In Emilia-Romagna arrivano i custodi digitali: pediatri, educatori, bibliotecari, ma anche genitori consapevoli delle conseguenze di un cattivo uso dei dispositivi digitali da parte dei loro figli e figlie.

Con l’obiettivo di arrivare a una nuova cultura del digitale che promuova il benessere e la salute di bambine, bambini e adolescenti. E poi docenti ed educatori specificamente formati su questi temi.

La Regione vuol far riscoprire la bellezza della socialità non filtrata da uno schermo, anche attraverso giornate di disintossicazione dai cellulari sui territori. Ogni mese, sarà proposta una giornata senza schermi nei Comuni dell’Emilia-Romagna, con attività gratuite per favorire l’incontro e la socializzazione per bambini, ragazzi, famiglie e adulti. Per riscoprire l’altro e valorizzare spazi pubblici.

E una grande operazione di sensibilizzazione della Regione sui rischi collegati all’uso non controllato dei dispositivi, che si articolerà su due canali: una campagna informativa sui mezzi di comunicazione e una serie di incontri rivolti a genitori e famiglie con esperti del settore.

Dopo la prima edizione degli Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Emilia-Romagna che ha riunito a Bologna, tra il 22 maggio e il 6 giugno, docenti, medici, psicoterapeuti, scrittori e professionisti, la Regione Emilia-Romagna presenta il suo piano operativo.

Le attività in programma nei prossimi mesi sono state illustrate oggi dall’assessora al Welfare, Terzo settore, Politiche per l’infanzia e Scuola, Isabella Conti, nel corso di una conferenza stampa.

“È urgente promuovere una nuova cultura del digitale per proteggere la salute dei più giovani e accompagnarli verso un uso consapevole della tecnologia- ha spiegato Conti-. I dati ci dicono che in quindici anni tra i giovani i disturbi alimentari sono cresciuti del 400%, quelli d’ansia del 286%, l’autolesionismo del 170%. Senza contare che un bambino su tre sviluppa miopia precoce a causa degli schermi. Dobbiamo agire ora. Vogliamo coinvolgere gli attori educativi del nostro territorio affinché trasferiscano messaggi su buone pratiche da perseguire e comportamenti dannosi da evitare per promuovere la salute dei minori, in un mondo sempre più popolato da strumenti digitali invasivi. Pediatri, Educatori, operatori di nidi, scuole dell’infanzia, scuole e biblioteche diventeranno così dei custodi digitali dotati delle competenze necessarie a consigliare famiglie e ragazzi. Le famiglie poi potranno fare rete, perché insieme si vince la pressione del mercato. In collaborazione con la professoressa Lucangeli stiamo poi lavorando a corsi di formazione innovativi per gli insegnanti, che consentano loro di promuovere il benessere degli studenti. Siamo infatti convinti che l’educazione in questo ambito sia molto più efficace di un semplice divieto”.

L’assessora ha concluso ricordando che serve la responsabilità delle istituzioni a tutti i livelli: “Chi genera danni paga. È tempo che le piattaforme restituiscano qualcosa ai nostri territori tramite una tassazione più equa, che contribuisca a sostenere i costi sanitari e sociali che alcuni social media producono. Chiediamo infine al legislatore, anche a livello di europeo di introdurre il controllo dell’età obbligatorio su siti pornografici e di gioco”.

Il programma di educazione digitale

L’assessorato sta predisponendo un programma regionale di educazione digitale affinché genitori e famiglie siano consapevoli delle conseguenze di abitudini potenzialmente dannose per la salute dei bambini, come l’utilizzo degli schermi nei primi anni di vita. La divulgazione avverrà sulla base di ricerche scientifiche coerenti con le indicazioni della Società Italiana di Pediatria.

Il programma prevede tre distinti progetti: Custodi digitali, Patti digitali e formazione specialistica per il mondo della scuola.

Custodi Digitali è un programma nazionale per l’educazione digitale familiare, promosso dall’Associazione Media Educazione Comunità e lanciato nel 2020, rivolto a pediatri, educatori e genitori. Mira a favorire il benessere psicologico del bambino dal punto di vista cognitivo, emotivo e relazionale rispetto all’utilizzo dei media digitali con il coinvolgimento di tutti gli attori educativi del territorio. Oltre ad aderire a questo piano formativo la Regione Emilia-Romagna ha deciso di estenderlo con il coinvolgimento dei bibliotecari, in particolare quelli che operano negli spazi per ragazzi. L’attività avrà inizio quest’anno e si protrarrà fino al 2028.

Si stima che nel triennio 2026-2028 prenderanno parte alla formazione circa 3600 operatori. Una rete capillare costituita da un 35% di professionisti sanitari – tra cui pediatri e operatori dei consultori e dei punti nascita – da un 55% di professionisti del sociale (coordinatori pedagogici, educatori di nidi e scuole d’infanzia, coordinatori dei servizi sociali) e per il restante 10% di bibliotecari.

Il secondo programma nazionale è chiamato Patti digitali ed è caratterizzato principalmente dall’impegno dei genitori che si uniscono per promuovere un uso più sano del digitale. La Regione intende promuovere la nascita e lo sviluppo di Patti digitali di comunità: gli Stati generali hanno per esempio confermato che molti bambini ricevono lo smartphone per emulare i compagni di classe. I genitori spesso si adeguano per evitare che i loro figli siano tagliati fuori dalle dinamiche di gruppo. Ma se i genitori si mettono d’accordo collettivamente sull’età di consegna degli smartphone ai preadolescenti, o sul loro accesso ai social, la pressione cala e si apre uno spazio per un dialogo tra famiglie.

Il terzo punto, infine, coinvolge direttamente il mondo della scuola. La Regione, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale, intende avviare un progetto sperimentale per coinvolgere insegnanti e dirigenti dell’Emilia-Romagna avvalendosi della professoressa Daniela Lucangeli. L’obiettivo è rafforzare le competenze di docenti ed educatori per rispondere ai bisogni emergenti di bambini e ragazzi nei diversi momenti dello sviluppo: dall’apprendimento cooperativo nella primaria, alla costruzione dell’identità in adolescenza. Il percorso integra neuroscienze, pedagogia e didattica per innovare le pratiche educative.

Il progetto B612.infinito ideato dalla prof.ssa Lucangeli è un percorso di alta formazione riconosciuto dal ministero, ideato dalla professoressa insieme a Mind4Children e Fondazione Erickson.

Le azioni previste includono incontri, laboratori pratici, accompagnamento professionale e attivazione di reti territoriali per costruire una scuola capace di promuovere benessere e incoraggiare il corpo docente a rispondere ai bisogni di ciascun bambino e adolescente, valorizzandone il potenziale. La sperimentazione, la cui partecipazione è volontaria, prenderà il via a ottobre e coinvolgerà 750 insegnanti di una decina di istituti comprensivi.

Alcuni dei contenuti: cura dell’attenzione e del sonno

È provato di come i dispositivi digitali riducano la capacità di attenzione prolungata e il pensiero critico. Sempre più bambini e adolescenti vivono in frammentazione cognitiva continua. Per questo è necessaria una pedagogia dell’attenzione: nelle scuole, negli spazi pubblici, in famiglia. Un ritorno al pensiero profondo, non distratto dalle notifiche, grazie a spazi progettati per stimolare la concentrazione.

La Regione intende poi promuovere una cultura del sonno, darsi l’obiettivo di inserire l’educazione al sonno nei piani educativi scolastici e sanitari. Questo perché ritmi scolastici coerenti, educazione al riposo nei percorsi per genitori e docenti servono a contrastare fenomeni in forte crescita come aumento di ansia, disturbi alimentari, autolesionismo, testimoniati dagli studi scientifici.