Nella recente intervista a margine della visita al centro di ricerca ENEA al Brasimone dei Ministri Urso e Pichetto Fratin, l’Assessore Colla si è dimostrato possibilista rispetto al ritorno del nucleare nel nostro Paese. Pur rimanendo cauto sulle tempistiche e ribadendo la necessità di sicurezza e di un confronto politico sul tema, il nostro Vicepresidente ha elogiato il centro di ricerca e le ricadute positive sul territorio in termini di rigenerazione e sviluppo.

Avremmo voluto lo stesso endorsement quando sono stati presentati i due progetti di eolico offshore – a cui, lo ricordiamo, la Regione si è mostrata inizialmente piuttosto fredda – perché anche questi impianti garantiscono energia a basso costo, posti di lavoro e sviluppo locale.

Ha fatto bene il Vicepresidente ad evidenziare la necessità di aspettare dalla ricerca risultati certi, perché al momento i piccoli reattori nucleari a fissione sono solo un progetto, non si sa se diventeranno mai realtà e se saranno applicabili su larga scala con costi contenuti, e soprattutto non si sa se saranno sicuri come si dice.

Concordiamo sull’importanza della ricerca e ci auguriamo che dal centro di ricerca ENEA possano uscire nuove tecnologie applicabili alla medicina nucleare, ma prima di entusiasmarci per i piccoli reattori modulabili per la produzione di energia non possiamo ignorare i dati che ci arrivano dalle sperimentazioni in corso.

Il recente rapporto “SMall Modular Reactors – Still Too Expensive, Too Slow and Too Risky” pubblicato dall’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) afferma infatti che «Nonostante le affermazioni dei sostenitori e dell’industria, i piccoli reattori modulari (SMR) sono ancora troppo costosi, troppo lenti da costruire e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili». Un recente progetto di NuScale e Utah Associated Municipal Power Systems (UAMPS) ha visto aumentare le stime dei costi dell’energia che verrà prodotta dai loro reattori da 55 dollari al MWh a 89 dollari al MWh, che potrebbero diventare 102 al 2030, nonostante il ridimensionamento del progetto da 12 a 6 piccoli reattori.

Oltre al costo, il nucleare ha  ancora troppe incognite e troppi nodi tecnici da sciogliere prima di diventare una tecnologia applicabile. Viceversa, ad essere già testate e funzionanti sono le tecnologie per la produzione di rinnovabili implementabili fin da subito come ci chiede la transizione energetica.

Investire in un rilancio del nucleare come se fosse la soluzione del problema sottrae quindi energie e risorse preziose per l’adozione di un piano serio e concreto per la costruzione di una infrastruttura di produzione e distribuzione di energia da fonti rinnovalibili adeguata alle potenzialità e alle necessità del nostro Paese.

“La transizione energetica non è più rinviabile. Rinnovabili ed efficientamento energetico sono gli elementi a cui puntare. Chi fantastica su altro sta facendo perdere al Paese tempo prezioso che non abbiamo” conclude Legambiente.