“Ai danni delle attività ricettive del territorio del Frignano si sta consumando un vero e proprio dramma economico – commenta Rete Imprese Italia, ovvero la sigla che riunisce Cna, Confcommercio, Confesercenti e Lapam Confartigianato – ed è urgente adottare quanto prima dei provvedimenti di sostegno straordinari, primo fra tutti quello che consenta alle imprese di posticipare il pagamento dell’acconto IMU del 16 giugno prossimo. Per questo abbiamo scritto una lettera ai sindaci dei Comuni dell’Area del Frignano”.

L’articolo 177 del Decreto Rilancio esclude dal pagamento della prima rata IMU le strutture alberghiere laddove ci sia coincidenza tra proprietà dell’immobile e gestione dell’attività. Proprio attorno al concetto di coincidenza si è sviluppato un intenso dibattito poichè, in presenza di una interpretazione restrittiva della norma, di fatto la gran parte degli hotel rischia di non poter fruire dell’esenzione del pagamento.

“Proprio per scongiurare tale prospettiva, le nostre Associazioni Nazionali hanno sottoposto il tema al Ministero dell’Economia e delle Finanze perché chiarisca, con una risoluzione, la portata effettiva dell’articolo 177 e il suo ambito applicativo – proseguono da Rete Imprese Italia – ad ora, però, ovvero a pochissimi giorni dalla scadenza, dal MEF non è ancora giunta alcuna presa di posizione ufficiale. Allo stesso tempo però siamo a conoscenza di proposte emendative all’art. 177 caldeggiate dalle nostre stesse organizzazioni, che vanno nella direzione da noi auspicata di individuare e allargare in modo univoco l’ambito applicativo e  che il Parlamento sta discutendo nell’iter di conversione del Decreto Rilancio: anche ove dette proposte dovessero essere accolte, entrerebbero però in vigore dopo il 16 giugno, a seguito del definitivo via libera del Parlamento. Riteniamo dunque come Rete Imprese che la questione da affrontare sia la possibilità da parte del gestore dell’hotel o della struttura ricettiva extraalberghiera non proprietario dell’immobile – quindi mero conduttore – di poter usufruire di un credito d’imposta di valore equivalente ai canoni di locazione pagati durante la chiusura per emergenza Covid. Con tale credito d’imposta potrà poi essere chiesta la detrazione delle successive imposte, fino a compensazione dello stesso credito d’imposta”.

Per il comparto ricettivo, colpito pesantemente dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria più di ogni altro settore produttivo, e con prospettive di ritorno alla normalità in tempi non certo brevi, il pagamento, nei termini di legge, dell’acconto, sarebbe un colpo durissimo sul già fragile equilibrio economico-finanziario e in non pochi casi potrebbe determinare la definitiva chiusura dell’attività.

“Siamo consapevoli del fatto che i margini di manovra delle Amministrazioni avrebbero un effetto comunque parziale sul “conto” da pagare, ma il rinvio del pagamento della quota comunale almeno fino al 30 settembre, senza prevedere sanzioni e interessi, costituirebbe un segnale importante nei confronti di una categoria vitale per il territorio montano”, concludono da Rete Imprese Italia.