“Su un tema così importante come quello del consumo del suolo tanti in questi giorni hanno dato dei numeri, ma non si può dimenticare che tra il 1980 e il 1993 si consumavano 5,6 kmq di suolo all’anno, tra il 1993 e il 2000 se ne sono consumati 4,9, mentre negli ultimi 9 anni 2,4. La metà. Ovviamente questa “riduzione” significativa non è solo merito delle scelte politiche e amministrative. Sono cambiate tante cose, ma occorre partire da qui se si vuole ragionare seriamente per cercare soluzioni” – così  il vicepresidente della Provincia di Bologna Giacomo Venturi.

“Questo in sintesi  – continua Venturi – è quanto ho voluto dire questa mattina partecipando al convegno promosso da Laboratorio Urbano.

Certo non è sufficiente. Occorre fare di più, ma soprattutto non serve che ognuno tenga la propria verità in tasca per impegnarsi a sviluppare una nuova cultura condivisa che informi le scelte politiche e amministrative.

A Bologna il consumo di suolo non è stato saccheggio del territorio. È stato un fattore di competitività e di crescita del benessere, oltre che una condizione per la realizzazione della rete di servizi pubblici di cui godiamo.

Vitali che è stato amministratore di questa città con ruoli di crescente importanza in anni in cui Bologna non è rimasta ferma, lo sa bene.

Intanto siamo passati da 60 PRG a 9 PSC associati e questo ci ha permesso di dire stop alla dispersione insediativa e di legare le previsioni all’esistenza dei servizi alla persona e di una linea SFM o, per gli insediamenti produttivi, alla possibilità di creare aree produttive ecologicamente attrezzate. E questo è un contributo importante per ridurre il “disordine” e il “rumore” di una crescita senza qualità.

Oggi quella formula mostra limiti che dobbiamo superare, senza dimenticare però che il “fermo” del settore edilizio non è un bel segnale perchè riflette una crisi ed una situazione economica pesante e preoccupante.

Io penso che l’edilizia – anche senza tornare ai “fasti” del passato – può ancora essere un settore portante ed importante del nostro tessuto economico: la strada è quella della riqualificazione e della rigenerazione urbana, come afferma anche lo studio e vista l’anzianità del nostro patrimonio abitativo. Quella deve diventare una priorità che può non solo contribuire alla riduzione del consumo di suolo e all’incremento della qualità e dell’efficienza energetica, ma può anche aiutarci a “riorganizzare” e “reinterpretare” il tessuto urbano per rispondere ai mutamenti sociali, demografici ed economici.

C’è spazio per innovare in un settore che ne ha sia il bisogno che la possibilità ma non possiamo farlo da soli. C’è bisogno di assumere questo obiettivo dentro le scelte strategiche di governo, di passare dalla sperimentazione episodica, a piani di lungo e ampio respiro che indichino con chiarezza e con nettezza – costruendo le condizioni normative e finanziarie – una direzione di marcia precisa.

Un terreno sul quale si può sviluppare una virtuosa “concorrenza” tra il sistema degli enti locali e il governo centrale, che tenga insieme obiettivi “quantitativi” – sul piano economico e della ripresa – e obiettivi “qualitativi” – sul piano dell’innalzamento della qualità territoriale e sociale.

Noi ci stiamo muovendo per ridurre drasticamente il consumo di suolo. Proprio in questi giorni stiamo redigendo i contenuti di nuove politiche che vogliamo portare come contributo al Piano Strategico Metropolitano e ci stiamo muovendo verso quel “Patto metropolitano”, che anche lo studio cita, che per Bologna e la sua area metropolitana può diventare un obiettivo concreto.

Possiamo farlo perché in questi anni abbiamo operato sui temi urbanistici introducendo elementi concreti di governo metropolitano, ma possiamo farlo se il contesto normativo e istituzionale sarà adeguato e coerente. Se la Città metropolitana che nascerà sarà una somma di enti con gli stessi poteri, che non ha il coraggio di “rivedere” equilibri e rapporti di forza ancora radicati, che non ha gli strumenti per spingere con vigore in direzione dell’innovazione amministrativa e istituzionale, il rischio è che le migliori intenzioni restino tali.

Io non credo che oggi lo scontro a Bologna sia tra “cementificatori” e “ambientalisti”, tra “sviluppisti” e “decrescenti”, ma – ancora una volta – tra chi osa assumere l’orizzonte del reale e della responsabilità per cercare soluzioni praticabili e credibili e chi può restare a guardare, criticare e consigliare.

Insomma – conclude il  vicepresidente della Provincia Venturi – è una sfida per i veri riformisti, al quale l’Atlante e il Laboratorio Urbano possono contribuire come stimolo o come parte in causa – sta a loro deciderlo – ma senza dimenticare che come porto rispetto alle posizioni diverse, lo pretendo per le mie posizioni e le mie idee”.