“I flussi di nati-mortalità delle imprese evidenziano gli effetti della crisi Covid-19: a marzo 2020 le iscrizioni a Modena scendono del 48,4% rispetto a marzo 2019 e ad aprile il calo arriva al 71,4%; nel complesso del bimestre in esame la riduzione è del 59,2%, al settimo posto assoluto in Italia e a fronte di una media in Emilia-Romagna del 49,1%. Modena, in questa classifica, è dietro alla sola Piacenza che con un calo complessivo del 65,2% è la prima provincia italiana in questa triste graduatoria”. I dati sono stati elaborati dall’Ufficio Studi Lapam Confartigianato e confermano l’allarme riferito agli investimenti (che in regione per il 2020 è previsto in discesa per il 13,1%). “In numeri assoluti – prosegue l’indagine Lapam – si registrano 235 iscrizioni a marzo e appena 116 ad aprile, un totale di 351 nuove iscrizioni a fronte delle 861 dello scorso anno (-510)”.

In calo anche le cessazioni, tanto che il dato complessivo sul bimestre è di un incremento di 65 imprese a fronte del +308 di dodici mesi fa. “Sulle dinamiche demografiche d’impresa influiscono – fa sapere Lapam -, oltre ai fattori economici determinati dalla crisi Covid19, le limitazioni delle attività e dell’accesso agli sportelli del Registro imprese, la posticipata chiusura di imprese in vista di annunciati contributi per le perdite e le cessazioni d’ufficio”.

Ma è ancora più interessante andare a spulciare tra i settori per cogliere quali siano quelli maggiormente colpiti da questo calo di nuove iscrizioni. “Il dato più significativo e preoccupante – spiega Lapam – è quello relativo alle attività manifatturiere che a Modena tra marzo e aprile 2020 hanno registrato un calo di nuove iscrizioni del 73,5% rispetto al 2019. Il dato peggiore (-76,9%) è però nei servizi di informazione e comunicazione, mentre al terzo posto si pongono i servizi di alloggio e ristorazione, precipitati del 66,7%. Ancora – precisa l’associazione tramite l’Ufficio Studi – altre attività che sono calate nelle nuove iscrizioni a Modena e provincia di oltre il 50% sono le costruzioni (altro tasto molto dolente con un -63,2%), l’agricoltura giù del 60,4%, il commercio all’ingrosso e al dettaglio (anche qui un dato previsto ma molto negativo per il 56,8%) e le attività immobiliari, cadute del 56,3%”.