Tecnopolo-ReggioEmilia2Con un weekend inaugurale che prevede incontri e dibattiti, performance e mostre, sabato 26 e domenica 27 ottobre 2013 viene consegnata alla città la sede del Tecnopolo di Reggio Emilia per la ricerca industriale avanzata e il trasferimento tecnologico, nel capannone 19 (C19) dell’area Reggiane.

I lavori di riqualificazione – finanziati dal Comune di Reggio Emilia e dalla Regione Emilia-Romagna con un investimento complessivo di 5,5 milioni di euro – sono conclusi. Nei prossimi mesi, troveranno posto nella nuova sede i laboratori di ricerca di Rei-Reggio Emilia Innovazione, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e Crpa, da anni in funzione in altre sedi, con una novantina di ricercatori.

Il Tecnopolo di Reggio Emilia – le cui radici affondano nella secolare storia di lavoro, ricerca, innovazione e sviluppo delle ex Officine Reggiane, nei principali centri di ricerca di Reggio Emilia e nella cultura di innovazione della città – è il primo ad essere ultimato fra quelli della Rete Alta Tecnologia regionale: è quindi il primo della regione a potersi avvalere di un’infrastruttura specificamente dedicata.

Il Tecnopolo di Reggio Emilia è una delle infrastrutture dell’economia della conoscenza previste nel Progetto Area Nord e, con il vicino Centro internazionale Malaguzzi, è uno dei poli generatori e una prima estensione – con i suoi centri di ricerca su Meccatronica, Costruzioni, Argoalimentare ed Energia e Ambiente – del Parco della conoscenza, innovazione e creatività nell’Area Reggiane.

INTERVENTO INAUGURALE DEL VICESINDACO DI REGGIO EMILIA UGO FERRARI

Prima della tavola rotonda – a cui hanno preso parte il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Graziano Delrio, il rettore eletto dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia Angelo Oreste Andrisano, il direttore di Ater Paolo Bonaretti e, quale moderatore, il giornalista de La Stampa e docente alla Princeton University Gianni Riotta – dedicata a “Innovazione, ricerca e conoscenza: le chiavi di sviluppo dei territori”, evento inaugurale del nuovo Tecnopolo di Reggio Emilia, il vicesindaco di Reggio Emilia Ugo Ferrari ha rivolto oggi ai partecipanti e al pubblico il seguente intervento di saluto:

“Benvenuti nella nuova sede del Tecnopolo di Reggio Emilia, luogo della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico.

Saluto le autorità civili, militari e religiose presenti. Saluto i parlamentari, i consiglieri comunali, provinciali e regionali, i sindaci della provincia presenti.

“Quando – come è successo a Reggio – si assume improvvisamente la funzione di Sindaco, si rischia di vedersi attribuire alcune responsabilità e alcuni meriti di troppo. Nel mio caso per fortuna prevalgono i secondi.

Allora inizio con il ringraziare alcuni dei veri protagonisti di questa opera così importante per noi, per la regione, per il paese.

“Il principale di questi protagonisti – credo che lo riconoscano tutti – è il ministro Graziano Delrio, che da sindaco promosse nel 2010 gli Stati Generali sull’Area Nord per una nuova economia della conoscenza, basata sul rafforzamento delle competenze distintive di Reggio Emilia e del territorio. Qualcuno parlò di astrazione, di sogni irrealizzabili. Oggi viene smentito! Ma i protagonisti sono molti altri, come accade per le migliori pagine che sanno scrivere queste zone e la loro gente.

“Ricordo la Regione – il presidente Errani e l’assessore Muzzarelli – che ha investito importanti risorse ed ha sostenuto questo progetto. La Provincia che è stata al nostro fianco nel cammino di questi anni.

“Ringrazio coloro che hanno ideato e gestiranno questo luogo: l’Università di Modena e Reggio, Reggio Emilia Innovazione, il Crpa, il FabLab di Reggio Emilia.

Ringrazio coloro che hanno condiviso il percorso partecipato per la definizione del progetto dell’Area Nord e la promozione del Tecnopolo in questa fase di avvio, anche attraverso le iniziative del Tecnomese che, da oggi fino a metà dicembre, vedrà 16 eventi: workshop, seminari, progetti, spettacoli, fra cui i 40 anni di Crpa e i 10 anni di Rei. Nell’occasione firmerà anche un protocollo d’intesa sull’innovazione.

 

“Ringrazio dunque

– Le numerose imprese

– Provincia

– Camera di Commercio

– Unindustria, Cna e altre associazioni di impresa

– Ordini professionali

– Iren

– Aster

– Il Centro internazionale Loris Malaguzzi

– Il Club Digitale

– Il Club della Meccatronica

– Istoreco

– La Sovrintendenza ai Beni culturali

– La Soprintendenza per i beni archivistici, nella persona del dottor Stefano Vitali

– Aterballetto

– Il commendator Fantuzzi, che ci ha permesse questa sperimentazione del Tecnopolo concedendoci il capannone 19.

 

“Infine – ma non da ultimo – ricordo e ringrazio per il loro impegno l’assessore ai Progetti speciali del Comune di Reggio Mimmo Spadoni, la Giunta nel suo complesso, il direttore dell’Area pianificazione strategica, architetto Massimo Magnani e il progettista della riqualificazione del capannone 19 e della struttura del Tecnopolo architetto Andrea Oliva.

“Questo ricco elenco evidenzia un primo dato, che mi pare sia la chiave del successo: il Tecnopolo è il frutto di un lavoro collettivo, un risultato della città di Reggio Emilia, dell’impegno delle nostre forze migliori, della capacità di pensare e progettare insieme, una delle peculiarità che da sempre caratterizza il tessuto sociale, culturale ed economico del nostro territorio.

“Un’ampia sinergia su cui anche la Regione Emilia-Romagna – promotrice della rete dei Tecnopoli regionale – ha potuto contare.

Il Tecnopolo è una delle risposte alla crisi di una città e di un’economia che vogliono essere cooperanti e competitive, che guardano al futuro, a una crescita “intelligente, sostenibile, inclusiva”, nella prospettiva di Europa 2020.

La fermata dell’alta velocità, gli investimenti sul Centro internazionale Loris Malaguzzi, la struttura in cui oggi ci troviamo, i progetti sull’Area Nord sono il segno della nostra volontà di affrontare la crisi non in difesa, ma di creare nuove condizioni e presupposti, dentro nuovi scenari di cambiamento, per continuare ad essere una comunità forte, coesa; città e territorio in grado di offrire opportunità in particolare ai giovani.

 

“Il Tecnopolo di Reggio Emilia – ha spiegato il vicesindaco – è parte di una rete di dieci tecnopoli per la ricerca e l’innovazione tecnologica che stanno sorgendo in Emilia-Romagna.

E’ il primo in regione ad essere inaugurato, è stato realizzato nei tempi previsti e non sforando di un euro, rispetto alle risorse assegnate – e senza infortuni per i lavoratori.

Reggio Emilia Innovazione, Crpa, Università di Modena e Reggio Emilia, oltre ad una preziosa rete di ricercatori informali (tra cui quelli del Fab Lab), sono soggetti che in stretta collaborazione con le imprese animeranno questo luogo con progetti di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.

Saranno circa 90 i ricercatori che opereranno qui in settori chiave dell’economia locale e non solo, come la meccatronica, la green-economy, l’agro-alimentare. Insieme alla ricerca nel settore dell’educazione sviluppata nel vicino Centro internazionale dell’infanzia Loris Malaguzzi, il Tecnopolo è un ulteriore tassello del futuro Parco della Conoscenza, Innovazione e Creatività, un luogo fatto di eccellenze, al servizio della comunità, delle imprese, dell’università.

In questi spazi – sapientemente riqualificati dall’architetto Andrea Oliva, con il controllo della Sovrintendenza e grazie al lavoro dell’impresa Reale Mario srl – dalle prossime settimane, troveranno collocazione quattro centri, ora attivati in sedi diverse (3 centri fanno capo all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, il 4° a Crpa-Centro ricerche produzioni animali)

1 – Il Centro Intermech-Mectron per la ricerca applicata e i servizi nel settore della meccanica avanzata, della meccatronica e della motoristica, con sede a Reggio e Modena (Intermech-Mectron)

2 – il centro per la ricerca nel settore della green-economy, per la sostenibilità in edilizia, la conversione efficiente dell’energia, l’efficienza energetica degli edifici, l’illuminazione e la demotica (En&Tech)

3 – il centro di ricerca per il miglioramento e la valorizzazione delle risorse biologiche agro-alimentari (Biogest-Siteia)

4 – il laboratorio dedicato alla ricerca industriale nei settori dell’agroalimentare e dell’ambiente ed energia (Crpa-Lab)

Ci sarà poi il Portale della Rete Alta Tecnologia, punto di accesso al Tecnopolo, gestito da Rei – Reggio Emilia Innovazione.

Il Portale ha il compito di favorire la visibilità e l’accessibilità del Tecnopolo e della Rete nel suo insieme, affiancando alle attività di ricerca un’offerta integrata e coordinata di servizi per l’innovazione alle imprese, ricorrendo alla Rete Alta Tecnologia della regione e ad altri tecnopoli in Italia e all’estero.

 

“Inoltre, Reggio Emilia Innovazione è presente all’interno del Tecnopolo con il Fab Lab di Reggio Emilia, un laboratorio di fabbricazione digitale in piccola scala, che offre molti servizi grazie ad una rete di ricercatori informali, consentendo anche alle piccole imprese di entrare agilmente nel circuito della ricerca e dell’innovazione.

Il Fab Lab Reggio Emilia è parte della rete internazionale dei 100 Fab Lab originati e collegati al Mit di Boston e diventerà anche l’animatore della comunità del Tecnopolo, gestendo uno spazio di progettazione condivisa, un luogo per la contaminazione delle idee in relazione privilegiata con i centri di ricerca e le imprese più innovative. La continuità, anche fisica, tra ricerca università e impresa costituisce un altro punto di forza del progetto.

“Il progetto – ha sottolineato Ferrari – tiene conto anche di ciò che le Officine Reggiane hanno rappresentano per la storia della nostra comunità. Qui all’inizio del Novecento ha preso vita un’azienda diventata negli anni leader a livello internazionale. Questo grazie alla capacità di sperimentare nuovi prototipi e di innovare i processi produttivi. L’intera industria reggiana trova qui le sue radici, così come è passata una parte della storia del movimento operaio, con le sue sconfitte e le sue conquiste.

Alle Reggiane abbiamo acquisito gran parte del nostro saper fare, della nostra radicata cultura del lavoro, della democrazia. Anche i momenti più bui del nostro paese hanno segnato la vita di questa fabbrica, che sui muri porta ancora i segni evidenti della guerra e dell’Eccidio del ’43. Un passato che non vogliamo dimenticare, di cui vogliamo fare tesoro.

“Nella riqualificazione di questa struttura si è voluto preservare l’architettura originaria dell’industria e adesso – nel nuovo secolo – riconsegniamo questo luogo alla sua natura originaria: un centro dove far nascere nuove idee, sperimentare nuove soluzioni grazie alla presenza delle migliori intelligenze e di strumenti ad alta tecnologia. Un luogo dove chi ha una buona idea imprenditoriale può trovare i mezzi per realizzarla. Dove un sogno, un progetto, può trasformarsi in realtà.

Le Reggiane sono, così, un pezzo del passato e del futuro di Reggio. Per queste ragioni – grazie alla collaborazione di Istoreco e della Soprintendenza per i beni archivistici – l’inaugurazione di oggi vede contestualmente un’esposizione di parte dell’archivio storico delle Reggiane.

“Il Comune di Reggio e la Regione hanno investito in quest’opera ingenti risorse, nella certezza che sarà un’infrastruttura in grado di segnare un cambio di passo per le nostre imprese, da quelle di grandi dimensioni a quelle più piccole, fino alle imprese artigiane che da sole non avrebbero la possibilità di investire nella ricerca. La riqualificazione del Capannone 19 – di circa 3.700 metri quadri di superficie – ha visto un investimento di circa 5,5 milioni di euro, di cui 3,1 milioni di euro carico del Comune di Reggio e 2,4 milioni di euro a carico della Regione Emilia Romagna. A questi si aggiungono 10,6 milioni di euro di investimenti per la ricerca.

Ma non ci fermeremo qui.

 

“L’attenzione su questa operazione da parte delle imprese che sono interessate alla ricerca è rilevante. Nel vicino capannone 18 potranno trovare posto centri di ricerca privati per continuare e ampliare l’esperienza della ricerca applicata e dello scambio tecnologico avviata con il Tecnopolo.

A questi interventi seguiranno i progetti previsti con i 17 milioni di euro e derivanti dal Piano Città e dalla Regione, per acquisire il Capannone 18, aprire il ramo storico di viale Ramazzini, creare una piazza che connetta il Tecnopolo al Centro internazionale Loris Malaguzzi e – da qui – al Campus universitario di San Lazzaro e al centro storico.

Così come il Parco della conoscenza nell’area Reggiane deve rappresentare una rilevante opportunità di riordino e riorganizzazione per i quartieri di Santa Croce e della stazione ferroviaria, per la riqualificazione di un quadrante che oggi vive alcune criticità e situazioni di marginalità.

 

“In una fase caratterizzata dalla scarsità di risorse, come quella attuale, è necessario valorizzare le proprie eccellenze, mettendo a sistema le varie parti che costituiscono la comunità. In questo modo la città non si preoccupa solo di essere competitiva con soggetti esterni, ma di essere cooperante al suo interno e allo stesso tempo di collaborare con le città vicine in una logica di Area Vasta.

“L’affermarsi dell’economia della conoscenza vede al centro le persone, che con la intraprendenza, professionalità e competenza sono la vera leva della competitività.

“Alle nuove generazioni toccherà l’arduo compito di ripensare modelli di produzione, sociali e culturali, ma per fare questo necessitano di un punto di partenza e punti di riferimento.

Questo Tecnopolo può rappresentare l’ambizione di rappresentare quel punto di partenza, quel riferimento.

All’interno di queste mura troverà un terreno fertile per una reciproca contaminazione tra università, imprese, creatività, ricerca e innovazione.

Il Tecnopolo – ha concluso il vicesindaco Ferrari – è un investimento che scommette sul lavoro, aggiunge speranza in una fase in cui c’è bisogno più che mai di ritrovare fiducia nel futuro”.

 

IL MINISTRO DELRIO: “UN MODELLO RIPETIBILE ALTROVE, MA PER AVERE INNOVAZIONE SERVE STRATEGIA. IL PAESE DEVE SAPER INDICARE LE GRANDI VIE DI CAMBIAMENTO SU CUI ORIENTARSI”. SINTESI DI INTERVENTI INAUGURALI E TAVOLA ROTONDA

“L’innovazione deve essere non una vertigine, ma una scelta adottata in un piano strategico. Servono in questo senso ‘autostrade’ su cui muovere l’innovazione, il trasferimento tecnologico dai centri di ricerca alle imprese, per creare nuovo sviluppo e lavoro. Serve perciò fare rete, come ha fatto la Germania, con i suoi centri di trasferimento tecnologico, che ora attraggono intelligenze e risorse anche dall’estero. Con la rete dei Tecnopoli, l’Emilia-Romagna è su questa strada e sta costruendo un modello esportabile altrove. Certo bisogna, nello stesso tempo, che il Paese sappia indicare le grandi vie di cambiamento su cui orientarsi, sappia darsi una visione di sistema. Una volta indicate le prospettive, il cambiamento è possibile e le infrastrutture, come quella che consegniamo oggi alla città di Reggio Emilia, si creano di conseguenza”.

Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Graziano Delrio, già sindaco di Reggio Emilia, intervenuto stamani alla tavola rotonda “Innovazione, ricerca, conoscenza: le chiavi di sviluppo dei territori”, moderata da Gianni Riotta, editorialista de La Stampa e docente alla Princeton University, evento che ha inaugurato il Tecnopolo di Reggio Emilia. La struttura è stata realizzata nel riqualificato capannone 19 delle storiche Officine Meccaniche Reggiane, nate nel 1904, per un secolo motore dell’economia, del lavoro e dell’innovazione della città e del Paese: nel periodo di massima espansione le Officine furono il quarto insediamento industriale italiano, dopo Fiat, Breda e Ansaldo.

“Credo che quella di Reggio Emilia – ha aggiunto il ministro Delrio – possa essere un’esperienza di successo e ripetibile: a questo progetto Tecnopolo, che è parte fondante del più ampio Parco della creatività, conoscenza e innovazione di Reggio Emilia, hanno creduto tutti gli attori coinvolti: dagli imprenditori all’Università, ai diversi centri di ricerca. Alla base c’è il vedere l’altro come opportunità di scambio e di crescita, non come competizione. Si è compreso il valore, il vantaggio della contaminazione dei saperi, così importante nell’innovazione e nella crescita”, fatto che sarà possibile nel nuovo Parco, che coinvolge quale altra competenza fondamentale i saperi umanistici dell’educazione, che hanno sede nel vicino Centro internazionale Malaguzzi.

“Con l’intelligenza e la fatica di tanti giovani, di persone che hanno capacità e che in questi spazi possono operare insieme – ha detto Delrio – possiamo creare nuova ricchezza e nuovo lavoro. Questo è un luogo magico per noi, per Reggio Emilia: non vogliamo perdere la memoria storica, sociale e di lavoro, che in esso è racchiusa, vogliamo invece rivisitare questa memoria con la nuova economia”.

Sul tema delle risorse, il ministro ha detto: “Non è vero che in Italia i soldi non ci sono: le risorse esistono, ma spesso non vengono investite. Ci vuole a volontà di chiamare a raccolta, indicando nuove chance. L’Italia non può permettersi di sprecare fondi europei. Bisogna ristabilire regole di base di funzionamento, che potremmo definire ‘fattori igienici’, con un grande sforzo collettivo, per sviluppare progetti, competizione, nuovi talenti”.

Delrio ha perciò sottolineato come decisivo, ancor prima delle risorse finanziarie, il tema delle risorse umane: “L’innovazione in Italia si può fare, perché la vera risorsa sono le persone. Quella è l’enorme risorsa da inseguire. Le vere risorse dello sviluppo sono le persone, che siano capaci, brillanti, preparate attraverso una cultura della formazione. A Reggio Emilia questo può diventare realtà: piccole e medie imprese troveranno nel Tecnopolo il loro hub per l’innovazione, che è memoria e nuovo ingegno in questo luogo”.

“Va messa in campo – ha aggiunto il ministro – la cosa a volte oggi più difficile: vincere le paure, compresa quella di sbagliare. Per questo serve coraggio, il coraggio che spesso troviamo nei giovani. Dobbiamo nutrire la nuova consapevolezza per cui se si sbaglia, non finisce il mondo. Per questo dobbiamo assumere la responsabilità di accompagnare coloro che hanno coraggio, coraggio di cambiare, di innovare. Ognuno allora è chiamato a fare la sua parte; la società è chiamata a muoversi in una logica di interrelazione, come ci insegna la fisica quantistica”, dove un elettrone è individuabile in base a un altro elettrone, perché la posizione di un elettrone dipende da quella di un altro elettrone, con cui ha una relazione energetica. “Prendiamo esempio – ha concluso Delrio – dalla fisica, dalla meccanica quantistica: rafforziamo relazioni e legami, vinceremo la paura e potremo farcela”.

Quello di oggi è stato un passaggio di consegne – tra memoria, presente e futuro – di un simbolo e di un patrimonio di Reggio Emilia.

“Reggio Emilia sta facendo la cosa giusta – ha detto infatti Gianni Riotta – Non c’è differenza tra presente, passato e futuro. La riqualificazione di questo spazio lo dimostra anche simbolicamente, fa del Tecnopolo un luogo di innovazione e memoria insieme, potremmo definirlo un museo vivo. L’innovazione in ogni tempo ha le sue difficoltà: fatica, dolore, preoccupazione. Chi ha operato in questo luogo nel passato non era sicuro di riuscire, ma scommetteva, rischiava, aveva coraggio e fiducia. Lo spirito di questo modello è oggi riproponibile, esportabile”.

Ma non senza pari opportunità e pieno accesso alle opportunità di conoscenza e crescita: “L’industria del vetro – ha ricordato Riotta, con un esempio tratto dalla storia – era tramandata in Germania in un limitato ambito sociale. A Venezia tale industria si affermò e divenne dominante, imponendosi nel mondo, perché fu permesso a tutti, con norme adeguate, di poter imparare e lavorare il vetro”. Per Riotta questa è una buona strada, che il Tecnopolo può intraprendere, “senza tralasciare di comprendere le difficoltà di chi non può contare su queste vostre solide basi di partenza”.

Angelo Oreste Andrisano, neorettore dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, che trasferirà tre suoi laboratori nel Tecnopolo reggiano, ha evidenziato l’importanza della rete dei laboratori regionali anche perché “la loro presenza e funzionalità consente di accedere con facilità maggiore ai cluster nazionali” e quindi di accrescere scambi, conoscenze e accedere a nuove risorse: “Un trampolino di lancio anche per accedere a finanziamenti europei di ricerca, in grado di favorire lo sviluppo delle imprese”. Altro aspetto virtuoso del ‘sistema Tecnopolo’ sottolineato dal professor Andrisano è “l’osmosi tra competenze diverse, scientifiche, tecnologiche e umanistiche, che contribuisce, insieme con la vicinanza delle imprese, a creare nuove professionalità”.

Aster è la società consortile tra la Regione Emilia-Romagna, le Università, il Cnr e l’Enea, le Associazioni di categoria e Unioncamere che promuove l’innovazione del sistema produttivo, ed è promotrice della Rete Alta Tecnologia dei Tecnopoli. Il suo direttore Paolo Bonaretti ha ricostruito il cammino che ha portato alla creazione di Aster, iniziato nel 1998, e della rete dei Tecnopoli, per sottolineare che “queste operazioni richiedono indubbiamente un impegno continuo nel tempo, un impegno dell’intera comunità e delle istituzioni”. E ha aggiunto che “importanti progetti possono nascere anche in campo nazionale, ma perché questo avvenga servono driver di rilievo nazionale, grandi ‘traiettorie’ in grado di attrarre investimenti, anche pubblici e di qualità. Un nuovo Rinascimento è possibile, sulla traccia e con quella filosofia che permise di realizzare il nostro storico Rinascimento: creatività, investimento pubblico di qualità, che intervenga là dove altri non intervengono, e rigore formale”.

Prima della tavola rotonda, negli interventi introduttivi, oltre al vicesindaco di Reggio Emilia Ugo Ferrari (vedere intervento integrale allegato), hanno parlato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli e la presidente della Provincia di Reggio Emulai Sonia Masini.

L’assessore Muzzarelli ha detto che il nuovo Tecnopolo di Reggio Emilia “dimostra che la città si può fare e rifare per creare nuove opportunità e nuova impresa” e ha aggiunto che “i Tecnopoli sono la chiave di una strategia per portare al 3% del Pil gli investimenti pubblico-privati in innovazione. Ora serve che chi ha usato bene le risorse dell’Ue sia valorizzato. La rete dei nostri Tecnopoli, che sono pienamente attivi in sedi diverse, deve dialogare ancora di più al suo interno, grazie anche a sedi unitarie come quella che inauguriamo oggi a Reggio Emilia. Come ha detto Romano Prodi, non ci resta che fare meglio quel che già sappiamo fare, nei campi ad esempio della green economy, della meccanica e meccatronica, della cultura, della salute. I Tecnopoli possono aiutarci a fare meglio”.

Per la presidente Masini, “il Tecnopolo è risultato di coesione e volontà comune, nella direzione di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Proseguiamo in questa direzione, con determinazione e fiducia nel futuro”.