25_AprileMemoria, democrazia, humanitas e pari opportunità, ma anche luci e ombre, necessità di equilibrio e di obiettività nel ripercorrere gli eventi della seconda guerra mondiale e della Liberazione. Sono i concetti emersi lunedì 22 aprile in occasione del dibattito del Consiglio comunale dedicato alla celebrazione del 68esimo anniversario della Liberazione della città.

William Garagnani per il Pd ha ricordato le vittime partigiane della seconda guerra mondiale: “Il 25 aprile celebreremo in Piazza Grande la Liberazione d’Italia – ha affermato – perché chi dimentica il passato è destinato a riviverlo”. Il consigliere ha poi chiesto che la Commissione toponomastica dedichi “una piazza o una via a Giovanni Duca, comandante dell’Accademia militare di Modena che da subito si impegnò per organizzare la Resistenza” e ha concluso il suo intervento citando Don Milani: “Davanti ai giovani che ci guardano non facciamo confusioni pericolose tra il bene e il male, tra la morte di un aggressore e quella di una vittima”.

Ingrid Caporioni di Sel ha evidenziato come nei primi anni della democrazia “si formò una cultura femminile, che nel corso dell’ultimo secolo ha dovuto fare i conti nella quotidianità con il doppio impegno di carriera e famiglia delle donne, che ancora oggi rende loro difficile ricoprire certe cariche”. La consigliera ha ricordato il ruolo dell’Udi (Unione donne italiane) nell’affermare il principio dell’emancipazione della donna e ha citato la direttiva europea che riconosce le pari opportunità tra uomo e donna, ma i servizi di assistenza di anziani e figli sono ancora insufficienti”.

Gian Carlo Pellacani dell’Udc ha sottolineato l’importanza del 22 aprile 1945, “momento in cui si capì che l’incubo della guerra era finito e in cui la paura finalmente sparì”. Ha ricordato inoltre l’uccisione di Rolando Rivi, seminarista 14enne “per mano della formazione partigiano-garibaldina”, il voto dei moderati nel ‘48 “con cui fu battuta la lista di Unità popolare e nacque davvero la democrazia in Italia”, e la storia di una donna “pervasa dall’humanitas che abitava di fronte al carcere di Sant’Eufemia e che si faceva portavoce dei detenuti presso le loro famiglie prima con i partigiani, poi con i fascisti o sospetti fascisti”.

Eugenia Rossi di Etica e legalità ha fatto notare che “l’Italia è stato l’unico Paese che, nell’immediato dopoguerra, ha cambiato il proprio sistema istituzionale, passando alla forma repubblicana. Sono preoccupata che la Costituzione adesso sia in costante pericolo non solo di elusione, ma anche di modifica effettiva”, ha aggiunto. “La Costituzione è nata dal sacrificio e dal sentimento di pietà e di amore verso gli altri: alla base c’è un discorso culturale che purtroppo sembra essersi perduto; stiamo rischiando di perdere la memoria perché non siamo riusciti a tramandarla alle nuove generazioni”.

Sergio Celloni di Mpa ha sottolineato l’importanza, “ricordando gli avvenimenti, di avere equilibrio e capacità di capire cosa era giusto e cosa no”. Il consigliere ha dichiarato che non avrebbe voluto partecipare al Consiglio dedicato: “Parlare di Liberazione e dedicargli una seduta è quanto meno anacronistico e demagogico; si tratta di avvenimenti superati, retaggio di un’epoca passata. Vorrei riportare l’attenzione alla quotidianità: bisogna pensare al futuro e ai problemi di oggi”.

Per il Pdl, Olga Vecchi ha evidenziato che, come spesso accade nei momenti storici di forte cambiamento, anche in questo periodo vi fu un lungo momento oscuro, di luci e di ombre, di pagine insanguinate sulla cui realtà si ha avuto troppa fretta di chiudere”. La consigliera ha poi dedicato un pensiero particolare alle donne della Resistenza che “hanno segnato la rotta, prima sostituendo gli uomini in guerra e poi affiancandoli in battaglia” rivendicando “parità di diritti e doveri”. Sandro Bellei ha riportato alcuni ricordi di quello che visse da bambino in occasione della Liberazione e ha affermato che occorre “leggere la storia con maggiore obiettività e meno retorica” e che “il ricordo obiettivo, che qualcuno vorrebbe etichettare come revisionismo, è l’unico modo per fare memoria in modo utile, ma soprattutto per pacificare e unire gli italiani in un momento come questo in cui l’Italia sta attraversando la crisi politica ed economica più difficile della Repubblica”.

Per Michele Barcaiuolo (Fratelli d’Italia) “i tragici eventi storici avvenuti sul nostro territorio hanno bisogno di decantare e di essere approfonditi; non si tratta di revisionismo, ma è doveroso fare rimembranza altrimenti continueremo con gli stessi dibattiti per 60 anni”, ha detto il consigliere concludendo che “quando si riuscirà a riconoscere anche i morti repubblichini sepolti a san Cataldo, spesso vittime di violenze, si sarà fatto un grande passo avanti”.