martinelli“La creazione degli ospedali di comunità vada di pari passo al necessario cambiamento dell’assistenza territoriale: il riordino della rete ospedaliera, la razionalizzazione per area vasta, la creazione degli ospedali di comunità, sono elementi che da soli, per quanto necessari, non bastano ad aggredire le due vere criticità di una regione caratterizzate da bassa natalità e alta aspettativa di vita: la gestione della cronicità e della multimorbillità nella lunga assistenza e la fragilità delle persone che da economica si trasforma in sociale, psicologica e sanitaria”.

E’ quanto ha affermato Maurizia Martinelli, della segreteria regionale Cisl, nel corso della relazione introduttiva del convegno “Ospedale e territorio verso un nuovo equilibrio” che si è svolto questa mattina a Bologna, presso la sede regionale della Cisl, alla presenza di Carlo Lusenti (assessore regionale alle Politiche per la salute), Daniele Manca (presidente Anci Emilia Romagna), Emilio Sabattini (presidente Conferenza territoriale socio-sanitaria Modena), Pio Serritelli (presidente Federazione Sanità Confcooperative Emilia Romagna) e del segretario nazionale Cisl Pietro Cerrito.

Un intervento ampio che ha toccato vari punti nevralgici del riordino del sistema sanitario regionale, a partire dalla condivisa centralità che dovranno assumere le Case della Salute (la rete di strutture sul territorio esterne all’ospedale dove i cittadini trovane le risposte ai bisogni di assistenza sanitaria e sociale) fino ad arrivare al modello di medicina di iniziativa, che prevede la presa in carico globale dei cittadini, agisce sulla prevenzione ed evita i ricoveri ospedalieri. Una disamina in cui non sono mancate le stoccate, specie all’incerta posizione che hanno assunto molti sindaci: “Non sappiamo mai – ha sottolineato la Martinelli – se ci troveremo i sindaci al fianco dei comitati dei cittadini a difendere questo o quel presidio o, dall’altra parte, a spiegare ai cittadini quali sono le condizioni per dare un servizio migliore alla popolazione sul territorio”. Proprio per ovviare a queste difficolta la Cisl ha chiesto alla Regione Emilia Romagna un luogo di confronto sulla proposta di riordino del sistema sanitario. Difficoltà peraltro non negate dallo stesso presidente dell’Anci Emilia Romagna, Daniele Manca, che tuttavia ha cercato di sottolineare le gravi difficoltà in cui versano i Comuni poiché “i propri sistemi di welfare ormai sono messi a dura prova dall’aumento delle nuove povertà e, soprattutto, delle cronicità”.

Invito della Cisl raccolto a piene mani dallo stesso assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, Carlo Lusenti, quando, nel riprendere le parole del segretario generale della Cisl regionale Giorgio Graziani, ha ribadito l’importanza della concertazione come “uno dei metodi più efficaci da perseguire con coerenza e con costanza, visti anche i risultati che ha prodotto in questa regione” e considerato che “nel cambiamento in atto i diritti dovranno essere coniugati necessariamente con nuovi e diversi bisogni attraverso risposte di sistema”.

E il tema di affrontare le questioni sul tavolo con un approccio di sistema sono state al centro anche delle conclusioni del segretario nazionale della Cisl Pietro Cerrito. Tra i tanti punti toccati, il dirigente nazionale Cisl ha evidenziato come occorra correre ai ripari, visto che, “oltre ai 110 mld impiegati dallo Stato per la sanità, le famiglie italiane ne spendono altri 30 miliardi per curarsi, cifra già ai limiti della sostenibilità”. “Tuttavia – ha proseguito Cerrito – il problema del sistema sanitario non dipende dal costo del personale (circa un terzo del totale e in perfetta linea con le previsioni), quanto piuttosto dalle eccessive spese di funzionamento (un altro terzo del ammontare complessivo) in cui si annidano sprechi e ruberie, considerato che il restante terzo va in beni e servizi”.