studio partecipato e pubblico, che coinvolga i comitati per l’acqua pubblica archiviando l’attuale modalità di gestione di Hera”.

(SEL Bologna)