Domenica 6 febbraio i gestori delle piscine faranno ciò che mai è stato fatto: una chiusura per sciopero. Una protesta senza precedenti annunciata a livello nazionale dal Coordinamento dei gestori a cui hanno aderito il Coordinamento regionale Piscine ER e i maggiori gestori di impianti natatori della nostra provincia come Cooper NUOTO s.c.s.d., Kinema Srl e Nuova Sportiva S.S.D. a R.L.

 

Uno sciopero che – lo rivelano i tre gestori autori di una nota congiunta – ha il sapore amaro di un’ingiustizia scatenata sì dalla pandemia, ma che rivela la sostanziale noncuranza del nostro Paese per lo sport di base e che avrà effetti devastanti sulle persone.

Dopo 10 mesi di chiusura su 23 di pandemia, costi ingenti, restrizioni, limitazioni e mancati guadagni ora incombe sui gestori delle piscine la spada di Damocle del “caro bollette” con aumenti fino al 100%. Un male comune a molti altri settori colpiti dalla crisi pandemica, ma rispetto al quale i gestori vedono delle sostanziali differenze in virtù delle quali chiedono la solidarietà degli amministratori locali e degli utenti.

«Tutti i settori si lamentano per chiusure, protocolli e aumento delle tariffe, ma il nostro settore è differente – spiegano i rappresentati delle tre società che hanno in gestione i maggiori impianti della provincia e non solo. Gestiamo impianti in concessione pubblica e forniamo un servizio essenziale di carattere anche sociale che le amministrazioni locali non sono più in grado di svolgere o svolgerebbero a costi molto superiori. Siamo vincolati da contratti che prevedono tariffe imposte e obblighi di apertura a cui non possiamo sottrarci quindi mentre un albergatore o un ristoratore può decidere di chiudere o aumentare i prezzi per affrontare la crisi, noi siamo tenuti a non farlo per legge. A nostra garanzia c’è solo l’obbligo di riequilibrio economico-finanziario a cui sono tenuti, sempre per legge, gli enti locali proprietari degli impianti, che però il più delle volte non hanno le risorse economiche per adempiere al loro dovere lasciando che siano i gestori ad assorbire le perdite». Un esempio è la piscina Gattalupa ancora chiusa per diversi problemi legati alla proprietà a cui potrebbero far seguito altri impianti qualora i gestori si trovassero costretti a restituire le chiavi degli impianti ai comuni lasciando persone e territori senza la possibilità di fare sport a scapito della salute e della socialità di grandi e piccoli oltre che degli agonisti.

«Se a questo quadro – precisano – aggiungiamo che la maggior parte delle gestioni di impianti sono svolte da soggetti di carattere associativo: società, associazioni o enti di promozione sportiva come le nostre, che hanno investito mettendo a rischio del capitale senza una finalità di lucro, si può comprendere che non è a rischio solo un settore, ma il tessuto associativo sportivo e il benessere di migliaia di utenti, dipendenti e collaboratori».

Uno sciopero che per i gestori reggiani è quindi a tutela di queste categorie così come degli enti locali proprietari degli impianti. Il destinatario delle richieste degli scioperanti regionali e nazionali è dunque il Governo al quale il Coordinamento Nazionale Gestori Piscine chiede: 150 milioni di euro distribuiti con criteri semplici ed equi, l’estensione dell’Ecobonus 110% agli impianti natatori, i contributi del MISE previsti per gli impianti energivori (che oggi non comprendono le piscine) a cui aggiungono un nuovo Bonus Piscine richiesto alla Regione Emilia-Romagna e la disponibilità dei Comuni a provvedere quanto prima al riequilibrio dei Piani Economici Finanziari che stanno alla base delle convenzioni sottoscritte.