In Emilia-Romagna si stima che nel 2019 il 39,6% degli internauti emiliano-romagnoli che ha ordinato o comprato merci e/o servizi per uso privato su internet ha generato una spesa di 3.392 milioni di euro, pari al 10% del totale nazionale, lo rileva l’ufficio Studi Lapam che però approfondisce i dati nell’era Covid 19.

A livello nazionale si calcola che nel trimestre marzo-maggio 2020, dunque in piena emergenza, le vendite in rete ai consumatori finali sono salite del 31,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in valore assoluto pari a 1.937 milioni di euro. Sulla base di tali tendenze in Emilia-Romagna nei tre mesi in esame il valore delle vendite attraverso il canale dell’e-commerce è incrementato di 194 milioni di euro mentre a livello provinciale, grazie ai dati dalla survey condotta nelle scorse settimane dall’ufficio studi Lapam sulle imprese associate in provincia di Modena, si riscontra che quasi il 60% delle imprese intervistate ha implementato l’utilizzo di una o più tecnologie digitali, pari a quasi 27 mila imprese in tutta la provincia. Tenuto conto che il valore dell’e-commerce generato dagli e-shoppers della provincia di Modena pesa sul valore aggiunto regionale per il 17,3%, possiamo stimare che l’incremento tra marzo e maggio per la provincia si avvicini ad un valore aggiunto di 34 milioni €.

L’indagine dell’ufficio studi Lapam, a livello regionale, conferma che nel corso dell’emergenza sanitaria le micro e piccole imprese emiliano-romagnole hanno significativamente aumentato l’utilizzo del canale digitale per relazionarsi con clienti e fornitori. Secondo l’ultima survey Lapam ‘Effetti del coronavirus sulle MPI emiliano-romagnole’ si riscontra che il 57,3% delle imprese intervistate ha implementato l’utilizzo di una o più tecnologie digitali tra le quali sito web, social network, piattaforme di videoconferenze, formazione on-line ed e-commerce, percentuale che a Modena sale, come detto, al 59,8%. In particolare a Modena il 78,6% di queste imprese ha incrementato l’utilizzo di uno o più strumenti digitali (contro il 70,5% della media regionale), il 40,5% ne ha ampliato le funzionalità e il 28,2% ha introdotto uno o più strumenti digitali, non presenti in azienda prima della crisi da coronavirus.