Cecilia_QuartetÈ il ventiquattresimo concerto della stagione della Gioventù musicale d’Italia sede di Modena quello che andrà in scena al Teatro San Carlo sabato 20 aprile alle ore 17,30. Il Quartetto d’archi Cecilia fondato nel 2004 a Toronto, è uno dei giovani gruppi canadesi emergenti in grado di aggiudicarsi, dopo soli sei mesi dalla fondazione, il Felix Galimir Award per la Musica da Camera dell’Università di Toronto.La Gmi modenese prosegue così la sua mission, dare spazio a giovani talenti vincitori di concorsi internazionali, con un quartetto che nel 2010 si è aggiudicato il Primo premio Concorso Banff 2010 e il Primo premio Concorso Bordeaux, sicuramente tra i più importanti al mondo. Le quattro giovani donne che compongono il Cecilia presentano un programma in ideale continuità con quello del quartetto Schumann, che si è esibito sabato scorso, 13 aprile, sempre al teatro San Carlo, e anche ciò rappresenta un segno di continuità con le scelte della GMI volte a proporre percorsi tra i diversi concerti, in qualche modo connessi tra loro.

Il programma del concerto aperitivo intitolato “Il perduto amore attraverso i secoli” prenderà le mosse da uno dei primi quartetti scritti da Ludwig van Beethoven (1770-1827), il quarto delle sei composizioni contenute nell’op.18 composte tra il 1798 e il 1800 su commissione del principe Lobkowitz, il datore di lavoro di un amico di Beethoven, il violinista Karl Amenda. I sei quartetti dell’op.18 furono pubblicati negli anni 1800-1801 a Vienna. Sabato 13 il quartetto Schumann ha eseguito invece il terzo quartetto di questa serie. Si proseguirà con la Lyrische Suite, scritta da Alban Berg (1885-1935) a metà degli anni 20. L’allievo e sodale di Arnold Schönberg si attiene in questa composizione alla tecnica dodecafonica in tre dei sei movimenti in cui si articola la suite. Il brano ripercorre la parabola dell’amore clandestino che legò Berg alla sorella dello scrittore Franz Werfel, anche con allusioni cifrate all’interno della partitura. Dal punto di vista poetico, la suite è una dolente parabola che dalla luminosità e freschezza iniziale approda alla più dolorosa rinuncia all’amore, in una sorta di interiore “percorso verso il nulla” (Petazzi), spoglio e desolato.

“Nei quartetti sono racchiuse le mie testimonianze più intime”: lo sosteneva il compositore e pianista russo Dmitrij Šostakovič (1906-1975) del quale il Quartetto d’Archi Cecilia interpreterà il Quartetto in mi bemolle maggiore op.117 n.9. Della durata di 27 minuti, fu scritto nel 1964 ed eseguito per la prima volta a Mosca il 20 novembre dello stesso anno. È dedicato alla moglie Irina Antonovna, la stessa dedicataria della Suite op. 45 su testi di Michelangelo Buonarroti, e si sviluppa senza soluzione di continuità e rivela un magistrale gusto strumentale, sia nei momenti lirici che in quelli più intensamente drammatici. I due quartetti novecenteschi, capisaldi della musica europea del secolo scorso, si ricollegano idealmente alla composizione di Charles Ives che ha segnato un punto alto dell’esibizione del quartetto Schumann, capolavoro della musica americana della prima metà del Novecento.