Quanto incide l’artigianato a Reggio Emilia? L’analisi dell’ufficio studi LapamSenza le imprese artigiane, Reggio Emilia perderebbe il 37,6% del totale delle attività presenti sul territorio. È quanto emerge da un’analisi effettuata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato sull’incidenza dell’artigianato reggiano.

Reggio Emilia è la prima provincia in Italia nella classifica nazionale per peso dell’artigianato sull’intera platea di realtà produttive che operano sul territorio. Nel 2022 con 1.377 iscrizioni il contributo dell’artigianato alla rigenerazione del sistema produttivo è di due nuove attività su cinque. Gli occupati – dipendenti e indipendenti – dell’artigianato reggiano sono 38mila, il 71% lavora in imprese artigiane con meno di 9 addetti, il 26% in imprese con 10-49 addetti e il 2,6% con 50 o più addetti. Di questi, il 48,3% sono lavoratori indipendenti. In 10 anni, la presenza di imprese a carattere artigiano si è assottiglia: rispetto al 2012, quando erano 20.704, nel 2022 ne contiamo 18.541, circa due mila in meno. Se non ci fossero gli artigiani, 98mila abitazioni rimarrebbero senza la manutenzione delle 9.189 imprese artigiane dell’edilizia e installazione di impianti. Nei magazzini delle imprese di produzione e alle porte di negozi ed uffici rimarrebbero le merci non più gestite dalle 700 imprese artigiane dell’autotrasporto. Il parco auto di 353mila veicoli circolanti in provincia rimarrebbe senza 675 autoriparatori artigiani.

«Si tratta solo di alcune rappresentazioni di ciò che potrebbe accadere nella nostra regione senza le competenze artigiane – ha specificato Gilberto Luppi, presidente generale Lapam Confartigianato -. Questi esempi fanno capire l’importanza del lavoro artigiano. Non soltanto perché garantiscono qualità, competenza e servizio. Ma anche perché gli artigiani insegnano un lavoro: la formazione sul campo fatta dagli artigiani ai neoassunti è una semina quotidiana, da cui l’intero comparto potrebbe risorgere, grazie anche ai 21mila giovani modenesi che si sono appena diplomati in istituti tecnico-professionali e che, con le loro competenze, potrebbero diventare a loro volta gli imprenditori artigiani del domani».