In tredici anni, dal 2011 al 2023, sono 550 mila i giovani italiani di 18-34 anni emigrati all’estero in cerca di lavoro o per qualificarsi ulteriormente negli studi e trovare fortuna oltre i confini nazionali. Al netto dei rientri, il dato è pari a 377 mila. E si stima che al capitale umano perso per sempre nel nostro Paese corrisponda a un valore di 134 miliardi di euro, una cifra calcolata in difetto se si considera la sottovalutazione dei dati ufficiali. Un fenomeno che colpisce anche il Nord e il Centro Italia, con gli under 40 diminuiti dal 2002 al 2024 di 2,1 milioni. E nel Nord Italia ben il 35% dei giovani residenti si dice pronto a trasferirsi all’estero.
I dati sono contenuti nell’ultimo Rapporto elaborato dalla Fondazione Nord Est e presentato al Cnel nei giorni scorsi.
“Il problema riguarda anche l’Emilia-Romagna – spiega il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua, che riporta il quadro di fondo su questo argomento contenuto nell’ultimo Rapporto Migrantes, che si basa sui dati delle iscrizioni all’Aire del 2021. “Il 53,7% (poco più di 45mila persone) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio lo ha fatto partendo dal Settentrione d’Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud. La Lombardia (con incidenza del 19,0% sul totale) è al primo posto, poi il Veneto (11,7%), la Sicilia (9,3%) e l’Emilia-Romagna (8,3%)”.
“Da anni la nostra regione figura ai primi posti della classifica delle regioni da cui si parte di più verso i Paesi esteri. Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio è andato in Europa, il 14,7% in America (soprattutto America latina, il 61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. Un emiliano espatriato su sette (25.295 persone) vive in Argentina. Ma ci sono anche 13.648 emiliani residenti in Brasile e altri 8.470 negli Stati Uniti. Dunque, il tema non è da sottovalutare o, peggio, dimenticare, quando si parla di politiche attive del lavoro, di formazione e qualificazione del personale e incrocio domanda e offerta di lavoro”: commenta ancora Tullia Bevilacqua.
In generale, l’emigrazione all’estero che caratterizza l’Emilia-Romagna è di tipo “qualificato”, parliamo — dice ancora il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna — di un’emigrazione fatta di studiosi, ricercatori, e professionisti specializzati e di alto livello che vanno all’estero. Sono persone che possono competere su tutti i mercati del lavoro molto qualificati. Risorse umane e professionali che perdiamo per sempre. E il dato in aumento di chi espatria, anche dalla nostra regione, deve essere integrato dalle cifre di altre categorie, come per esempio gli italiani nati all’estero da genitori italiani emigrati o gli stranieri diventati italiani che decidono di abbandonare per sempre il nostro Paese. Incidendo negativamente sul saldo demografico della nostra regione e del nostro Paese”.
Che fare dunque per interrompere questa tendenza?
“Nel 2023 è stata approvata in Regione una legge che mira all’attrazione e alla valorizzazione dei giovani talenti in Emilia-Romagna. Una legge che ha l’obiettivo di contribuire alla competitività del sistema emiliano-romagnolo e che si rivolge sia a chi vive già qui, sia a chi vorrebbe trasferirvisi, anche rientrando dall’estero. In generale il problema della fuga dei giovani all’estero si incrocia con la critica e cronica carenza di personale per le imprese, i giovani mancano nel sistema della PA e mancheranno sempre di più nel tessuto produttivo dei nostri territori e del nostro Paese, anche in Emilia-Romagna. A distanza di due anni dall’approvazione della nuova legge crediamo che si possa discutere dai risultati che ha effettivamente prodotto nel mercato del lavoro e della ricerca, discutendone in seno al Patto regionale per il lavoro, magari con un apposito focus, un Tavolo ad hoc. Ci risulta che non tutti i giovani conoscano nel dettaglio le opportunità che la legge regionale 2/2023 offre, dunque si potrebbe pubblicizzarla meglio in tutte le province dell’ Emilia-Romagna coinvolgendo mondo delle imprese, dell’università, della scuola e della ricerca. Insomma, dobbiamo affrontare il problema e, se possibile, provare a risolverlo. Senza dimenticare il tema del costo del lavoro e dei salari. Tolta la ricerca di professionalità altamente qualificate, molte imprese cercano – in realtà – forza lavoro a basso prezzo. Con tutte le storture (lavoro nero e grigio) che questa modalità porta al sistema. E come sindacato non possiamo tollerarlo”: conclude il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna Tullia Bevilacqua.