Lo sappiamo: uno dei lavori che tradizionalmente, almeno in Italia, rientra in quegli accordi non ufficializzati è il lavoro domestico, babysitter compresa. Eppure il ruolo della babysitter, seppur di carattere prettamente personale e nel tempo anche affettivo, rientra a pieno titolo in un un rapporto di lavoro regolamentato obbligatoriamente da contratto. L’unico aspetto da non considerare, essendo un datore di lavoro privato, è quello fiscale e quindi non si parla di sostituto d’imposta.

Registrare la babysitter all’Inps, e quindi avviare un contratto di lavoro regolare, è semplice: è sufficiente rivolgersi ad un patronato, contattare il call center Inps oppure il portale Inps andando nella sezione: Contratti e rapporti di lavoro, Lavoro domestico, Formalizzare l’assunzione di un lavoratore domestico. Quest’anno la retribuzione minima prevista per legge è pari a 6 euro e 99 centesimi all’ora, ma è prevista una maggiorazione relativa ai bambini di età inferiore ai 6 anni è pari a 79 centesimi all’ora. Esiste poi l’alternativa del Libretto famiglia, un libretto nominativo prefinanziato e richiedibile sempre all’Inps, composto da titoli di pagamento del valore nominale di 10 euro, finalizzati a pagare le attività lavorative di durata non superiore a un’ora. Alternativa ulteriore è di affidarsi ad un’agenzia specializzata che si occuperà anche degli aspetti economici oltre che dell’assunzione.

Non bisogna dimenticare che stabilire con la babysitter un rapporto di lavoro in maniera corretta, avrà come conseguenza una maggior tranquillità, e quindi serenità, per entrambe le parti. Infatti, il genitore eviterà sanzioni amministrative e civili, mentre la babysitter potrà usufruire di numerose prestazioni assicurative e pensionistiche, indennità di disoccupazione, indennità di maternità, pensione di anzianità, diritto alla tredicesima e così via.

Per formalizzare la collaborazione è utile per prima cosa sottoscrivere una lettera di assunzione, da firmare in duplice copia, una per la famiglia e una per la babysitter. Bisogna indicare il luogo di residenza del genitore/datore e della babysitter, la data di inizio del rapporto di lavoro (e fine nel caso di assunzione a tempo determinato), le mansioni babysitter e livello di inquadramento, la retribuzione e l’orario di lavoro, l’indicazione del riposo settimanale, il luogo di svolgimento dell’attività lavorativa, il periodo di ferie e eventualmente l’obbligo alla trasferta (se si vuole portare la babysitter in vacanza), oltre che la durata del periodo di prova.

La famiglia, per iniziare il contratto di lavoro, deve anche avere una copia del documento della babysitter e del suo codice fiscale. Se si sta per assumere una babysitter straniera è obbligatorio avere il suo permesso di soggiorno. Se la tata è una ragazza con età compresa tra i 16 e i 18 anni, serve anche il certificato di idoneità al lavoro rilasciato dall’ASL di zona e una dichiarazione in cui i genitori acconsentono a che la babysitter dorma a casa della famiglia (babysitter convivente) o che lavori presso quel determinato indirizzo (babysitter a ore).

Mettere in regola la babysitter è senza dubbio una scelta che, definendo la custodia dei bambini anche da un punto di vista formale, mette al riparo le due parti per il futuro.