ROMA (ITALPRESS) – Il vero distanziamento sociale? Quello di 3,5 milioni di famiglie italiane, che non avendo nemmeno uno smartphone, durante il lockdown, hanno vissuto gravi difficoltà e, di fatto, sono rimaste tecnologicamente isolate. L’unica conseguenza positiva del Covid-19 è stata la fortissima accelerazione impressa all’alfabetizzazione digitale del Paese: spaventati dalla malattia, costretti a coabitare 24 ore su 24, a doversi dividere gli spazi e gli schemi domestici, gli italiani hanno scoperto che senza una buona connessione ad internet nessuna attività era più possibile. E hanno reagito velocemente: nuovi device, nuove connessioni e più veloci, nuove abitudini di fruizione. E’ quanto emerge dal terzo Rapporto Auditel-Censis “L’Italia post lockdown: la nuova normalità digitale delle famiglie italiane” presentato oggi a Roma. Sono quasi tre milioni e mezzo le famiglie italiane che non dispongono di collegamento ad internet e che quindi sono state impossibilitate a svolgere qualsiasi tipo di attività online; ma sono solo 300.000 le famiglie in cui c’è almeno un occupato o uno studente che risultano prive del collegamento; a fronte di una media Italia del 55,0% di famiglie che dispongono della banda larga su rete fissa, questa è presente nel 77% delle famiglie che si collocano nella fascia alta e medio-alta e solo nel 19,8% di quelle con livello socioeconomico basso; sono quasi 6 milioni le famiglie che si collegano al web solo con smartphone e, conseguentemente, non possono garantire la qualità delle loro prestazioni a distanza: nel 76,9% delle famiglie di livello socioeconomico basso non è presente in casa neppure un pc fisso o portatile o un tablet collegato a internet, quota che è del 10,2% tra quelle di livello socioeconomico alto.
“Il vero distanziamento sociale è stato per circa 3,5 milioni di famiglie che per questione di accessibilità alla rete o di disponibilità di device digitali, non hanno avuto la possibilità di essere integrate all’interno di un sistema che si è basato a livello di interazione esclusivamente sulla accessibilità. Per il resto delle famiglie, che sono oltre 15 milioni, è stata un’occasione straordinaria per accrescere le competenze tecnologiche, è stata una grandissima sperimentazione di massa che ha consentito di dotarli di tutte le capacità di cui hanno bisogno per interagire con i media digitali”, ha detto Andrea Imperiali, presidente di Auditel, sottolineando come il terzo Rapporto Auditel-Censis sia stata una occasione unica di indagine sociale.
“Durante il lockdown gli italiani hanno mostrato la loro capacità di adattamento, e in milioni si sono esercitati, molti per la prima volta, ad utilizzare le nuove tecnologie nel lavoro, nello studio, negli acquisti, negli ascolti di contenuti audio e video, compiendo un grande balzo in avanti sulla strada della modernità. Oggi, di fronte alle nuove restrizioni che ci aspettano, siamo profondamente cambiati e più pronti a utilizzare il digitale per vivere la vita normale”, ha affermato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita. Per Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Editoria, si tratta di un Rapporto che testimonia chiaramente come siano “cambiati i tempi, come l’accesso al digitale si sia modificato e ci indica quali sono le decisioni che dobbiamo prendere per fare in modo di accorciare qualsiasi divario digitale e per aumentare le competenze digitale dei cittadini e avere dei servizi digitali sia nella Pubblica amministrazione che nell’apparato produttivo che siano all’altezza dei problemi che abbiamo di fronte. Del resto – ha aggiunto Martella – una parte importante delle risorse del Recovery Fund serviranno anche per fare in modo che la modernizzazione digitale accompagni la trasformazione del nostro Paese”.
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