Il valore aggiunto, indicatore della ricchezza prodotta dalle attività economiche in un territorio, ammonta a 335 milioni di euro nel 2022 nei 7 comuni montani reggiani, pari al 2,5% del valore prodotto a livello provinciale, con un valore aggiunto per addetto di 42.906 euro, inferiore di 25 mila euro rispetto al valore medio provinciale (67.601 euro).
Lo rileva l’ufficio studi Lapam Confartigianato elaborando gli ultimi dati Istat disponibili aggiornati al 2022. Tra i comuni montani si osserva un minor valore aggiunto per addetto a Casina (36.013 euro), Ventasso (36.464 euro) e Villa Minozzo (36.509 euro), mentre valori più elevati si osservano a Toano (47.935 euro), Vetto (48.616 euro) e Carpineti (50.048 euro). In quattro anni (dal 2015 al 2019) il valore aggiunto complessivamente creato sul territorio è cresciuto nonostante il diminuire del numero di imprese presenti, passando dai 34.316 euro del 2015 ai 37.549 euro del 2019, con un +9,4% (superiore al +8,9% medio provinciale) e con un conseguente aumento della retribuzione media del +4,8% (è il +1,3% in provincia). Nel 2020, a causa della pandemia, il valore aggiunto nei comuni montani ha registrato sull’anno precedente un -8,8% a fronte di un meno accentuato -6,1% segnato a livello provinciale. Durante l’anno più nero della pandemia da Covid-19, la maggior resilienza del territorio montano, legata probabilmente a un’economia che si basa su catene del valore più brevi e territoriali, ha permesso di limitare la diminuzione del valore aggiunto per addetto. Nel 2021 il valore aggiunto è tornato a crescere, registrando rispetto all’anno precedente un +18,2% in provincia di Reggio Emilia e un +16,8% nei comuni dell’Appennino. Grazie a questo rimbalzo il valore aggiunto provinciale recupera e supera anche i livelli del 2019 con un +11,1%, mentre i comuni montani segnano un +6,5%. La crescita continua nel 2022 (+12,1% in provincia e +10,4% in appennino rispetto all’anno precedente) e il valore aggiunto si mantiene al di sopra dei livelli del 2019 (+24,5% a Reggio Emilia e +17,5% in montagna).
L’analisi dell’ufficio studi Lapam Confartigianato ha toccato anche l’aspetto del turismo montano. Nella provincia reggiana circa il 16% dei turisti pernotta in montagna. Nel 2024 si sono registrate 121 mila presenze nei comuni montani, il 13,1% in più dell’anno precedente. Vengono così recuperati i livelli del 2019, ultimo anno di normale afflusso turistico pre pandemia (+2,8% 2024 su 2019, in controtendenza con il -8,7% provinciale). L’appennino ha comunque affrontato meglio del restante territorio la crisi pandemica, infatti il calo del flusso turistico si è fermato a un -32,1% nel primo anno di pandemia (contro il -49,8% della provincia di Reggio Emilia). Questo calo più moderato è in parte dovuto al fatto che la montagna reggiana è frequentata prevalentemente da connazionali, limitandosi ad ospitare stranieri solo nell’8,2% dei pernotti. Questo è un fattore positivo dato che la componente straniera è quella che ha subito le limitazioni più drastiche negli ultimi anni (benché in montagna si osservi un +7,2% di pernotti stranieri nel 2024 rispetto al pre crisi, a fronte di un -6,4% medio provinciale).
«I dati confermano una volta di più quanto le aree montane rappresentino un patrimonio economico e sociale strategico per il nostro territorio – affermano da Lapam Confartigianato –. Nonostante un valore aggiunto per addetto inferiore alla media provinciale, i comuni dell’Appennino reggiano hanno mostrato una sorprendente capacità di resilienza, riuscendo a contenere gli effetti delle crisi meglio del resto della provincia e tornando rapidamente a crescere. È un segnale chiaro: investire nella montagna non è solo una scelta di coesione territoriale, ma anche una leva per lo sviluppo sostenibile. Serve ora un impegno più deciso delle istituzioni per sostenere le imprese che operano in questi contesti, valorizzare il turismo di prossimità e potenziare infrastrutture materiali e digitali. La montagna non deve considerarsi come un’area marginale, ma una risorsa su cui investire, come indicato anche dal Disegno di legge “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane”, che si pone come finalità primaria il riconoscimento e la promozione dello sviluppo delle zone montane. Il ddl che verrà approvato pensiamo sia un passo importante nella direzione del mantenimento e degli investimenti nelle zone montane».