“La recente delibera regionale in materia di impianti a biomasse, predisposta dall’Assessorato Ambiente, a conclusione di un ciclo di interventi fortemente restrittivi sullo sviluppo di queste tipologie di impianti, rischia di restringere senza appello lo sviluppo del biogas in questa regione e mettere in forte discussione anche gli impianti esistenti.
Il biogas, peraltro è universalmente riconosciuto come l’unica vera fonte di energia rinnovabile che chiude virtuosamente il ciclo biologico di matrici vegetali ed animali.
Il processo normativo avviato e gli atti conseguenti segnano, dunque, una decisa controtendenza rispetto agli obiettivi del Piano energetico regionale, approvato dalla stessa Regione, riducendone portata e contenuti”.
“In materia di Ambiente registriamo un evidente difetto di concertazione fra Regione Emilia-Romagna e mondo delle imprese, che si traduce, come nel caso in esame, in un sostanziale blocco di ogni forma di sviluppo legato alla green economy, diversamente da quanto previsto dal Piano Energetico, e ad un sostanziale allontanamento dagli obiettivi di produzione di energia rinnovabile, fissati dalla Unione Europea”.
È quanto si legge in una nota delle Organizzazioni Imprenditoriali del Tavolo Regionale dell’Imprenditoria a seguito dell’emanazione, appresa dalla lettura dei giornali, di una Deliberazione di Giunta che, eccedendo fra l’altro dalla delega ricevuta dall’Assemblea, pone sullo stesso piano gli impianti che bruciano biomasse con quelli che producono biogas, a partire dalla fermentazione di sostanze vegetali ed animali.
“E’ giunto il momento di fare chiarezza – aggiungono le Organizzazioni Imprenditoriali – e, la Regione dovrebbe essere impegnata a promuovere, attraverso il confronto e la concertazione col mondo delle imprese, norme di semplificazione e lo sviluppo di impianti altamente eco compatibili che producano biogas dalla degradazione di sostanze vegetali ed animali, anziché imporre misure sproporzionate e ridondanti ad impianti che, oltre a produrre energia pulita, chiudono virtuosamente il ciclo biologico di prodotti naturali di origine vegetale ed animale.
Non si capisce quindi – ad avviso del T.R.I. – perché gravare sugli imprenditori che vogliono investire in questo settore elaborando una norma che prevede un’ equiparazione tra gli impianti che bruciano biomasse, producendo le emissioni di PM10 e azoto in atmosfera, che vanno regolati, a quelli che digeriscono materie organiche e non hanno emissioni significative.
La nuova delibera regionale, prevede nella sostanza significativi oneri di compensazione, sia per i nuovi impianti, che per gli esistenti (in fase di rinnovo), facendo lievitare i costi e inibendo, nei fatti, la realizzazione di nuove strutture o determinando la probabile dismissione di quelle esistenti.
Se le scelte intraprese saranno confermate, verranno meno nella nostra Regione i presupposti per la costruzione di una reale autonomia dalle fonti energetiche tradizionali. In una situazione di grave crisi economica, l’occasione avrebbe, infatti, potuto consentire un incremento delle imprese impegnate nella green economy, con relativo aumento dell’occupazione.
Per il Tavolo Regionale dell’Imprenditoria, dunque, queste politiche non favoriscono lo sviluppo delle fonti rinnovabili, ne’ la costruzione di un’economia verde e sono contrarie a quanto affermato dalla stessa Regione nel proprio Piano energetico regionale, frutto di un intenso processo di vera concertazione e partecipazione.
La Regione – conclude la nota del Tavolo regionale dell’Imprenditoria – dovrebbe essere impegnata nella comunicazione ai cittadini sul valore delle energie rinnovabili anziché produrre provvedimenti che generano confusione tra i cittadini e inibiscono iniziative imprenditoriali altamente virtuose; mettendo in crisi, fra l’altro, le stesse politiche strategiche in campo ambientale, energetico, economico e sociale della Regione e dalle quali dipende il futuro delle economie locali e della loro imprenditoria”.
(Coordinamento Tavolo Regionale Imprenditoria)