Con la fine di maggio si possono trarre i consueti bilanci meteoclimatici relativi a quelle che sono state – per gli esperti – la “primavera meteorologica” e le caratteristiche del mese, un mese fanno sapere dall’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia “ricco di anomalie”.

Sono tante le curiosità e appunto le bizzarrie di una stagione che il senso comune ha percepito come fredda, oltre che perturbata e piovosa. “Diciamo subito – avverte il meteorologo Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – che i numeri oggettivi smentiscono, a parte alcune giornate, la prima sensazione, ovvero che la stagione sia stata fredda, mentre confermano ampiamente la seconda: la primavera, nonché l’intero inizio del 2013, sono fra i più piovosi da quando esistono le osservazioni a Modena, ovvero da oltre centoottanta anni”.

I dati che descrivono e raccontano dell’andamento meteoclimatico del periodo e del mese sono veramente tanti.

Per quanto riguarda il mese di maggio 2013, la temperatura media a Modena è risultata di 18.1°C, sotto alla media climatica più recente dell’ultimo trentennio 1981-2010 che è di 18.7°C, ma comunque superiore a quella del periodo 1971-2000 (17.9°C). Sempre spulciando le serie storiche viene fuori che basta risalire al 2004 per trovare un maggio mediamente più freddo dell’attuale, con una media termica di 17.4°C.

“Tutt’al più – commenta Luca Lombroso – potremmo parlare di un maggio fresco in un’era calda ma che fino al 2000 sarebbe risultata quasi mite!”.

Il giorno più caldo del mese, il 9 maggio, il termometro ha raggiunto i 25.2°C. “Può stupire che quest’anno non sia arrivata l’estate, ma – continua la sua analisi l’esperto Luca Lombroso – anche qua le statistiche sono a doppia faccia: fino al 2000 i fatidici 30°C a maggio erano l’eccezione e capitavano si è no ogni 10 anni. Dal 2000 in poi sono diventati quasi la regola e sono capitati una volta ogni 8 anni. Pertanto non deve stupire che quest’anno non sia stata neppure avvicinata la soglia delle giornate calde che hanno tante volte caratterizzato il mese”.

Nel giorno più freddo, il 25 maggio, la temperatura minima è scesa a 9.7°C presso la stazione storica dell’Osservatorio Geofisico sul torrione orientale di Palazzo Ducale e fino a 5.7°C al Campus di Ingegneria “Enzo Ferrari”, nella periferia cittadina, che costituiscono certamente “valori anomali” per fine maggio, anche se tanto nel 2006 che nel 2004 si registrarono temperature simili e perfino più basse. Ma, la vera anomalia fredda è la temperatura massima del giorno 25 con soli 13.1°C, che è stato il “pomeriggio di fine maggio più freddo dal 1965”.

Per quanto riguarda le precipitazioni piovose, nel maggio 2013 si sono accumulati 73.0 mm di pioggia, assai di più della media mensile che è nell’ultimo trentennio di 56.8 mm. Tuttavia non è nulla di straordinario per maggio, in quanto sono stati ben più piovosi i recenti maggio 2010 (108 mm) e maggio 2008 (141.4 mm). “Fa stupire, invece, – precisa Luca Lombroso – il fatto che i giorni di pioggia sono stati ben 18, quindi di più che negli anni citati, in cui le piogge furono meno frequenti ma più intense. Per trovare un numero di giornate più piovose per il mese di maggio si deve risalire al 1980, quando la pioggia ci accompagnò ben 20 giorni!”.

Veniamo ora ai dati salienti della primavera 2013. “Smentite, quantomeno per Modena, – precisa subito il meteorologo Luca Lombroso – la notizie che quella di quest’anno sia stata la primavera più fredda da 200 anni”. La temperatura media, infatti, è risultata di 13.6°C e, analogamente a quanto segnalato per maggio, è sotto alla media climatica “recente” del trentennio1981-2010, che è di 13.9°C, ma sopra a quella di fine XX secolo, 1971-2000, risultata di 13.3°C. Il precedente più freddo è sempre del 2004, allorché ci fu una primavera con temperature medie di 13.4°C. “Per analogia – si fa scappare Luca Lombroso – possiamo definire quella del 2013 una primavera fresca in un’era calda. E per quanto strano possa sembrare fino al 1995 questa sarebbe stata quasi una primavera dolce. Insomma il riscaldamento climatico ci ha fatto cambiare la sensazione delle stagioni”.

Decisamente anomala, invece, l’entità delle piogge primaverili, con 278.7 mm contro i 172.1 mm della media stagionale, che restano lontani dal record assoluto della bagnatissima primavera 1853 (371.6 mm), anche se è dal 1965 (304.3 mm), ovvero da quasi un cinquantennio che non pioveva così tanto in primavera. Scorrendo ancora a ritroso gli Annali dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena, altre primavere più piovose le troviamo nel 1904 e in pochi altri anni del XIX secolo.

Quello che in primavera risulta invece record – per gli esperti dell’Osservatorio Geofisico di Modena – è la frequenza di giorni piovosi “meteorologici” (precipitazioni >0 mm), con ben 50 giorni caratterizzati da piogge sui 92 della intera stagione, che significa più di un giorno su due, che corrispondono a quasi il doppio dei 29 giorni che mediamente si hanno nel periodo. “Mai dal 1830 – si affretta a dire Luca Lombroso – si era verificata una primavera con così tanti giorni piovosi”.

Straordinarie anche le piogge dei primi cinque mesi del 2013, in cui sono caduti sono ben 436.5 mm in 78 giorni di pioggia. Quanto a frequenza di piogge, andò peggio un’unica volta, nel 1936, con 83 giorni bagnati, mentre per la quantità si deve risalire al 1904 con 462.7 mm per trovare più pioggia di questo primo scorcio d’anno e, più indietro ancora, ad altre sei annate del XIX secolo fino al massimo assoluto di 497.2 mm nel gennaio-maggio 1853.

Quasi clamorosa infine l’estremizzazione siccità-diluvio fra il 2011/12 e il 2013. Già oggi le piogge totali del 2013 sono maggiori dell’intero 2012 (435 mm) e dell’ancor più secco 2011, che con 389.7 mm stabilì una siccità record. “Sarebbe comunque improprio – precisa Luca Lombroso – parlare di compensazione. La siccità e la desertificazione sono fenomeni complessi e, soprattutto, la pioggia deve cadere nella giusta stagione e quantità. Non deve avvenire che prima sia quasi assente, tanto da creare non pochi problemi idrici e agrometeorologici, e poi arrivi quasi tutta assieme, con conseguente pericolo di possibili dissesti idrogeologici”.

Previsione. Passata l’ultima perturbazione di giovedì 30 maggio, ora il tempo va gradualmente stabilizzandosi, con temperature in graduale lenta risalita e giornate serene-variabili, ancora inizialmente, nelle prime ore, in parte fresche. Dopo torneranno nei valori medi stagionali o anche un po’ sopra dai primi giorni di giugno. L’estate? “Inutile – dice Luca Lombroso – fare ipotesi. Le previsioni stagionali restano un prodotto sperimentale non idoneo all’uso operativo e, del resto, le ultime stagioni hanno visto i comportamenti più disparati, alternando estati torride e roventi come nel 2003 e nel 2012 e con piogge torrenziali come nel 2002, nel 2005 e nel 2010. Il clima sta cambiando e cambiano anche gli anticiclone e le stagioni”.

“Da un punto di vista meteorologico – è la conclusione dell’esperto dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena Luca Lombroso – le cause delle bizzarrie della primavera 2013 si ritrovano nelle numerose perturbazioni, spesso fredde, conseguenti l’assenza di anticicloni duraturi e la marcata ondulazione della corrente a getto. Cosa causi tutto ciò nel complesso sistema clima è difficile dirlo, ma non possiamo fare a meno di notare che l’estremizzazione dei fenomeni, l’<accelerazione del ciclo dell’acqua>, è in linea con gli impatti attesi a seguito del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici”.