Giovedì 29 aprile, la Fondazione CR Carpi ha dato il via al massiccio potenziamento del capitale arboreo e arbustivo del grande parco naturale a Santa Croce di Carpi. Entro la primavera del prossimo anno verranno messe a dimora 6.000 nuove piante che, sommandosi alle specie già presenti, andranno a creare, a pochi passi dal centro urbano, un ampio polmone verde, di mitigazione ambientale e di vita nel verde, da 10.000 esemplari vegetali.
“È con grande gioia che procediamo oggi alla posa del primo albero nel parco di Santa Croce – annuncia il presidente della Fondazione CR Carpi, Corrado Faglioni. Si tratta di un carpino, simbolo della Città di Carpi e presenza importante dello stemma araldico della nostra Fondazione. È il gesto simbolico con il quale iniziano i lavori di piantumazione che porteranno il grande parco a una dotazione complessiva di circa 10.000 alberi. Un momento emozionante – sottolinea il presidente Faglioni – che segnerà non solo l’avvio della creazione di un polmone verde per la città ma anche del progetto parco che offrirà momenti ricreativi, di benessere e didattici, oltre a occasioni per fare sport e in generale per vivere all’aria aperta avvolti nel verde rigoglioso. Lo definirei un laboratorio a cielo aperto dove il principale “maestro” sarà la natura e noi tutti cercheremo di essere attenti scolari in ascolto dei messaggi che la biodiversità del parco ci porterà. Stiamo iniziando a scrivere tutti insieme il primo capitolo del parco – conclude il presidente della Fondazione -… ne scriveremo tanti altri entusiasmanti.”
Completati nei giorni scorsi sia l’iter di selezione degli incarichi che i tracciamenti georeferenziati con posizionamento di picchetti identificativi per le piantumazioni, si è quindi proceduto alla posa della prima di 6.000 nuove alberature. Un carpino, la cui leggenda vuole complice della nascita della città Carpi, dopo che Astolfo, re dei longobardi, solito alla caccia con il suo fedele falcone, lo ritrovò, a seguito di uno smarrimento durato giorni, appollaiato su uno dei suoi grandi rami. Avendo fatto voto di fondare una città se lo avesse rinvenuto, decise di rispettare il giuramento chiamando la città “Carpi” dal nome dell’albero sul quale aveva ritrovato il fidato rapace.
L’avvio della forestazione e riqualificazione del parco è stata anche l’occasione per comunicare i risultati definitivi dello studio che la Fondazione CR Carpi ha commissionato all’Istituto IBE-CNR per analizzare e monitorare l’azione fitodepurativa del capitale vegetale già presente nel parco. Attraverso l’applicazione di un modello ecofisiologico (iTree Eco) per la stima del sequestro della CO2 e degli inquinanti (gassosi e polveri) dall’atmosfera, combinando informazioni biometriche della pianta con dati ambientali, il team di BioEconomia guidato dalla dottoressa Rita Baraldi ha rilevato la particolare impronta ecologica del grande parco a Santa Croce e come questo, con le sue attuali piante appartenenti a una settantina di specie diverse, ogni anno, sia in grado di sequestrare dall’atmosfera 187 tonnellate di anidride carbonica, uno dei principali gas serra che partecipa all’innalzamento delle temperature, oltre evidenziare l’importante funzione depurativa di rimuovere 672 kg di inquinanti ambientali e di mitigare l’equivalente della CO2 emessa da 171 auto e l’equivalente dell’emissione di particolato di 700 auto. Nella biomassa del parco (radici, tronco, rami e foglie) gli studi dimostrano inoltre come, dalla sua messa a dimora a oggi, il verde abbia assorbito quasi 3.000 tonnellate di anidride carbonica e il robusto potenziamento avviato dalla Fondazione non potrà che aumentarne significativamente le capacità.
A partire da oggi, i lavori si concentreranno sulla forestazione, nella zona Est del parco, di un folto querco-carpineto, bosco tipico della pianura padana, costituito principalmente dal carpino bianco (Carpinus betulus), dalla farnia (Quercus robur), oltre a olmi, aceri campestri e ciliegi selvatici, specie vegetali che tendono a formare tra loro un profondo legame di interdipendenza, costituendo appunto i cosiddetti boschi di pianura “querco-carpineti planiziali” che anticamente ricoprivano l’intera pianura padana prima che l’antropizzazione ne sancisse la drastica riduzione. Il folto bosco, tra via Mulini e Traversa San Giorgio, in prossimità della rotonda, vedrà la messa a dimora di oltre 680 nuovi esemplari, tra piante ad alto fusto e arbusti. Mentre ulteriori 120 specie arboree e arbustive saranno destinate alla schermatura dell’area industriale su via Mulini e al prolungamento del grande filare dei platani fino a farlo congiungere al filare dei tigli in fondo all’ampia distesa verde.
Da settembre 2021, si procederà con la piantumazione di ulteriori 4.000 piante. In questa fase i lavori si svilupperanno sulla robusta riforestazione di aree alberate già in essere e sul dare forma a un teatro naturale esterno di verzura, oltre alla piantumazione di un ampio assortimento di piante da frutto, tra alto fusto, cespugli, varietà antiche tipiche del territorio (piantata carpigiana), arbusti rustici e ornamentali. Sempre in questa fase, si procederà con la piantumazione di un fitto bosco, espandendo i confini dell’attuale parco, nell’area retrostante al momento destinata a coltivazione, con circa 200 piante fornite dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito del programma regionale di riforestazione. Durante la primavera del prossimo anno, prima della riapertura del parco, sono in programma il rimboschimento dell’area destinata al parcheggio e al centro accoglienza con oltre 1.100 piante, tra alto fusto, alberi rustici e arbusti ornamentali; e il completamento dell’area orti, con la messa a dimora oltre 500 piante aromatiche officinali e piccoli frutti. A protezione del canale d’irrigazione è previsto infine l’incremento della vegetazione acquatica e paludosa.