Riclassificazione dei comuni “montani”, si alza il primo “cartellino rosso” contro il taglio previsto dalla legge “Calderoli”. Nella giornata di oggi la Commissione politiche per la Montagna della Conferenza delle Regioni, in vista della Conferenza Unificata di domani, ha esaminato il provvedimento che rideterminerebbe i criteri di classificazione montana dei comuni.
Come noto, il decreto porterebbe alla cancellazione di circa il 36% degli attuali comuni montani; percentuale che, per l’Emilia-Romagna, salirebbe a oltre il 41%: dai 121 Comuni attualmente classificati come montani si passerebbe infatti a 71. In apertura di Commissione proprio l’Emilia-Romagna, rappresentata dall’assessore competente per delega, Davide Baruffi, ha espresso immediatamente il totale dissenso della Regione e la ferma indisponibilità a dare l’intesa su un provvedimento così concepito.
“Parliamo di un decreto profondamente sbagliato che contrappone l’Appennino alle Alpi, spaccando il Paese, le Regioni e i Comuni- ha spiegato Baruffi-. In questa versione, non avrà certo il parere favorevole della Regione Emilia-Romagna. Nel momento in cui siamo tutti impegnati a destinare maggiori risorse alla montagna e a sostenere strategie che incentivino i Comuni a lavorare insieme, di tutto si sentiva il bisogno tranne che di un atto del Governo di questo genere. Il Ministro ci ripensi e si tolga il punto dalla discussione della Conferenza Unificata di domani o non ci sarà alcuna intesa. Più in generale, l’invito è quello a votare pagina perché, così come formulata, la proposta è irricevibile”.
Analoghe considerazioni sono state svolte da tutte le altre Regioni appenniniche, senza distinzione di colore politico, con la determinazione finale, unanime, di chiedere il rinvio del provvedimento per un nuovo esame.
“Peraltro- ha commentato Baruffi a margine dell’incontro- i testi sono stati trasmessi solo nella giornata di ieri e non si è messa la Conferenza neppure nella possibilità di avanzare una controproposta. L’unica cosa che abbiamo potuto verificare è che i numeri che avevamo paventato sono quelli corretti: qualcuno ci aveva accusato di allarmismo preventivo mentre oggi trovano conferma esatta la previsioni più pessimistiche”.



