“La laurea ce la siamo sudata, voi ce l’avete negata”.
È la frase che in questi giorni riassume il senso di frustrazione e abbandono di centinaia di educatori ed educatrici. Persone che hanno completato un percorso universitario serio e coerente, e che oggi si trovano escluse da ciò per cui si sono formate.

“Una situazione che la Cisl Scuola Emilia Centrale segue fin dall’inizio insieme alla segreteria confederale e sulla quale continua ad intervenire con determinazione. Oggi non solo ribadiamo la necessità di una sanatoria ministeriale in tempi rapidi per questi professionisti. Oggi diciamo forte e chiaro che Cisl Scuola è e sarà al fianco di queste lavoratrici e lavoratori. Anche nelle sedi legali, se necessario. Perché il rispetto del percorso formativo e della dignità professionale non può essere oggetto di interpretazione. È un diritto. E va difeso”, commenta Ciro Fiore, segretario generale aggiunto della categoria.

LE TAPPE DELLA VICENDA
Tra il 2017 e il 2019, oltre 350 studenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia hanno conseguito la laurea in Scienze dell’Educazione (L-19), convinti – a ragione – che fosse abilitante per lavorare nei servizi per l’infanzia. L’introduzione del DM 65/2017, sopraggiunta mentre i corsi erano in corso o appena terminati, ha però cambiato tutto, imponendo requisiti aggiuntivi che l’Ateneo non era ancora in grado di offrire.

Chi si è laureato in quegli anni si ritrova con un titolo “non più valido”. Una mail, inviata a distanza di anni, informa che servono nuovi esami, una tesi, e un contributo economico per sanare un percorso che era, all’epoca, pienamente conforme. Il tutto mentre molte di queste persone lavorano già nei nidi, con anni di servizio alle spalle.

 

“IL VALORE DELLA LAUREA? DIPENDE DAL CODICE POSTALE”
“Cisl Scuola Emilia Centrale ritiene inaccettabile che siano i laureati a pagare per un vuoto normativo e istituzionale. Quella laurea era un diritto, non un favore. Chiedere ora agli educatori di reimmatricolarsi, a proprie spese, per colmare lacune di sistema, rappresenta una grave distorsione giuridica. È una violazione del principio di legittimo affidamento e un colpo alla dignità professionale di chi ha agito sempre nel rispetto delle regole”, prosegue Fiore, segnalando anche un altro elemento decisivo: “La gravissima disparità che si sta consumando tra territori. In molte regioni, quegli stessi titoli sono stati riconosciuti, altrove no. Non si può accettare che il valore di una laurea dipenda dal codice di avviamento postale. Il diritto al lavoro deve valere ovunque allo stesso modo”.

Ecco perché Cisl Scuola sostiene la necessità di una sanatoria risolutiva, costruita con buon senso e responsabilità, che metta fine a questo contenzioso e tuteli tanto gli interessi individuali quanto quelli collettivi.
La Ministra Bernini ha dichiarato di essere al lavoro in tale direzione, che è l’unica possibile per “riconoscere con equilibrio e giustizia il valore del percorso di studi compiuto e restituisce serenità a chi, in questi anni, ha lavorato con professionalità nei servizi educativi”, conclude Fiore.