Un nuovo sito completamente rinnovato nella grafica e nei contenuti per la Casa delle Donne di Modena: su www.lacasadelledonnemodena.it è possibile consultare tutti i servizi offerti dalle diverse associazioni della Casa (Associazione Differenza Maternità; Centro documentazione donna; Casa delle Donne contro la violenza ONLUS; Associazione Donne nel Mondo; UDI – Unione Donne in Italia di Modena; Associazione Gruppo Donne e Giustizia) e sulle iniziative che anche in questo periodo estivo così come durante il lockdown, non si sono mai interrotte.

A un anno di distanza dall’inaugurazione della Casa nei locali di Villa Ombrosa a Modena, le associazioni fanno un bilancio delle attività e degli impatti che l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha avuto sulle varie iniziative e sulla vita delle donne che si rivolgono ad esse.

«Per il Centro antiviolenza in tutto il mese di marzo abbiamo assistito alla “scomparsa” delle donne, il telefono non squillava più, si è passate dalla media di 20-30 donne (nuove) al mese a meno di una decina – fa sapere Rosanna Bartolini, presidente Casa delle Donne contro la violenza Onlus – Abbiamo dovuto riorganizzare tutte le attività di accoglienza tramite telefono e Skype, sostenendo costi straordinari per questo, e per aumentare la probabilità di essere contattate abbiamo esteso a 40 le ore di apertura settimanale. Ora che l’emergenza sta rientrando, stiamo assistendo a un picco di richieste d’aiuto e di segnalazioni da parte di persone vicine alle donne. Ora però dobbiamo trovare soluzioni nuove al problema del lavoro che manca per le donne, soprattutto per le donne che sono uscite dal mercato del lavoro a causa della violenza, oppure perchè donne migranti o vittime di sfruttamento sessuale». Giovanna Zanolini, presidente Associazione Gruppo Donne e Giustizia, sottolinea come il dilagare della pandemia abbia leso alcuni principi fondamentali e primari della nostra carta costituzionale riferibili agli artt. 24 e 111: «C’è stata la sospensione straordinaria di tutti i termini processuali e il rinvio d’ufficio di tutte le udienze legate alle vicende familiari (separazioni, divorzi, affidamento dei minori…) non ritenute urgenti. In questo contesto è stato inoltre dato l’avvio al processo da remoto sul quale si muovono diverse critiche: inadeguatezze funzionali dei mezzi a disposizione, incapacità di supportare adeguatamente la complessità dei procedimenti. A questo si deve aggiungere la limitazione del diritto al contraddittorio e alla trattazione orale del processo che si sostanzia in una vera e propria lesione del diritto di difesa». Simona Minniti di associazione Differenza Maternità racconta come l’associazione abbia dovuto sospendere tutte le attività e soprattutto i corsi di accompagnamento alla nascita e i corsi di massaggio infantile  ma  grazie al contatto telefonico, WhatsApp e videochiamate ha cercato di essere comunque  vicino  alle donne nel percorso  della gestazione incoraggiandole e sostenendole. Stessa cosa per associazione Donne nel mondo che come sottolineano le referenti Zighereda Tesfamariam e Basma Aissa è rimasta vicina a tutte le donne e i loro famigliari a distanza dando dei consigli utili al fine di rispettare le disposizioni in atto o anche semplicemente per fare una chiacchierata telefonica amichevole. «Abbiamo divulgato in diverse lingue le norme vigenti per il coronavirus. Inoltre, abbiamo fornito supporto telefonico ad alcuni genitori immigrati nell’uso delle diverse piattaforme di didattica a distanza per i loro figli». Per Vittorina Maestroni, presidente Centro documentazione donna, gli effetti della pandemia sulle attività culturali hanno messo in  evidenza alcune criticità già note del sistema culturale italiano:  precarizzazione del lavoro, cronica scarsità di fondi, carenza  legislativa e di tutela, mancanza di visione e rappresentanza nel  discorso pubblico. «La cultura e i luoghi della cultura sono un presidio di idee, conoscenza, saperi e democrazia in cui le donne (sia come lavoratrici che come utenti) hanno un ruolo importante. Ripensare le attività e i servizi  in formato digitale è stata una sfida, ma bisognerà riconquistare quegli spazi e quei tempi in presenza che sono il presupposto della costruzione di relazioni, per rimetterci in ascolto di voci e pensieri». UDI-Unione donne in Italia di Modena sottolinea il perpetuarsi in questi mesi di emergenza sanitaria del pregiudizio nei confronti delle donne che si muovono fuori dall’ambito della cura, manifesto soprattutto nell’esclusione iniziale delle donne dai comitati di esperti, nell’indugiare anche in fase 2 sulla DAD principalmente ad appannaggio delle madri e nello scommettere fideisticamente sullo smart-working delle donne confondendolo con il lavoro forzatamente da casa. «Doveroso ricordare – dice la presidente Serena Ballista – che moltissime donne continuano a essere attive nella società civile, a partire da noi, che in questi mesi, nonostante le difficoltà e la gratuità del nostro impegno, abbiamo continuato a occuparci di femminicidio, asili nido e servizi per l’infanzia 0-6, molestie sessuali nei luoghi di lavoro, IVG, azioni di solidarietà e molto altro ancora».