Thierry_Cohen_Binary_KidIl cambiamento è ovunque. Lo vediamo nella società, nella tecnologia, nella politica, nella natura e nella fotografia, che non solo osserva le mutazioni della realtà ma cambia con essa. A questo tema è dedicata l’ottava edizione di Fotografia Europea, che ha per tema Cambiare Un festival che è ormai punto di riferimento nazionale e internazionale nel panorama degli appuntamenti dedicati alla fotografia e che quest’anno – ancor più che nelle stagioni passate – spinge il suo sguardo oltre i confini dell’Europa, con un approccio sempre più globale e contemporaneo.

“La realtà è in continuo cambiamento ed è sempre più avanti – ha affermato oggi il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, durante la conferenza stampa di presentazione di FE nell’antica Sinagoga di Reggio Emilia – Quello che fatica a mutare e a cambiare è il nostro sguardo su di lei, la nostra capacità di interpretarla e di agire di conseguenza. Trovo su questo punto esemplificativa una frase di Giorgio Gaber, che abbiamo ricordato di recente: la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va”.

“Fotografia Europea – ha proseguito Delrio – ci aiuta in questo percorso, portandoci anche quest’anno a confrontarci sul piano artistico e filosofico con un tema di grande attualità: il cambiare e la responsabilità nel leggere il cambiamento. Quindi, prima di tutto, è in gioco la nostra capacità di intercettare il cambiamento, di intuirlo in profondità e di leggerlo. E la fotografia è senz’altro uno dei mezzi attraverso cui osserviamo e che ci aiutano a vedere la realtà del cambiamento, che normalmente non vediamo”.

“Troviamo anche in Fotografia Europea 2013 – ha aggiunto il sindaco – un richiamo a riflettere sulla città, sui modelli di convivenza, sugli spazi comuni: in una fase di crisi, è sempre più importante la riflessione sugli spazi pubblici, dalle piazze agli edifici e i musei, dove Fotografia Europea è allestita, con le sue quasi 400 mostre, dove si respira una produzione di benessere attraverso quella occupazione cordiale e vitale della città che ormai ben conosciamo. Una riflessione su quelli che gli inglesi chiamano i commons, i beni pubblici, di tutti, in cui le persone riescono a stare bene: l’acceso a questi beni dev’essere per tutti, e tra questi beni mettiamo certamente la Cultura e Fotografia Europea, che caratterizza Reggio e le consente di appartenere al circuito culturale europeo”. Fotografia Europea, ha concluso Delrio, “è l’evento a cui teniamo di più, lo riproponiamo nonostante la complicata situazione economica, grazie alla forte partecipazione della città e di quanti lavorano per allestirla, anche con il proprio contributo volontario”.

Il periodo economico non facile non ha fermato la macchina organizzativa. A evidenziarlo Giovanni Catellani, assessore alla Cultura e Università del Comune di Reggio: “In questo momento particolare, credere nella cultura – dunque in un’iniziative come questa – è significativo perché diventa un messaggio di speranza per il futuro. In più Fotografia Europea crea un indotto economico che rende viva la città”. Il forte legame tra pubblico e privato si fa sempre più intenso. In tal senso l’assessore ai Progetti speciali del Comune di Reggio Emilia, Mimmo Spadoni, ha messo in luce che “quest’anno si aggiungono nuovi luoghi suggestivi, come la Gabella di porta San Pietro e le Case elemosinarie di recente restaurate in via Fontanelli, oltre ai Chiostri e ai portici di San Pietro. Inoltre il respiro si amplia sia sul piano internazionale, grazie ad esempio alla partecipazione di VII Photo Agency, sia sul piano tecnologico con la collaborazione del Politecnico di Milano”.

La manifestazione si allarga sempre più anche nei paesi della provincia. A rimarcarlo Mirko Tutino, assessore alla Pianificazione della Provincia di Reggio Emilia: “Tantissimi sono gli eventi che coinvolgono il territorio provinciale, rappresentando un valore aggiunto per la riuscita dell’evento. Inoltre con piacere, seppure con fatica, la Provincia è riuscita ad aderire a Fotografia Europea preponendo a Palazzo Magnani una mostra con gli scatti di Weegee che porteranno i visitatori in America”.

Tra i relatori anche due dei più noti curatori delle mostre, Elio Grazioli e Sandro Parmiggiani.

Il primo ha rivolto uno sguardo complessivo al festival: “Il nucleo organizzativo comprende una ventina di collezioni, alcune collettive: questo significa che il numero degli artisti coinvolti è davvero molto alto. Quattro, le sezioni in cui abbiamo scelto di suddividere le mostre, a partire da una semplice domanda: che cosa cambia? Cambia il mondo, cambiamo noi stessi come esseri viventi; e poi cambiano l’immagine e, forse l’aspetto più significativo, muta il nostro modo di vedere. Non si dimentichi che il titolo di questa edizione del festival è “cambiare”: un verbo all’infinito, ma anche un imperativo. Ecco, io credo che la visione raccolga questi due aspetti. In ogni sezione abbiamo poi disposto a scacchiera gli autori”.

Grazioli ha poi ricordato il percorso da lui curato in prima persona, vale a dire lo straniamento rappresentato nelle opere di Rinko Kawauchi, Philippe Chancel e David Stewart, spiegando di riferirsi con ciò “a quella condizione in cui ci troviamo quando il nostro paesaggio abituale presenta un dettaglio, anche piccolo, ma diverso dal solito: un elemento di rottura rispetto a ciò che i nostri occhi sono abituati a percepire, e che per questo è in grado di provocarci stupore”.

Ha infine preso la parola Parmiggiani soffermandosi sulla mostra di Carla Cerati, 140 immagini da lui personalmente scelte e organizzate in un percorso logico ai Chiostri di San Domenico: “Si tratta di una grande fotografa italiana che da quando è uscita dalla gabbia, come lei stessa ha affermato, ha iniziato a fotografare ciò che cambiava intorno a lei, a partire da riti collettivi come quello del cocktail; ha smesso di farlo solo quando Moro è stato assassinato, episodio che ha rappresentato una sorta di spartiacque tra il suo lavoro di prima e quello di poi. La sua opera di documentazione la troverete nella metamorfosi dell’architettura, del paesaggio, dei corpi femminili, proseguendo poi concentrandosi su alcuni dei principali gruppi teatrali protagonisti della scena italiana; il pubblico avrà poi la possibilità di apprezzare una sezione di ritratti di scrittori e musicisti, fino ad approdare in alcuni manicomi italiani pubblicando perfino un libro, “Morire di classe”.

Promosso dal Comune di Reggio Emilia, il festival sarà aperto dal ricco weekend di conferenze, performance, proiezioni, spettacoli e workshop (quasi tutti gratuiti) delle giornate inaugurali (dal 3 al 5 maggio) che avranno come ospiti scrittori, filosofi, musicisti, giornalisti, critici d’arte e accompagneranno il vernissage delle mostre. Queste rimarranno aperte fino a domenica 16 giugno e sono suddivise in quattro percorsi legati al cambiamento e abbinati ad altrettante parole-chiave: straniamento, fiducia, sorpresa e visione.

Mick Rock_Queen Album Cover_ London_1974Lo straniamento di una fotografia che non è solo testimone ma anche protagonista della mutazione, attraverso gli scatti “illuminanti” della giapponese Rinko Kawauchi, la sfida al tempo del francese Philippe Chancel (tornato in luoghi come Fukushima o Kabul, dopo che si sono spenti i riflettori dei media) e il lato eccentrico delle persone svelati dal britannico David Stewart.

La fiducia nel cambiamento del sé, filo conduttore delle mostre Vita Nova (scatti di Evan Baden, Julia Fullerton-Batten, Luigi Gariglio, Paul Graham, Lise Sarfati, Hannah Starkey, Hellen van Meene, Raimond Wouda, Tobias Zielony), Rock’ Stars con le celebrità immortalate da Mick Rock, To Belong di Anders Petersen sui luoghi emiliani colpiti dal terremoto e dei progetti Reggio Children e Speciale diciottoventicinque.

La sorpresa nel riconoscere il cambiamento in progetti surreali come The Afronauts di Cristina De Middel, in spettri di errori del passato da non ripetere in futuro (la Chernobyl di Sergey Shestakov), nella relazione enigmatica tra madre e figlia (Viktoria Sorochinski), nel desiderio di evasione (Lucia Ganieva), nei sogni kitsch dei nuovi ricchi (Tim Parchikov). O anche nelle trasformazioni dell’industria (GD4 PhotoArt) e nel coraggio di riportare in vita, attraverso il moderno, una struttura secolare (Alessandro Rizzi sul Teatro Sociale di Gualtieri); la sorpresa di fronte a fatti polizieschi e alla vita di strada (Weegee, al secolo Arthur Fellig).

La visione, infine, come strada per iniziare il cambiamento. Passando da un artista finlandese che – su committenza del Comune di Reggio Emilia – indaga diverse realtà del contesto emiliano (Esko Männikkö) a un fotografo italiano che conduce esperimenti nei mari del Nord (Andrea Galvani); da una serie di scatti che spengono la luce delle metropoli per ritrovare quella stellare (Thierry Cohen) a un’altra che documenta il lavoro di scienziati “spaziali” (Stefano D’Amadio). Per tornare sulla Terra e recuperare il fascino dell’esotismo orientale della mostra della collezione dell’ambasciatore Alberto e Maria Pansa della Biblioteca Panizzi o rileggere, attraverso il cambiamento dello sguardo fotografico, i cambiamenti della società italiana nel grande omaggio a Carla Cerati.

L’edizione 2013 si presenta ancora più ricca di proposte espositive rispetto agli anni passati. In totale saranno 390 le mostre presentate nell’ambito della rassegna in città ma anche in numerosi comuni della provincia: 21 esposizioni istituzionali, 83 mostre inserite nel percorso collegato, 166 appartenenti al circuito Off e 120 Portfolio online che presenta mostre virtuali di fotografi italiani ed europei.

Numerosissime anche le sedi: le mostre istituzionali sono ospitate negli spazi più prestigiosi della città, come la Biblioteca Panizzi, i Chiostri di San Domenico, i Chiostri di San Pietro, la Galleria Parmeggiani, Palazzo Casotti, Palazzo Magnani, la Sinagoga, lo Spazio Gerra; mentre le piazze Prampolini, San Prospero e Casotti fanno da cornice agli eventi. A queste si sommano altri luoghi pensati per incontri e per esposizioni come il Centro Internazionale Loris Malaguzzi, il cinema Al Corso, l’Istituto Musicale Achille Peri, l’Officina delle Arti e l’Università di Modena e Reggio. Senza contare un nuovo percorso che si aggiunge agli altri e arricchisce le occasioni di conoscenza della città includendo l’Atelier Viaduegobbitre, le case elemosiniere di via Fontanelli, le chiese di San Filippo e San Carlo, il Chiostro della Ghiara, il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, la Gabella di via Emilia San Pietro, i Musei Civici, il Museo dei Cappuccini, il Palazzo della Frumentaria e il Palazzo della Prefettura.

Cristina De Middel_From the Afronauts series_01_Spain_2011Appuntamento ormai consolidato, anche quest’anno accompagna il festival il circuito indipendente Off, programma parallelo con incontri, progetti, mostre e installazioni disseminate nella gallerie d’arte, nei bar, nei ristoranti, nelle librerie e in altri spazi della città e della provincia che culmina con X-Off, contest fotografico lanciato per premiare i migliori progetti del circuito cittadino.

Fotografia Europea è organizzata dal Comune di Reggio Emilia con l’apporto di numerosi curatori. Oltre alle partecipazioni di Elio Grazioli, Walter Guadagnini, Laura Serani, Sandro Parmiggiani, Olga Sviblova, Studio Blanco e Laura Gasparini, si aggiungono quest’anno quelle di Ilaria Campioli, Rossella Menegazzo, Marinella Paderni e Hiroshi Yano.