vinoUna impronta digitale che dal terreno passa attraverso la vite, all’uva ed infine al vino. E’ così che si può immaginare il percorso che intraprendono le sostanze che vanno a caratterizzare in maniera unica e definitiva un vino.

E’ seguendo questo percorso che i ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, in partnership con la Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario di San Michele all’Adige e con il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari ICQRF, stanno mettendo a punto un modello per la tracciabilità dei prodotti oggetto del loro studio: i vini dei Consorzi dei Lambruschi Modenesi e dello Spumante TRENTO DOC.

Tracciabilità dei prodotti alimentari e tutela del consumatore: è a questi traguardi che punta il progetto di ricerca denominato “New Analytical Methodologies for Geographical and Varietal Traceability of Oenological Products”, avviato nel luglio 2011 con il sostegno e il finanziamento di un consorzio di tredici fondazioni italiane, nell’ambito della piattaforma AGER – Agroalimentare e Ricerca, che punta a proporre un modello scientifico in grado di riassumere il legame fra territorio e alimento e a individuare strumenti per riconoscere i prodotti alimentari in maniera certa e garantita.

Si può capire l’origine geografica o la varietà di un alimento dalla sua composizione? E’ possibile dare certezza ai consumatori che ciò che stanno bevendo o mangiando proviene effettivamente da un certo territorio?

Secondo i ricercatori modenesi-trentini è possibile e di questi temi si discuterà mercoledì 13 febbraio 2013 durante una giornata aperta al mondo scientifico e agli esperti della produzione agroalimentare dal titolo “Dalla terra al vino: il legame tra prodotto e territorio”. Ospitata a partire dalle ore 9.00 presso la Sala Leonelli della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura (via Ganaceto 134) di Modena, l’iniziativa offrirà l’occasione per conoscere e discutere in merito ai risultati finora ottenuti dalle ricerche ad un anno e mezzo dall’inizio del progetto nonché delle importanti ricadute in termini scientifici e soprattutto commerciali di questi studi.

“Gli obiettivi di medio termine del progetto – ha precisato il coordinatore della ricerca prof. Andrea Marchetti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – sono stati in larga parte raggiunti e i dati preliminari confermano come lo sviluppo di modelli basati su criteri oggettivi in grado di descrivere il legame territoriale di alimenti sia una possibilità concreta capace di descrivere i processi della filiera produttiva. Capire l’origine geografica o la varietà di un alimento dalla sua composizione è sicuramente possibile. Esistono tecniche analitiche il cui principio di misura consente di determinare un fingerprint caratteristico del prodotto in questione: una sorta di carta di identità identificativa dell’alimento.”

La metodologia seguita dai ricercatori modenesi e trentini è basata sulla analisi chimica (metalli, isotopi radiogenici e stabili e metaboliti organici) e molecolare (analisi del DNA) dei prodotti enologici.

“Diverse – ha precisato il prof. Andrea Marchetti – sono le tecniche che possono essere utilizzate: la distribuzione isotopica degli elementi leggeri, il profilo degli elementi minerali, il profilo proteico o quello dei polifenoli, la composizione zuccherina, ecc. Tuttavia, tutte queste grandezze sono, chi più e chi meno, influenzate da diverse variabili tra le quali quelle meteo-climatiche impongono un continuo aggiornamento dei dati caratteristici. Nondimeno, complementare agli isotopi leggeri, il settore di ricerca ad oggi maggiormente innovativo è quello degli isotopi di elementi “pesanti”. La vite, come tutte le piante, assorbe dal terreno le sostanze minerali per il proprio metabolismo. Pertanto, è possibile individuare una impronta digitale che dal terreno si trasferisce prima alla vite, poi al grappolo e infine al vino. In questo modo la tracciabilità scientifica dell’origine geografica diventa valorizzazione dell’economia reale e del territorio oltre che tutela del consumatore. La conoscenza e la capacità di innovazione sono da sempre il motore strategico per la crescita della società; quindi, occorre saper comunicare su base scientifica il nostro savoir-faire.”

Il programma

Dopo i saluti di Maurizio Torreggiani, Presidente della Camera di Commercio di Modena, e di Gian Domenico Tomei, Assessore all’Agricoltura della Provincia di Modena, si apriranno i lavori con gli interventi di Pierluigi Sciolette, Presidente Consorzio Lambruschi Modenesi che parlerà de “L’importanza della denominazione DOP per il Lambrusco”, seguito da Alberto Ventura, Servizio Produzioni Percorso Qualità Regione Emilia-Romagna, che interverrà su “Indicazioni geografiche e marchi collettivi: la ricerca e la certificazione”. Si continuerà con il contributo del prof. Andrea Marchetti dell’ Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia che si intratterrà su “Dalla terra al vino: il legame tra prodotto e territorio”. A seguire Federica Camin della Fondazione Edmund Mach illustrerà parte delle ricerche, parlando di “Isotopi stabili di bioelementi nelle filiere dei Lambruschi modenesi e del Trentodoc”, seguita da Caterina Durante dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia che parlerà di “Determinazione di isotopi di elementi pesanti nelle filiere dei Lambruschi modenesi e del Trentodoc”. A conclusione interverrà Rita Bacchella, referente AGER Fondazione Cariplo, su “La piattaforma AGER: prospettive future”.