Dopo la reintroduzione della tassa sui passi carrai, l’addizionale comunale Irpef e la tassa sulla raccolta dei rifiuti, ora arriva la stangata dell’Imu. L’Imu, (Imposta municipale unica) sostituisce sia l’Ici, introdotta nel 1992 ed in seguito abolita, per le prime case, dal Governo Berlusconi.
Le aliquote Imu possono essere fissate da ciascun Comune secondo il seguente schema: per la prima casa, posta un’aliquota ordinaria, prevista dalla legge, del 4 per mille, i Comuni possono a discrezione, applicare un’imposta che oscilla fra il 2 ed il 6 per mille.
Per quanto riguarda le altre proprietà, posta un’aliquota ordinaria del 7,6 per mille, i Comuni possono a loro discrezione, applicare un’imposta che oscilla fra il 4,6 ed il 10,6 per mille.
Il Comune di Reggio Emilia ha applicato per la prima casa o abitazione principale, l’aliquota del 5 per mille, il 9,6 per mille per gli immobili affittati ed il 10,6 per mille per gli immobili sfitti. Così hanno fatto anche la stragrande maggioranza dei Comuni reggiani governati da maggioranze di centrosinistra.
Se è vero che non si è applicato il massimo del valore delle aliquote Imu previste è altrettanto vero che si sono adottati valori alti, appena inferiori a quelli massimi: per la prima casa il 5 per mille, anziché il 6; per le altre abitazioni affittate il 9,6, anziché il 10,6.
In fine si è adottato il massimo della aliquota per i proprietari di immobili non affittati che si sono voluti colpire, evidentemente, in modo pesante.
Quest’ultima decisione appare particolarmente ingiusta se solo si pensa che con l’attuale legislazione i proprietari di immobili non sono adeguatamente garantiti, rispetto agli affittuari, spesso morosi, mentre le continue proroghe degli sfratti contribuiscono, di fatto, a “mutilare” pesantemente il diritto di proprietà. Spesso i proprietari di appartamenti rinunciano ad affittare non per cattiva volontà, ma perché non vi è corrispondenza fra domanda ed offerta o perché non vengono fornite loro adeguate garanzie sul pagamento del canone. Questo accanimento del Comune di Reggio Emilia contro i ceti medi ed i piccoli proprietari immobiliari, non solo è ingiusto ma è anche discriminatorio, figlio di una cultura di sinistra che considera la proprietà non un diritto, ma un furto. L’Amministrazione comunale di Reggio Emilia ha voluto colpire, ancora una volta, la piccola proprietà immobiliare, per poi sperperare i soldi di contribuenti in opere demenziali di arredo urbano.
(Fabio Filippi)