La transizione green è già una realtà nelle attività del territorio e lo testimoniano i dati di un’analisi effettuata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato. Nel corso del 2024 in provincia di Reggio Emilia il 27,7% delle imprese dell’industria e servizi ha fatto investimenti green, ben al di sopra della media regionale (25,9%) e nazionale (24,7%). Purtroppo il trend di investimenti ha visto una lieve flessione nell’ultimo anno rispetto alla media dei 5 anni precedenti (-2,1 punti nel reggiano, -4,2 punti a livello nazionale) a causa della difficoltà ad accedere al credito e a causa del clima di incertezza che non favorisce nuovi investimenti.
In aggiunta, per valorizzare al massimo gli investimenti fatti e integrarli in azienda serve accompagnarli con formazione specifica per il personale. A Reggio Emilia il 28,1% delle imprese con dipendenti infatti ha effettuato nel 2024 corsi di formazione nell’ambito della transizione green e sostenibilità ambientale. Il personale con competenze specifiche per accompagnare la transizione green dell’impresa è difficile da assumere in un caso su due (52,8% media regionale), problema che va ad accentuare la già elevata difficoltà per le imprese di reperire operai specializzati, da cui l’importanza di un’adeguata preparazione dei pochi candidati disponibili.
È stato proprio per ribadire questa attenzione alla sostenibilità da parte delle imprese del territorio che Lapam Confartigianato ha presentato pubblicamente alla cittadinanza il suo Bilancio di Sostenibilità 2024. È stato Michele Dorigatti, fondatore della Scuola di Economia Civile e docente di etica economica, l’ospite dell’iniziativa pubblica promossa dall’associazione datoriale. Davanti a una platea di circa una settantina di persone, Dorigatti ha incentrato il suo intervento sul valore di comunicare quella che si definisce “arte” dell’essere imprenditori. «L’aspetto da sottolineare in occasioni come questa – ha esordito Dorigatti – è la ragione per cui è importante, oltre che necessario e strategico, comunicare quanto si è sostenibili. Voi siete imprenditori del fare e quindi siete abituati prima ad agire rispetto a comunicare. Oggi, nella società della conoscenza, è importante focalizzare per “rendere conto” agli altri, un fattore decisamente molto più importante che il semplice informare. Adriano Olivetti, a metà degli anni ’50, affermò che: “L’impresa non è solamente un interesse privato, ma è un bene comune”. Se questo è vero, viene naturale il passaggio successivo che è quello di rendere conto alla comunità e di ottenere conto dalla comunità stessa degli impatti che l’attività produce non solo all’interno dell’impresa ma anche nel territorio in cui è localizzata. A maggior ragione, le micro, piccole e medie imprese sono le imprese della comunità. È per questo che bisogna avviarsi alla rendicontazione sociale. Le imprese e gli imprenditori migliorano il mondo offrendo lavoro e soddisfacendo i bisogni delle persone. L’imprenditore è uno che risponde a una vocazione: quello dell’imprenditore non è un mestiere, ma una “nobile vocazione”, come l’ha definita Papa Francesco nel 2022».
Tra i relatori dell’iniziativa anche Carlo Piccinato, coordinatore del team transizione ecologica di Confartigianato Nazionale, che ha approfittato del momento per spiegare il progetto ConfESG lanciato dall’associazione a livello nazionale. «Le norme UE prevedono che le grandi corporation – ha spiegato Piccinato – sono obbligate a dimostrare la loro sostenibilità, testimoniando la funzione economica, governativa e sociale che l’imprenditore ha. Le piccole imprese non sono obbligate a fare ciò, però l’Efreg stabilisce un modello, il Vsme, anche per le micro e piccole imprese. La grande impresa, che invece ha un obbligo di rendicontazione, chiederà ai suoi fornitori di dimostrare la loro funzione sociale, economica e di governance. Ecco perché Confartigianato si pone l’obiettivo di dare una mano ai nostri imprenditori nel testimoniare il loro impegno nella sostenibilità».