Oltre 100 giorni sono trascorsi da quando, il 20 e il 29 Maggio, l’area nord della provincia è stata messa in ginocchio dal terremoto. Migliaia di aziende, comprese quelle del commercio – 1694 le attività di questo settore che risultano lesionate – hanno subito pesanti conseguenze: da chi ha perso tutto e si è trovato costretto a delocalizzare, optando per soluzioni provvisorie a chi è riuscito a riaprire dopo settimane, a chi ancora oggi è alla ricerca di una soluzione. Molto si è parlato delle scelte strategiche da attuare per rimettere in moto l’economia e anche Confesercenti sin dal primo momento ha svolto un ruolo propositivo. “Non dobbiamo mai dimenticare però – tiene a precisare l’Associazione – che dietro le statistiche ci sono storie individuali e non di rado anche drammatiche, su quello che ha significato il terremoto per tanti piccoli imprenditori. Ed per questa ragione che abbiamo scelto di dare voce a cinque di loro, la cui esperienza oltre ad essere ‘esemplare’ può aiutare a capire che non è assolutamente possibile abbassare il livello di attenzione sulle zone colpite dal sisma”. E sono loro stessi a raccontarlo, in cinque storie che verranno divulgate anche sul web attraverso You tube. “L’esperienza però non si conclude qui – aggiunge Confesercenti – li re-incontreremo di nuovo tra tre mesi al fine di testimoniare come ciascuna delle cinque realtà imprenditoriali è riuscita a riprendere la propria attività”.

“…Mi chiedo a volte, se sarò in grado di ricominciare”

“Immediatamente dopo la scossa del 20 maggio la situazione si è rivelata seriamente compromessa. Con quella del 29, l’unica soluzione plausibile era di trovare, pur di riprendere a lavorare, almeno sistemazione temporanea – Inizia così la storia di Antonella Ferraresi e del suo laboratorio sartoriale in via Curtatone, in pieno centro a Mirandola – Impossibile pensare di farlo dove eravamo: i locali erano del tutto inagibili. Ma volevo, dovevo ripartire; anche per le mie quattro dipendenti. Non ho esitato un giorno quindi nella ricerca, nonostante lo sconforto le difficoltà e il pensiero di non farcela. Fino a quando non si è profilata la soluzione”. La signora Ferraresi è tra quegli operatori – sono venticinque in tutto – che riapriranno provvisoriamente presso l’ex-Cantina, di viale Gramsci, tra la fine di settembre e i primi di ottobre. “Siamo ormai prossimi alla ripresa dell’attività e mi sento di ringraziare le istituzioni, che hanno facilitato questo percorso, ma pure la nostra affezionata clientela: per la solidarietà manifestataci e perché è stata disposta ad aspettare. Il terremoto, non ci può fermare: è indispensabile andare avanti. Anche se a volte mi chiedo se sarò in grado di are farcela…”

“…Ci vorrà del tempo, ma ci riusciremo; bisogna partire in un qualche modo”

La sua è una delle situazioni più dure. Ha perso tutto: il negozio e la casa. Esercizio storico quello del fioraio Franco Morselli (foto), nel cuore di Mirandola a due passi dal Duomo. Zona inaccessibile, se non con i Vigili del Fuoco. “Aveva aperto più di 50 anni fa mio padre – racconta Morselli con la voce rotta dall’emozione – un esercizio di piccole dimensioni. Io e mio fratello abbiamo seguito le sue orme, arrivando col passare degli anni a gestire un negozio 130 mq. Il terremoto in pochi istanti ha cancellato tutto: una vita di sacrifici e lavoro andata in pezzi. Ho trascorso giorni, dopo il sisma senza sapere cosa fare, tanto era lo sconforto. Ho trovato la vicinanza dei clienti e dei fornitori e parlando con mio fratello ci siamo persuasi a ricominciare. Non è facile però: ancora non abbiamo localizzato nulla di adeguato alle nostre esigenze. Non possiamo certo andare in un container: fiori e piante che hanno necessità di spazi e luce ne soffrirebbero. Quanto ai chioschi ci siamo informati ma i prezzi sono purtroppo elevati per chi ha perso tutto. Non ci arrendiamo però e cercheremo altre soluzioni. Non possiamo dire con esattezza quando, ma riapriremo”.

“In sicurezza, per noi e per i nostri clienti…”

Ha riaperto un chiosco a pochi metri dal suo bar: una soluzione temporanea, ma funzionale per Sabrina Calzolari, che a breve però rientrerà dove da anni lavora insieme alla socia Cinzia. “La scossa del 20 maggio ci ha costretti allo stop dell’attività per un paio di giorni – racconta – Giusto il tempo per constatare l’agibilità dei locali e tornare al lavoro. Peggio le cose sono andate il 29, quando i danni sono risultati da subito ingenti. Lo smarrimento iniziale è stato prontamente superato dalla ricerca di una soluzione che consentisse la ripresa del lavoro per non perdere la nostra affezionata clientela. Soprattutto, data l’imprevedibilità del sisma, di offrire un servizio in sicurezza: imprescindibile per noi e per loro. Ci è stato concesso quindi di allestire un chiosco, a pochi metri dall’edificio che ospita da anni il nostro bar, riuscendo così a riaprire in meno di un mese. E la gente è tornata. Ora le cose paiono volgere al meglio: si sta procedendo alla messa in sicurezza dell’edificio, ed entro i primi di ottobre dovremmo farvi finalmente ritorno”.

“A tutti i miei colleghi, dico: forza e ripartite…”

Chi invece ha continuato a lavorare nel proprio negozio è Emanuela Luppi. “Sono trent’anni che svolgo la mia attività tra queste mura e con quello che è accaduto mi ritengo molto fortunata”. Ad Emanuela Luppi che vende generi alimentari, il terremoto ha rovesciato qualche centinaia di prodotti dalle scaffalature. Il suo negozio è risultato indenne ed ha potuto riaprirlo subito. “A dire il vero, malgrado lo spavento non ho mai chiuso nemmeno il 29 maggio – precisa – Constatata l’agibilità mi son fatta forza, ho ripristinato la merce caduta e sono andata avanti. Nei giorni seguenti, per la paura quasi nessuno si è visto. Poi piano piano la gente si è data coraggio ed è tornata. E la mia attività, tra le poche agibili, è diventata oltre ad un punto di riferimento, anche di ritrovo per un numero sempre più ampio di cittadini. Facevo entrare a due, tre per volta – il cartello con queste indicazioni è ancora fisso all’ingresso – la prudenza non è mai troppa. Per gli altri al fine di rendere loro un po’ più confortevole l’attesa, dato il caldo, mi ero attrezzata con ombrelloni e sedie”, dice. Luppi però ha un pensiero anche ai suoi colleghi meno fortunati: “Non arrendetevi – ribadisce – fatevi coraggio e ripartite. Il momento è difficile ma va superato”.

“…Non possiamo però pensare di farlo senza un aiuto”

Si potrebbe dire che il terremoto Andrea Ratti, agente di commercio nel settore delle forniture edilizie lo abbia vissuto doppiamente: dapprima per i danni arrecati dal sisma al magazzino e al negozio dell’azienda per cui lavora e poi facendo visita ai clienti. “Dalla prima scossa ci siamo ripresi celermente. Con la seconda invece, l’attività ha dovuto fermarsi. Lo stop però, si è rivelato meno lungo del previsto. Le diverse filiali della nostra azienda sparse nella Bassa dopo ripetuti controlli sono risultate agibili; ragione che ci ha consentito di riprendere l’attività velocemente. Ben altra la situazione riscontrata nella zone in cui ho i miei clienti: come la Bassa modenese e il mantovano: molte imprese edili che da noi si riforniscono risultavano inattive od operative solo in parte. Abbiamo quindi riallacciato i contatti con ogni singolo cliente, rassicurandolo e riprendendo le forniture con chi era in grado di lavorare e con quanti lo sarebbero stati da lì a poco”. Uno sforzo sottolinea Ratti: “Che ho fatto io, e come me molti altri imprenditori; ogni giorno. Al quale occorrerebbe dare seguito. La ripartenza delle aziende è fondamentale, pena il depauperamento del territorio. Gli imprenditori dal canto loro sono disposti a mettercela tutta, ma non si può pensare di riuscirci senza aiuti concreti. E un segnale importante a tal senso dovrebbe arrivare, dal Governo e dalle istituzioni, a partire da un prolungamento dei termini per quello che riguarda tasse e adempimenti fiscali”.

“Sono testimonianze – dichiara Mauro Bega direttore di Confesercenti Mirandola – che riflettono bene la situazione di molte nostre imprese; da cui si coglie la determinazione a volersi riprendere quanto questa tragedia ha loro portato via: dal punto di vista economico, sociale e umano. Continueremo a sostenerli e ad essere al loro fianco. A maggior ragione, per assisterli riguardo le procedure di erogazione dei contributi per la ricostruzione dei negozi e per i danni subiti”.