«Il salario minimo fissato per legge in maniera uguale per tutti è una proposta semplicistica che non solo non risolverebbe il problema del lavoro povero, ma lo aggraverebbe». Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato, esprime il suo parere contrario sulla proposta di un salario minimo legale fissato a 9 euro lordi all’ora, al centro delle discussioni politiche del momento in Italia. «Si tratta di una proposta che mette sullo stesso piano i contratti pirata con i contratti di qualità – prosegue il presidente Luppi –, ignorando che nel nostro Paese il contenuto protettivo dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative è fra i migliori del mondo». Da una ricerca dall’ufficio studi Lapam Confartigianato, come anche di ADPT, il trattamento economico complessivo orario medio a oggi nel nostro paese è di 10,29 euro, superiore, quindi, ai 9 euro lordi proposti da alcune formazioni politiche.

«Il salario minimo imposto dalla legge avrebbe come inevitabile conseguenza la fuga dalla contrattazione collettiva da parte delle imprese, con effetti negativi sia sulle tutele che sullo stesso livello dei salari. Inoltre, porrebbe inevitabilmente il tema della sua indicizzazione, evocando l’inizio di una nuova scala mobile. Occorre entrare nel merito delle diverse disposizioni contrattuali per non affrontare la questione in modo superficiale. Nell’artigianato e nelle piccole imprese – conclude Gilberto Luppi – la contrattazione collettiva è lo strumento che ha consentito di individuare soluzioni su misura per le esigenze organizzative e di flessibilità delle imprese, assicurando, nel contempo, importanti tutele collettive ai lavoratori, anche attraverso il proprio consolidato sistema di bilateralità».