Per reagire al disagio sociale provocato dalla crisi gli italiani puntano sull’associazionismo e sul welfare ‘fai da te’: è quanto emerge da un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato che fotografa gli effetti della recessione e le risposte dei nostri connazionali. “Da questa rilevazione – spiega Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna – affiora un quadro drammatico sul fronte occupazione: 3.076.300 italiani sono senza lavoro, a questi si aggiungono 1.703.500 inattivi ‘scoraggiati’ (vale a dire che non cercano lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo) e 318.600 cassintegrati, per un totale di 5.098.400 persone che vivono gravi difficoltà nel mercato del lavoro, ovvero il 10% della popolazione”. Negli ultimi 10 anni è peggiorata anche la condizione di vita degli anziani con più di 65 anni, vale a dire 12.370.822 persone che rappresentano il 20,8% della popolazione, una percentuale destinata a toccare il 33,1% nel 2050. “Le esigenze di assistenza agli over 65 e, in generale, di cura della famiglia – prosegue Marco Granelli – hanno provocato un boom del numero di badanti e di collaboratori domestici che devono surrogare le mancanza del sistema di welfare nazionale, oggetto di tagli e politiche di austerity. Secondo i nostri dati nel 2011 badanti e collaboratori domestici erano complessivamente 881.702 e negli ultimi cinque anni sono aumentati di 257.456 unità, con una crescita del 53,7%”.

In questa situazione di difficoltà c’è anche un’Italia solidale che si organizza per supplire alle carenze dei servizi pubblici e rispondere alle esigenze dei cittadini, testimoniando la capacità dei nostri connazionali di impegnarsi in prima persona al servizio della comunità. Il rapporto di Confartigianato rivela infatti che, tra il 2001 e il 2011, il numero delle associazioni no profit è cresciuto del 28%. Oggi se ne contano 301.191, che occupano 680.811 persone e vengono aiutate nelle loro attività da ben 4.758.622 volontari, pari all’8% della popolazione. In Emilia Romagna le associazioni no profit sono 25.116, gli addetti 64.395, i volontari 428.550, pari al 9,8% della popolazione. E tra gli italiani impegnati a resistere alla crisi, gli imprenditori si distinguono per il numero più alto tra i Paesi europei e per la capacità di creare occupazione: sono 5.574.333 e rappresentano il 9,3% della popolazione, una percentuale che in Emilia Romagna arriva all’11,1%, gli imprenditori sono infatti 486.958 su una popolazione di 4.377.487.

“Sono dati – sottolinea Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna – che ci indicano la strada per uscire dalla crisi: dare sostegno alla naturale vocazione imprenditoriale degli italiani, l’unica strada per ricostruire benessere e coesione sociale. Le politiche economiche devono valorizzare la creatività e il ‘saper fare’ tipici dell’artigianato e delle piccole imprese, la cultura, la tradizione produttiva, l’innovazione profondamente radicate nei territori del nostro Paese: tutti elementi che hanno fatto la fortuna del “Made in Italy” nel mondo. Impresa, lavoro, famiglia, territorio, associazionismo: sono i valori fondanti del ‘modello italiano’ da cui bisogna ripartire per lasciarci finalmente alle spalle una crisi che ha prodotto profondi danni economici e disagio sociale. Al tempo stesso va costruito un sistema di welfare ‘a misura’ della realtà sociale, economica ed occupazionale e dei nuovi bisogni dei cittadini-imprenditori e delle loro famiglie”.