“Il potere dell’amore nell’epoca della globalizzazione”, che si terrà sabato 24 aprile 2010 ore 10 al Palazzo Europa (via Emilia Ovest 101 – Modena), è un titolo paradossale per un convegno: unisce due parole – “potere” e “amore” – che oggi difficilmente sembrano essere coniugabili. Con questo paradosso il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari vuole far riflettere sul fatto che l’amore, contrariamente a come viene oggi comunemente compreso e rappresentato come qualcosa di meramente romantico, limitato in spazi sempre più privati, è caratterizzato invece da specifiche “potenze”, capacità, possibilità che eccedono il mero sentimentalismo.
La sfida del convegno, al quale porteranno contributi alcuni esponenti di prestigio internazionale del mondo delle scienze sociali e umanistiche, è quella di mostrare la complessità di questo simbolo, specialmente laddove può significare qualcosa di non meramente regressivo.
Il convegno “Il potere dell’amore nell’epoca della globalizzazione” fa parte di una serie di iniziative promosse dal Centro Ferrari in occasione del 75° anniversario della morta di Francesco Luigi Ferrari (Modena, 1889 – Parigi, 1933), protagonista, in senso democratico e antifascista, della scena politica, sociale e culturale italiana ed europea nei primi decenni del Novecento. L’iniziativa è gratuita, aperta a tutti gli interessati. Per info: Centro Ferrari – tel 059334537.
L’appuntamento di sabato è organizzato in tre sessioni. Alle 9,30 dopo i saluti dell’arcivescovo mons. Atonio Lanfranchi, del presidente del Centro Ferrari Gianpietro Cavazza e del vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Massimo Giusti, presenterà i lavori Riccardo Grandini, professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Bologna, coordinatore scientifico del convegno. Nella prima sessione, intitolata “Le culture (alla prova) dell’Amore”, è stato chiesto a Luce Irigaray (filosofa e psicanalista), a Giuseppe Fornari (filosofo) e a Piero Coda (teologo), di riflettere sul significato contemporaneo che l’amore ha nelle delle diverse culture che vengono sempre più a intrecciarsi. La seconda sessione, intitolata “Inflazioni e deflazioni dell’amore: le ambivalenti potenze di un simbolo culturale”, è dedicata a come l’amore abiti la sfera privata e quella pubblica delle nostre società occidentali: Jean-Claude Kaufmann (sociologo), Silvano Petrosino (filosofo) e Francesco Botturi (filosofo), rifletteranno su come e perché l’amore, compreso come simbolo di intimità e affettività interpersonale, oltrepassa i confini della “Domus” e dalla “Familia” per accedere a quelli della Communitas, della Societas e dell’Ecclesia. Nella terza sessione, dal titolo “Amore-Caritas e progresso sociale”, viene invece affrontato il tema della Civiltà dell’amore con Stefano Zamagni (economista), Margaret Archer (sociologa) e Pierpaolo Donati (sociologo) che cercheranno di chiarire come il simbolismo dell’amore possa essere tradotto/trasportato dentro la società, quasi come fosse un meta-simbolo capace di orientare ogni altro codice di comunicazione (l’utile, il potere, il diritto, la verità, l’arte, etc.) in modo tale da orientarlo al bene delle persone e delle relazioni sociali.
«La storia ci insegna, ma soprattutto ce lo testimoniano persone come Francesco Luigi Ferrari, che certi ostacoli, certi momenti critici sono superabili soltanto con un gesto d’amore per l’altro – spiega il presidente del Centro culturale F.L. Ferrari, Gianpietro Cavazza –. La stessa Repubblica italiana nata dalla nuova Costituzione è stata fondata con un gesto di generosità, in molti casi pagato con la vita, di quanti hanno combattuto per la libertà. Molti conflitti ancora presenti nel mondo potrebbero essere superati se ci fosse un segno d’amore da parte di uno dei contendenti. Amore: non come abbandono delle proprie idee, o demagogia, o compromesso, o buonismo, ma come realtà che genera qualcosa di veramente nuovo».
Per Cavazza «è tutt’altro fuori luogo il fatto che il Centro Ferrari, che notoriamente affronta tematiche legate alla cultura, alla politica, alla storia e all’economia, abbia deciso di porre l’attenzione su un tema tanto importante quanto delicato. Non possono passare inosservate le strumentalizzazioni – sia a livello delle relazioni interpersonali sia a livello delle relazioni politiche – che di questa parola possono essere fatte. Se, come qualcuno ci ha insegnato, la politica è una forma alta di servizio, nel nostro caso di amore, risulta oltremodo importante fermarsi un attimo a riflettere sulle diverse rappresentazioni che questo termine può avere».