moscheaUn tema di grande attualità, che sta dividendo l’opinione dei nostri cittadini e occupa spazio sia sui giornali o sulle trasmissioni televisive o con manifestazioni per le strade della nostra città, è il tanto dibattuto luogo di culto o moschea che dovrebbe sorgere a Sassuolo. Questo grande tema per la complessità ha diviso anche i cittadini sassolesi di opinioni diverse. Lo scontro che va oltre a un semplice si o no da parte della giunta, si è portato sul versante culturale e sociale della nostra città, uno scontro culturale tra culture molto diverse tra loro in cerca di un dialogo. Come cattolico, mi sono posto varie riflessioni su questo tema, essendo anche un cittadino di Sassuolo. La voce della Chiesa e del suo magistero, a partire dal concilio vaticano II è molto chiara in termini di libertà religiosa e del diritto di ogni confessione presente sul territorio italiano, ma in generale nel mondo sopratutto in quei paesi dove i credenti, di ogni religione fanno a fatica a esprimere un loro Credo.

Penso che questa espressione di vita e culturale sia un diritto per tutte le persone e risiede in quella libertà che ogni essere vivente ha il diritto di avere. Si sa benissimo quanto le parrocchie della nostra città lavorino in termini di accoglienza e quante opere di bene verso, italiani o stranieri, senza distinzione di razza, per ciò il problema non è quello dell’accoglienza o delle opere di bene. La questione fondamentale in questo momento, a mio avviso è il dialogo tra parti diverse. Le leggi italiane a cominciare dalla costituzione e i diritti fondamentali dell’uomo, sono i primi ad essere chiamati in causa, se su questi non c’è dialogo da entrambi le parti la questione purtroppo non può esistere, come non può esistere una contrapposizione di una lettura ideologica di queste, da una parte il rispetto dell’altro inteso come essere umano e dall’altro il rispetto di uno stato e dei sui cittadini e della loro cultura.

Penso all’altro come il prossimo ma senza perdere la mia identità di fede e di cultura. Queste non possono creare fratture all’interno della società e nel vissuto quotidiano. Senza dialogo svestito da ogni discorso di ideologia che non porta mai a niente e diffidenza verso l’altro sicuramente alimenta solo delle contrapposizioni e provocano tensioni inutili all’interno della comunità. Una comunità che deve mettersi sul cammino del dialogo, per capirsi e confrontandosi sulle tematiche attuali e che i problemi di ogni giorno ci interrogano che vanno oltre a un luogo di culto, imparare a dialogare significa non svendersi all’altro ma ci porta sulla strada dell’altro. Imparare a camminare insieme, non è facile ma bisogna provarci per un bene comune, per noi e per il futuro delle nuove generazioni, che per primi cominciano a capire cosa vuol dire integrazione e vivere di fianco all’altro.

Per ciò concludo che senza dialogo tra parti diverse ci si chiude in quella indifferenza verso il prossimo che porta solo allo scontro, ma in ultima battuta, non c’è dialogo se da entrambi le parti non ci sono quei valori condivisi e fondamentali sull’essere umano, di una città e di un paese. Abbattere quei muri di paura di entrambi, per lasciare spazio alla solidarietà vera attrice della nostra società, come più volte Benedetto XVI ha ribadito.

(Iotti Marco)