Ha sortito i suoi effetti la pressante richiesta del sindaco di Budrio Giulio Pierini, del vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi e dell’assessore regionale alla programmazione Territoriale Alfredo Peri verso la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna, affinché fosse superato il vincolo di tutela per interesse culturale del complesso ex centro trasmittenti ad onde medie di Budrio.

E’ quanto emerso dalla riunione del Collegio di Vigilanza dell’Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata (APEA) tenutasi nei giorni scorsi, durante la quale si è fatto il punto della situazione alla luce dello scenario profondamente modificato dalla chiusura positiva del procedimento di verifica.

Purtroppo però la lunghezza nell’attesa di questa risposta ha indotto la società Pizzoli Spa a rinunciare al trasferimento nell’area di Cento di Budrio, pur confermando la volontà di delocalizzare l’attuale stabilimento produttivo. La rinuncia al trasferimento è maturata in questi mesi, principalmente a causa dei tempi non certi per la soluzione del vincolo sull’ex centro trasmittente Rai: un allungamento dei tempi che si aggiunge a quello già “subìto” soprattutto a causa dell’autorizzazione allo smantellamento dell’antenna Rai. La situazione ha sostanzialmente obbligato Pizzoli Spa, durante il periodo di verifiche della Soprintendenza, ad avviare un percorso alternativo che ormai sembra essere già definito.

Ora il percorso andrà profondamente ripensato sia per quanto riguarda l’area produttiva di Cento, sia per la necessaria delocalizzazione dello stabilimento Pizzoli Spa, che rimane un’operazione di rilievo quanto meno sovracomunale.

La società Part Tre srl (Gruppo Maccaferri) ha invece espresso la disponibilità a procedere con gli impegni assunti e la programmazione dell’intervento.

Occorre quindi riavviare il lavoro di valorizzazione del polo produttivo e commerciale di Cento di Budrio, nel rispetto delle condizioni di sostenibilità ambientali e territoriali e nell’ambito di scelte urbanistiche di scala sovracomunale.

«La scorsa estate – afferma il sindaco di Budrio Giulio Pierini – tutto era pronto ed eravamo a un passo dall’inizio dei lavori per la realizzazione dell’APEA di Cento di Budrio. Poi tutto è stato bloccato. Il Comune ha lavorato per molti anni al fine di arrivare a una soluzione che vedesse protagonista una tra le più importanti realtà produttive del nostro territorio, la Pizzoli Spa, in un disegno ambientalmente compatibile e innovativo. Oggi tutto questo sembra sfumare a causa di una procedura di vincolo che ha congelato investimenti, lavoro, realizzazione di opere, risorse per l’amministrazione e per la comunità. Nel merito la verifica ha confermato la bontà dell’attività svolta dagli enti pubblici coinvolti e questa è un’ulteriore beffa: il risultato è che formalmente siamo tornati al punto di prima quindi si potrebbe partire; ma in questi 8 mesi tutto è rimasto fermo in un quadro di forte incertezza che ha spinto Pizzoli Spa su altre soluzioni. La “difesa” del Centro Rai si è poi rivelata infondata, ma ha ripercussioni assolutamente negative su Budrio e la sua comunità a seguito di una scelta che non è indolore nemmeno per la Pizzoli Spa e i suoi lavoratori. Chi, soprattutto dal punto di vista politico, si è “intestato” quella rivendicazione sul Centro Rai, da oggi dovrà fare i conti con gli effetti disastrosi di una battaglia che rischia di impoverire Budrio.»

«Dopo che nelle sedi opportune si è concluso il procedimento di verifica di interesse culturale del complesso ex trasmittente ad onde medie di Budrio – ha dichiarato Giacomo Venturi vicepresidente della Provincia – riconoscendo la fondatezza delle nostre previsioni urbanistiche e la legittimità degli atti adottati, è spiacevole dover rendere conto ai cittadini che un investimento che poteva costituire – in una fase così difficile – una salutare boccata di ossigeno per il Comune di Budrio e una iniezione di fiducia per il territorio non si realizzerà.

Dispiace dover constatare che quando le amministrazioni compiono il loro dovere nei tempi giusti e nei modi corretti sia possibile rendere vano questo impegno in nome di ragioni che nulla hanno a che vedere con questi elementi, ma piuttosto con una battaglia politica che non essendo riuscita a prevalere sul terreno della conquista del consenso, si decide di spostare su altri piani e con iniziative singolari “fuori tempo massimo”, rispetto alle regole amministrative e di buon senso.

Uno dei soggetti privati che aveva promosso l’iniziativa non realizzerà più il nuovo stabilimento nell’area indicata per quell’investimento, a causa dell’allungamento dei tempi e degli ostacoli incontrati ed infondati che non lo rendevano più compatibile con le proprie volontà e le proprie indicazioni.

Spesso si accusa la lunghezza e la farraginosità della burocrazia come l’ostacolo che non consente investimenti consistenti sui nostri territori e nelle nostre realtà.

Era infatti ovvio che questo sarebbe stato l’esito vista l’inconsistenza delle motivazioni e delle ragioni portate dai comitati a sostegno della richiesta di bloccare quell’intervento, ma oggi – amaramente – dobbiamo prendere atto che hanno raggiunto l’obiettivo che si sono prefissi e che il danno lo pagheremo tutti anche se l’hanno provocato solo alcuni».