carabinieriDopo l’incidente è scappato dalla mamma che si è subito prodigata per “coprirlo”: la donna infatti, prima dell’arrivo dei carabinieri, si è precipitata sul luogo dell’incidente e per rendere tutto più credibile non ha esitato ad accusare un malore venendo addirittura soccorsa e condotta in Ospedale. I Carabinieri della Stazione di Villa Minozzo tuttavia recependo alcune incongruità hanno avviato le dovute indagini accertando in maniera incontrovertibile che l’autovettura al momento dell’incidente era condotta dal figlio. L’evidenza dei fatti alla fine ha fatto crollare la mamma che ha ammesso di essersi inventata il tutto per coprire il figlio in quanto guidava senza patente poiché mai conseguita. Per questo motivo con l’accusa di false dichiarazioni a pubblico ufficiale i Carabinieri hanno denunciato alla Procura reggiana un’operaia 40enne residente a Villa Minozzo e per guida senza patente il figlio poco più che 20enne. L’autovettura, peraltro sprovvista dell’assicurazione è stata sequestrata con una maxi multa per oltre 600 euro contestata alla donna. A seguito dell’incidente, avvenuto a fine Agosto in località Castiglione di Villa Minozzo, la donna è quindi ricorsa alle cure mediche per poi essere sentita in merito ai fatti dai Carabinieri. Le incongruità tra i rilievi e la dinamica fornita dalla donna non convinceva i militari che si sono fortemente insospettiti quando successivamente la controparte si è presentata in caserma per chiedere i dati del sinistro ai fini assicurativi. Nell’apprendere che la macchina risultava agli condotta da una donna la controparte, apparsa sorpresa, ribatteva “Mi è parso che guidasse un ragazzo!”. Affermazione questa che è stata attentamente vagliata dai militari che, sebbene si siano imbattuti nella fermezza di una mamma disposta a tutto pur di garantire l’impunità del figlio, hanno avviato i dovuti accertamenti scoprendo alla fine che a guidare era il figlio.

Accertamenti poi confermati dalla donna che non potendo più negare l’evidenza rendeva piena confessione giustificando la condotta nella volontà di voler garantire l’impunità del figlio. Alla luce dei fatti i due venivano denunciati alla Procura reggiana in ordine ai citati riferimenti normativi violati.