Oltre 35mila cittadini emiliano-romagnoli risiedono in comuni totalmente privi di sportelli bancari, e più della metà di loro ha perso l’accesso al servizio nell’ultimo decennio. A questi si sommano ulteriori 214mila residenti che vivono in territori serviti da un solo sportello, con un incremento di oltre 17mila persone nell’ultimo anno: segnale inequivocabile della progressiva rarefazione della rete bancaria.

Non meno preoccupanti sono le ripercussioni sul tessuto produttivo regionale: 2.400 imprese operano in comuni privi di sportelli, e altre 15mila in aree dove è presente un’unica filiale, a testimonianza di un indebolimento delle condizioni minime di accesso al credito e ai servizi finanziari.

Pur mantenendo una percentuale di comuni desertificati (8,2%) inferiore alla media nazionale, l’Emilia Romagna non è immune da rischi: su 303 comuni, 27 risultano completamente desertificati e altri 70 contano un solo sportello, delineando uno scenario in cui oltre un quinto dei comuni potrebbe, in assenza di interventi strutturali, scivolare verso un’ulteriore emarginazione finanziaria.

La dinamica nazionale conferma la gravità del fenomeno: nei primi sei mesi del 2025 sono stati chiusi 261 sportelli e 34 nuovi comuni si sono aggiunti alla mappa della desertificazione. “Sebbene la digitalizzazione dei servizi bancari avanzi con ritmo sostenuto, essa non può sostituire in modo inclusivo la presenza fisica sul territorio, soprattutto nei piccoli centri e tra le fasce più anziane della popolazione, dove l’home banking resta poco diffuso”, sottolinea Stefano Manzi, segretario generale dei bancari (First) Cisl Emilia Romagna.

“In questo contesto – continua il leader regionale della First -, l’Emilia Romagna si distingue per una tenuta relativa, favorita dalla storica presenza della cooperazione di credito e da un radicamento territoriale che ha saputo, in alcuni casi, attenuare l’impatto delle chiusure. Il ruolo delle banche di Credito cooperativo (Bcc) si rivela qui ambivalente: da un lato partecipano, seppur marginalmente, al trend di razionalizzazione; dall’altro, conservano una presenza capillare e, in taluni contesti, offrono un presidio attivo contro la desertificazione bancaria”.

“Tuttavia, quello della desertificazione bancaria, resta un fenomeno grave che continueremo a monitorare costantemente con particolare attenzione, e non solo per intervenire in caso di tensioni occupazionali o forzata mobilità territoriale, ma anche per essere pronti a schierarci con le comunità montane e le fasce più fragili della popolazione, le più colpite dell’abbandono dei territori da parte di chi eroga servizi di primaria importanza. Anche per questo – conclude Manzi – ci impegniamo quotidianamente attraverso l’osservatorio, i convegni che organizziamo e la contrattazione decentrata nelle aziende creditizie”.