infanzia_ph_Tassoni
Il Comune di Bologna su nostra richiesta, non ci tornavano i dati, ha ammesso che al numero degli aventi diritto al voto residenti a Bologna (288.870) sono stati aggiunti 10.473 elettori residenti all’estero che per votare avrebbero dovuto venire a Bologna a proprie spese (ne sono venuti 20). Il Comitato promotore ha chiesto inutilmente che potessero votare dall’estero, trattandosi di un referendum consultivo. Questo non è stato concesso ma ora il loro numero viene utilizzato per abbassare la % di affluenza.

Per considerare correttamente i dati va poi ricordato che:

– nonostante fosse stato richiesto dalle Associazioni dei migranti, ad oltre 30.000 residenti bolognesi, immigrati e genitori di bambine e bambini che frequentano nidi, scuole d’infanzia o elementari non è stato consentito di votare per avere garantito il loro diritto universale all’istruzione, in quanto ovviamente non iscritti nelle liste elettorali.

– Le liste elettorali non sono state aggiornate prima del referendum, come avviene per qualsiasi tornata elettorale, e quindi tutti quelli che hanno preso la residenza in questi ultimi mesi o hanno cambiato residenza, non potevano votare, i primi, e gli altri avrebbero dovuto andare al seggio dell’indirizzo precedente (a saperlo!).

– Per l’organizzazione del referendum il Comune dopo avere fatto un’operazione terroristica (500-600 mila euro) sulle spese, ha poi operato al massimo risparmio (attendiamo il consuntivo dei costi dal Comune) istituendo solo 199 seggi contro i 447 delle elezioni amministrative per di più collocati in postazioni assurde a più di 5 chilometri dalle sedi di residenza di decine di migliaia di cittadini. La % di affluenza va dal 19-20% del Paleotto e di via Toscana al 38,1 % del seggio 39 di Croce Coperta . Senza dimenticare che l’unica comunicazione ufficiale del Comune sull’indizione del referendum è consistita in un’ unica lettera inviata per posta ordinaria che tanti elettori hanno dichiarato di non avere ricevuto.

(Nuovo Comitato articolo 33)